Redazione

Cosi come promesso è stato piantumato a Mesagne, nella piazzetta Iqbal Masih, un albero per ricordare la morte di Armel Dabrè deceduto in Calabria mentre eseguiva alcuni lavori di manutenzione. I suoi ex educatori e amici lo hanno voluto ricordare piantando un albero. La salma di Armel è ancora presso l’obitorio di Castrovillari in attesa che giungano le autorizzazioni dall’ambasciata di Roma del Burkina Faso per il suo rientro in Patria. Il fratello di Armel, Fabrice, ha inviato alla comunità di Mesagne, e in particolare ai suoi ex educatori, un messaggio di ringraziamento per quanto è stato fatto per loro dopo l’arrivo in Italia.

Com’è tristemente noto il giovane, che lavorava con un contratto non a termine, ma a tempo indeterminato per conto di un’impresa esterna del Brindisino, la Cmv, specializzata nelle costruzioni di carpenteria metallica e del montaggio e manutenzione degli impianti, impegnata appunto in un intervento di riqualificazione della centrale, sarebbe precipitato da un ponteggio cadendo su un nastro trasportatore: un volo e un impatto terribili che non gli hanno lasciato scampo, ed è deceduto praticamente sul colpo. La procura di Castrovillari ha ovviamente aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, al momento non è dato sapere se e quanti soggetti siano stati iscritti nel registro degli indagati, e l’inchiesta dovrà stabilire se l’incidente sia stato determinato dalle violazioni delle norme di sicurezza nel cantiere.

Intanto, il pubblico ministero titolare del fascicolo ha disposto l’autopsia sulla salma di Dabrè, che è stata effettuata lunedì 20 giugno all’obitorio di Castrovillari, dopodiché ha rilasciato il nulla osta restituendola nella disponibilità dei familiari. E per volontà della famiglia la salma di Armel tornerà per il funerale e la sepoltura nel Burkina Faso, a Lengha, nel sud est del Paese, dove vivono la mamma e altri sei fratelli del giovane, che era arrivato a Mesagne ancora minorenne, in fuga dalla fame, dalle guerre e dalle violenze che tormentavano, e tormentano tuttora, la sua terra.

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Venticinque milioni di euro. A tanto ammonta la somma richiedibile da parte dei viaggiatori alle compagnie aeree, per il solo mese di giugno, per via dei pesanti disservizi aerei. Questa è la stima, raccolta dalla claim company, ItaliaRimborso, che, giornalmente, riceve reclami da parte di passeggeri, spesso lasciati da soli in aeroporto per via di un volo cancellato o di un volo in ritardo.

Un trend certamente in crescita nell’ultimo periodo e destinato ad aumentare nel corso dell’estate. Basti pensare che, nel mese di giugno, i disagi aerei sono triplicati rispetto al mese di maggio. Ciò è dovuto ad un aumento consistente dei voli operati da parte delle compagnie aeree, che, anche per via della pandemia, si ritrovano con un personale ridotto, rispetto alle offerte. Si stimava che il comparto aereo e turistico si sarebbe ripreso in maniera graduale nei prossimi quattro anni. Dai dati che emergono, tali studi non corrispondono alla realtà, poiché il turismo ed, in questo caso, i passeggeri aerei sono tornati ad una normalità che è andata oltre ogni aspettativa.

Ecco quindi che i disservizi aerei possono essere dietro l’angolo, considerando che luglio e agosto sono i mesi preferiti dagli italiani per partire. Il più dei casi, infatti, la responsabilità ricade proprio sulle compagnie aeree ed i passeggeri si possono rifare sul Regolamento Europeo 261/2004, ottenendo una compensazione pecuniaria che va da 250 a 600 euro. Una sorta di risarcimento richiedibile se il volo in ritardo supera le tre ore, o, se il volo viene cancellato con un preavviso inferiore a 14 giorni.

“Giornalmente – dice Felice D’Angelo, Ceo di ItaliaRimborso – veniamo costantemente contattati da migliaia di passeggeri che ricevono un disservizio aereo per richiedere la nostra assistenza. Ciò che stiamo analizzando in queste settimane è qualcosa che va fuori dal normale. Le compagnie, infatti, spesso, lasciano il viaggiatore solamente con una mail ed il passeggero, così, non si trova preparato, non conoscendo i propri diritti. I 25 milioni di euro richiedibili di risarcimento per i viaggiatori, per il solo mese di giugno, sono la testimonianza dei pesanti disservizi aerei di questi giorni. Ciò che fa rabbia è che solamente il 5% dei viaggiatori è informato dei propri diritti”.

È bene precisare che, in situazioni di sciopero, come le diverse che stanno caratterizzando questi giorni, il passeggero non può richiedere la compensazione pecuniaria, ma, può ottenere il rimborso delle spese sostenute per giungere a destinazione. Tra queste rientrano quelle per il trasporto, le eventuali notti in hotel e pasti.

La voglia di viaggiare è certamente tanta, con i primi rapporti dei passeggeri, che si avvicinano costantemente a quelli del 2019, anno prepandemia. Il rischio, però, è che la domanda sia superiore all’offerta, con le compagnie che procedono con le tante cancellazioni improvvise, protagoniste a scapito di chi desidera passare qualche giornata in relax. Ecco quindi che è consigliato partire conoscendo i propri diritti.

A tal proposito ItaliaRimborso, che assiste i passeggeri gratuitamente, ha messo a disposizione un servizio di assistenza sette giorni su sette. La startup ha predisposto un form sulla home del proprio sito web www.italiarimborso.it, collegato all’innovazione brevettata che prestabilisce se al passeggero spetta o meno la compensazione pecuniaria di 250 euro.

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La guerra in Ucraina con gli insostenibili rincari dei costi del gasolio, delle materie prime e del carrello della spesa hanno aggravato le distorsioni dal campo alla tavola in una situazione in cui per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo. E’ quanto ha affermato Coldiretti Puglia, in occasione dell’incontro sul contrasto al caporalato e all’utilizzo delle risorse del PNRR per il superamento degli insediamenti abusivi.

“È necessario investire sul futuro competitivo delle imprese agricole, percorrendo insieme ai lavoratori l’unica strada possibile della crescita, tenendo conto dello scenario europeo. Occorre rafforzare la catena della legalità in agricoltura, minacciata e indebolita dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne, dove i prodotti agricoli sono pagati sottocosto pochi centesimi”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Sono 100mila gli operai agricoli impiegati nei campi pugliesi che danno vita al 22% delle giornate di lavoro in agricoltura sul totale nazionale – dice Coldiretti Puglia - un mercato del lavoro di grande valenza da tutelare. Non è rinviabile e derogabile l’operazione di trasparenza e di emersione, mettendo a punto un patto di emancipazione dell’intero settore agricolo in grado di distinguere chi oggi opera in condizioni di sfruttamento e di illegalità da chi produce in condizioni di legalità come dimostrano i 38mila immigrati assunti regolarmente in agricoltura.

Vanno tirati fuori dall’invisibilità i migranti che arrivano in Puglia, garantendo condizioni di vita dignitose ad una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy, con Coldiretti che a Foggia ha avviato percorsi di trasparenza e condizioni di vita e lavoro dignitose per i migranti che giungono in Puglia, dai servizi alla persona all’assistenza fiscale, dal trasporto garantito per raggiungere i luoghi di lavoro alla consulenza per le buste paga, fino alle vaccinazioni a beneficio dei migranti che lavorano nei campi presso Casa Sankara Ghetto Out.

“E’ il segnale di un modello di sviluppo dell’agricoltura, fonte di grandi opportunità occupazionali da realizzarsi seguendo la strada della trasparenza, della legalità e delle regole certe. E’ fondamentale mettere le imprese agricole nella condizione di beneficiare realmente del contributo che i lavoratori extracomunitari possono offrire, strappandoli alla condizione di invisibilità”, dice il direttore regionale, Pietro Piccioni.

L’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece necessario – sottolinea Coldiretti Puglia - agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, come il “caporalato bianco” che alimenta la insostenibile competizione tra prodotti italiani e stranieri, agevolati questi ultimi da forme di “dumping sociale e sanitario” che consente di ottenere il miglior prezzo possibile sul mercato. 

Per questo occorre affiancare le norme sulla legalità e sui corretti rapporti di lavoro, anche attraverso una nuova trattativa sul rinnovo dei contratti di lavoro provinciali, all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti. Esiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera favorito anche da pratiche commerciali sleali – insiste Coldiretti Puglia - nonostante il codice etico firmato dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle principali catene della grande distribuzione, che avrebbe dovuto evitare questo fenomeno che spinge a prezzi di aggiudicazione che non coprono neanche i costi di produzione. Necessario tagliare la burocrazia a carico delle imprese per aiutarle a recuperare qualche punto di Pil – incalza Coldiretti Puglia - passando attraverso il pit stop della legge anti caporalato in tempi brevi e certi, uno strumento da non stravolgere, ma certamente da migliorare nelle parti che non hanno funzionato, prevedendo azioni comuni da intraprendere per far incontrare in maniera trasparente domanda e offerta di lavoro in agricoltura.

Il boom delle quotazioni per i prodotti energetici e le materie prime si riflette – sottolinea Coldiretti regionale - sui costi di produzione del cibo ma anche su quelli di confezionamento, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.  Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità.

Una risposta tanto attesa e fortemente voluta da Coldiretti è arrivata con l’approvazione dal Consiglio dei Ministri in via definitiva, dopo il passaggio parlamentare, della direttiva Ue contro le pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare e commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari. Un intervento normativo fortemente sollecitato da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali non venga scaricato sulle imprese agricole.

Con il nuovo provvedimento – riferisce la Coldiretti Puglia – scatta lo stop per 16 pratiche sleali che vanno dal rispetto dei termini di pagamento (non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili) al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste on line al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite fino ai contratti rigorosamente scritti. Si realizza così – precisa la Coldiretti - un percorso virtuoso finalizzato a garantire una equa distribuzione del valore lungo tutta la filiera.

Il decreto contro le pratiche sleali nel commercio alimentare – conclude la Coldiretti Puglia – rappresenta una svolta storica per garantire un giusto prezzo ad agricoltori ed allevatori nel contrasto delle pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, definendo le pratiche commerciali vietate in quanto contrarie ai principi di buona fede e correttezza ed imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte, razionalizzando e rafforzando il quadro giuridico vigente nella direzione della maggiore tutela dei fornitori e degli operatori della filiera agricola e alimentare rispetto alle suddette pratiche.

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Mercoledì 6 luglio, ore 21 a Mesagne presso l’Atrio del Castello Normanno Svevo, è la sera di Marco De Franchi al Festival del Libro Emergente, autore de “La condanna dei viventi” edito da Longanesi. Marco De Franchi propone un thriller dal ritmo serrato, che rapisce il lettore sin dalle prime pagine, un susseguirsi di eventi che coinvolgeranno completamente coloro che lo leggeranno.

L’autore ha un passato da Commissario Capo della Polizia di Stato e in quel periodo ha lavorato presso il Servizio Centrale Operativo (SCO), l’ufficio investigativo italiano che più si avvicina all’FBI. Nel libro proprio la più giovane commissaria dello SCO, Valentina Medici, sarà la protagonista dell’indagine che si snoderà tra la Toscana e il Trentino Alto Adige, affiancata da un poliziotto reietto e dal passato oscuro. Ad arricchire la trama ci saranno le opere del Caravaggio, il dark web e l’oscurità dell’animo umano.

Marco De Franchi è senza dubbio lo scrittore emergente della Longanesi. “La condanna dei viventi” è stato un assoluto successo alla Fiera di Londra, “London Book Fair”, che si è svolta tra il 5 e il 7 Aprile scorsi. Il thriller è stato venduto in 8 paesi ancor prima della sua uscita in Italia. Prossimamente è prevista la sua distribuzione in Spagna, Germania, Lituania, Polonia e non solo.

“Questa non è un’indagine di routine. Questo non è un caso come gli altri. Questo è il buio in cui ti specchierai, e niente sarà più come prima”. Leggere fa scoprire mondi nuovi e aiuta a rispettare tutte le culture. "Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, poniamo fine ad ogni conflitto." (Paulo Coelho).). E’ lo spettacolo dell’inclusione”, organizzato dalla Coop. Rinascita insieme all’Amministrazione Comunale, proviamo a confonderci un po' tra noi.

Il Festival del Libro Emergente gode del Patrocinio della Città di Mesagne ed è inserito nel cartellone estivo “Mesagnestate2022 - lo spettacolo dell’inclusione” organizzato dall’Amministrazione comunale con il sostegno della Cooperativa Rinascita.

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Pasquale Vilella, barese classe 1947, prelevato dal Mesagne del
presidente Pettograsso dalla gloriosa compagine del Liberty Bari,
ci ha lasciato ieri stroncato da un ictus; Vilella non era un titolare
fisso, ma ha contribuito in maniera efficace a portare per la
prima volta nella sua storia, in serie D, il Mesagne dei vari
Mallardi, Pison, Potì, Felicani, Fusco ecc..., Serie D che all’epoca
era la quarta categoria nazionale (dopo la A, B e C veniva la D),
insomma,una categoria di semiprofessionisti. Vilella in quella
storica annata aveva giocato parecchie partite (indimenticabile la
prima partita con il Manduria), sostituendo in maniera superlativa
i vari elementi infortunati o squalificati, adattandosi ai vari ruoli
(un vero jolly), facendo ora il terzino, ora il mediano e in qualche
occasione anche la punta e, segnando pure una rete. Fu
confermato anche nella stagione successiva 1968/69 in serie D,
per essere ceduto l’anno dopo. Viaggiava con la mitica 1100 del
grande allenatore Onofrio Fusco ( che vantava molte presenze in
serie A )e a Moscatelli altro rincalzo che si faceva valere.mesagne_manduria_1968.jpg

Emergenza Covid-19 e attività di sorveglianza nella provincia di Brindisi, il report aggiornato al 3 luglio. 

Aggiornamento settimanale dei dati sull’emergenza sanitaria nell’ultimo report a cura dell’Unità operativa di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della Asl, elaborato su fonte dati Sorveglianza integrata dei casi di Coronavirus Covid-19 in Italia - Istituto Superiore di Sanità. I casi comprendono i positivi accertati con tamponi molecolari e antigenici certificati. 
Alla data del 3 luglio 2022 risultano positivi 5.257 soggetti, il 46% uomini e il 54% donne, con età media di 48 anni. I positivi sono così suddivisi per fasce di età: 672 nella fascia 0-18 anni, 3.284 tra 19-64 anni, 943 tra 65-79 anni, 258 negli 80 e oltre.
Per quanto riguarda la distribuzione per Comune i positivi sono 1.280 a Brindisi, 683 a Fasano, 371 a Francavilla Fontana, 365 a Mesagne, 331 a Ostuni, 251 a San Pietro Vernotico, 225 a Carovigno, 218 a Latiano, 205 a San Vito dei Normanni, 180 a Ceglie Messapica, 177 a San Pancrazio Salentino, 154 a Cisternino, 145 a Oria, 117 a San Michele Salentino, 103 a Villa Castelli, 95 a Torre Santa Susanna, 76 a Cellino San Marco, 70 a Erchie, 62 a Torchiarolo, 49 a San Donaci. I Comuni della provincia di Brindisi con i maggiori valori di incidenza cumulativa sono, nell’ordine, Torchiarolo, Oria, Brindisi, Cellino San Marco. 
Nel periodo compreso tra il 24 febbraio 2020 e il 3 luglio 2022, i soggetti risultati positivi al test sono stati 113.777, con una incidenza cumulativa stimata pari a 2.913,95 casi x10.000 residenti. Dei 113.777 soggetti risultati positivi al test, il 54,1% sono donne e il 45,9% sono uomini e l’età media è pari a 40 anni.
Il tasso di letalità è pari allo 0,5%. All’aumentare dell’età si osserva un incremento di tale tasso. Sono 601 i decessi totali: 492 casi tra persone che hanno tra 70 e 90 anni e più; 67 tra i 60 e i 69 anni, 29 casi tra i 50 e i 59, 10 casi tra i 40 e i 49 e 3 nella fascia 30-39.
 

Protestano i lavoratori della piattaforma ecologica della zona industriale di Mesagne a causa del percolato presente nel piazzale che causa, secondo una denuncia del Cobas, situazioni di rischio sanitario agli stessi operatori. Una nota con tutte le criticità riscontrate durante un sopralluogo è stata inviata all’Amministrazione comunale, alla polizia locale e allo Spesal affinché, ognuno per le proprie competenze, possa prendere gli opportuni provvedimenti. “La situazione riscontrata nel sopralluogo è davvero spaventosa per la quantità di liquame sversato, e giacente nel piazzale, che a causa delle alte temperature inevitabilmente evapora”, ha spiegato Mino Quaranta, referente per il Cobas di Mesagne, preoccupato che i “vapori, potenzialmente pericolosi per la salute, finiscono per essere inalati dai lavoratori addetti alla piattaforma e dai lavoratori che dalla piattaforma passano per il tempo necessario a completare le operazioni di trasferimento dei rifiuti”. In effetti i vapori nauseabondi si avvertono anche a una certa distanza dall’ecocentro comunale.

“Il rischio di inalazione di questi vapori non è solo per i lavoratori diretti dell’azienda che gestisce il ciclo della raccolta di rifiuti nella città di Mesagne, ma anche dei lavoratori delle aziende limitrofe alla piattaforma di via Muri”, ha tenuto a precisare il sindacalista. Evidentemente se c’è del percolato nel piazzale significa che i mezzi della nettezza urbana e i cassoni di contenimento non sono ermetici. “Il percolato presente ormai sistematicamente quasi ogni giorno nella struttura – ha continuato Quaranta - oltre ad essere un problema di igiene e sicurezza sul luogo di lavoro per tutti i lavoratori rappresenta anche un problema ambientale in quanto potrebbe infiltrarsi nei terreni limitrofi e di conseguenza inquinare le già critiche falde acquifere”. Secondo il referente del Cobas “non è la prima volta che questo accade.

Da diverso tempo il Cobas ha sollecitato il Comune e le aziende, che si sono susseguite negli ultimi anni nella gestione della piattaforma, a risolvere definitivamente la problematica, ma oltre agli impegni mai nessuno si è prodigato per mettere in sicurezza la struttura, a salvaguardia della salute dei lavoratori e dell’ambiente”. Dopodiché il Cobas ha inviato una denuncia alle autorità competenti affinché intervengano sul posto.

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Dati del giorno: 04 luglio 2022

3.649
Nuovi casi
11.389
Test giornalieri
0
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 1.099
Provincia di Bat: 318
Provincia di Brindisi: 427
Provincia di Foggia: 391
Provincia di Lecce: 977
Provincia di Taranto: 377
Residenti fuori regione: 55
Provincia in definizione: 5
58.236
Persone attualmente positive
373
Persone ricoverate in area non critica
14
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

1.228.314
Casi totali
11.458.698
Test eseguiti
1.161.444
Persone guarite
8.634
Persone decedute
Casi totali per provincia
Provincia di Bari: 402.434
Provincia di Bat: 108.803
Provincia di Brindisi: 114.376
Provincia di Foggia: 180.276
Provincia di Lecce: 245.111
Provincia di Taranto: 163.411
Residenti fuori regione: 9.916
Provincia in definizione: 3.987

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Per difendersi da ondate da calore e inquinamento ogni pugliese dispone in media di appena 10 metri quadrati di verde urbano con una situazione preoccupante nei grandi centri dove si oscilla dai 9,2 di Bari ai 9 di Foggia, dai 14,4 metri quadrati di Taranto ai 9,6 di Lecce fino agli 11,9 metri quadrati a Brindisi. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Puglia, su dati Istat in riferimento alle temperature da bollino rosso in tutta la regione, in attesa che dal 6 luglio l’afa portata da Caronte lasci il posto all’anticiclone delle Azzorre che dovrebbe portare un clima più fresco.

Il caldo è fra le calamità meteo più letali al mondo tanto che – spiega Coldiretti – l’ultimo report dell’Agenzia europea per l’ambiente lo considera responsabile di ben 9 morti su 10 legate ad eventi meteo con quasi 140mila vittime negli ultimi 30 anni nei paesi dell’Unione. A pesare in particolare è il fenomeno dell’isola di calore urbana – sottolinea Coldiretti regionale - con le persone che vivono nelle città che hanno un rischio maggiore di mortalità in condizioni di elevata temperatura e umidità, rispetto a coloro che vivono in ambiente sub-urbano o rurale, secondo l’Istituto superiore di sanità

In una situazione di cambiamenti climatici con ondate di calore sempre più intense e persistenti – evidenzia Coldiretti Puglia – è strategica la presenza e la gestione del verde urbano tanto che un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 a 3 gradi rispetto a zone dove non ci sono piante o ombreggiature verdi. Maggiore è la copertura verde maggiori sono i benefici per la salute della popolazione e più ampia è la difesa contro la canicola estiva.  Gli alberi infatti – continua Coldiretti - rinfrescano gli ambienti in cui si trovano grazie sia all’ombreggiatura che creano sia alla traspirazione e fotosintesi del fogliame diventando dei grandi condizionatori naturali: un’area verde urbana di 1500 metri quadrati raffredda in media 1,5 gradi e propaga i suoi positivi effetti a decine di metri di distanza.

Piantare 446mila alberi entro il 2024 nella città metropolitana di Bari – 41 comuni in cui vivono più di 1.224.756 di abitanti – per contrastare l'inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, oltre alla necessità di far rifiorire in tutta la Puglia città, giardini, aree pubbliche e private per combattere lo smog e gli effetti dei cambiamenti climatici  misura del PNRR per la tutela e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano che ha una dotazione complessiva di 330 milioni di euro. 

“Si tratta di una misura fortemente richiesta da Coldiretti che va nella direzione di combattere i cambiamenti climatici e creare opportunità per le aziende florovivaistiche. Servono atti concreti salva clima in città per ripulire l’aria dallo smog e dalle pericolose polveri sottili, grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas serra, combattere l’inquinamento e mitigare le temperature”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Il criterio ispiratore del lavoro è “piantare l’albero giusto al posto giusto”, tenendo conto delle specificità territoriali e puntando esclusivamente su piante e fiori Made in Italy, con le aziende florovivastiche italiane che vanno sostenute dopo l’esplosione dei costi energetici che ha investito un settore cardine per l’economia italiana con un valore di oltre 2,57 miliardi di euro con il coinvolgimento di 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia su 30mila ettari coltivati che garantiscono il lavoro di 200.000 persone a livello nazionale.

Oltre ad essere una barriera anti afa, le piante combattono anche l’inquinamento che è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Bisogna intervenire in modo strutturale – rileva Coldiretti - ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori. Una pianta adulta – precisa Coldiretti – è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Ai primi posti nella speciale classifica delle piante mangia smog – sottolinea la Coldiretti – ci sono nell’ordine l’Acero Riccio, la Betulla, il Cerro, il Ginkgo Biloba, il Tiglio, il Bagolaro, l’Olmo campestre, il Frassino comune e l’Ontano nero.  Ma la scelta delle piante – evidenzia Coldiretti – non può essere guidata solo dal criterio di assorbimento dello smog, ma anche dalla dimensione che raggiungerà l’albero adulto, dal tipo di apparato radicale, dal polline più o meno fastidioso per la popolazione, dalla facilità di gestione e dalla resistenza agli inquinanti.

Nei giardini l’Acero Riccio – spiega Coldiretti - può raggiungere un’altezza di 20 metri, ha foglie grandi e può assorbire fino a 3800 chili di CO2 in vent’anni con un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani. Ma ci sono anche la Betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e il Bagolaro, chiamato anche spaccasassi o albero dei rosari, in grado di catturare – evidenzia la Coldiretti – fino a 2800 chili di CO2 in vent’anni, oltre a inquinanti gassosi e polveri sottili, che è in grado di sopravvivere anche in terreni carsici e sassosi, asciutti grazie a radici forti come quelle dell’Olmo e del Tiglio selvatico che hanno la stessa forza anti inquinamento.

 Ma ci sono anche – continua la Coldiretti - le piante da appartamento che sono in grado di ridurre gli inquinanti presenti nelle abitazioni, i cosiddetti VOC, composti organici volatili come benzene, toluene, etilbenzene, xilene, formaldeide che sono emessi da prodotti e materiali presenti nelle nostre case, dalle sigarette ai detergenti. L’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi è talmente diffuso da meritarsi anche un nome: “Sindrome dell’edificio malato”. La Coldiretti ha stilato la graduatoria delle 10 piante da appartamento, piante più adatte a vivere negli ambienti chiusi e con l’effetto migliore contro il mix di sostanze nocive, ma anche alcool, fumo di sigaretta e odori sgradevoli: dallo Spatifillo al Falangio, dalla Dracena al Ficus, dal Ficus Bengiamino all’Anturio, dall’Edera all’Areca, dalla Felce al Potos.

In questo scenario Coldiretti e Federforeste hanno elaborato un progetto nell’ambito del Pnrr per piantare in Italia milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali.

CITTÀ

METROPOLITANA

(41 Comuni)

ANNO 2022

ANNO 2023

ANNO 2024

Risorse €

n. piante

ha

Risorse €

n. piante

ha

Risorse €

n. piante

ha

BARI

5.500.095

128.000

128

5.500.095

128.000

128

10.331.260

240.000

240


* Elaborazione Coldiretti Puglia su fonte dati MITE

Si è conclusa, con la cerimonia di chiusura, la Scuola Tennis del "Dino De Guido" di Mesagne per la stagione 2021/22. Un'annata che ha visto il coinvolgimento di circa 80 ragazzi. Quello appena trascorso è stato un anno che ha segnato il ritorno alla quasi normalità. Infatti, come sottolineato dal Maestro Nazionale Armando Caforio, si è ritornati a svolgere attività di Fit Junior Program, a programmare le trasferte ai Tornei Junior Next Gen per i ragazzi agonisti; anche l'attività dei campionati a squadre è stata considerevole con una squadra qualificata alle finali di Macroarea, quella Under 12 femminile.circolo_tennis_la_scuola_tennis_2021-22_2.jpg
Durante la cerimonia di chiusura, sono intervenuti numerosi ragazzi e genitori, il consiglio di amministrazione del circolo, lo staff tecnico, composto da Armando Caforio, Luigi Pisoni e Giuseppe Canuto per la parte tecnica e da Alessandra Parato per la preparazione fisica.
Il presidente del sodalizio gialloblù, Nicola De Guido, nel suo intervento, ha sottolineato la volontà del consiglio direttivo di potenziare ulteriormente la Scuola Tennis nei prossimi anni provando a dare un servizio ancora più efficiente, puntuale e di qualità. Inoltre, ha evidenziato che la squadra di punta del sodalizio di Via Beato Bartolo Longo, quella della serie B2 maschile, è riuscita nell'impresa di migliorare il risultato raggiunto lo scorso anno, riuscendo a piazzarsi al terzo posto nel proprio girone, evitando, così, i pericolosi play out. Contestualmente, ha ringraziato tutti gli sponsor che hanno contribuito generosamente al sostegno della squadra a livello economico: Centro Diagnostico Omega e Polispecialistico Devicienti delle dott.sse Devicienti, Spazio Conad, Farmacia Rizzo del dott. Leo Rizzo, Arredamenti Valentini, Assicurazioni Generali Agenzia Generale del rag. Antonio Speciale, M.P.C. Ambiente di Dino Marseglia, Italiana Cascestruzzi, Studio Volpe della dott.ssa Maria Concetta Volpe, JDP E&S di Janny Dipresa, Fondiaria Sai Agenzia Generale Falcone Snc, Filograno Kitchens di Antonio Filograno. circolo_tennis_la_scuola_tennis_2021-22_3.jpg

Infine, durante la cerimonia, oltre alla premiazione degli allievi, è stata assegnata l’annuale borsa di studio “Alberto Guarini”; borsa di studio che prevede la partecipazione ad una settimana presso il centro estivo FIT di Castel di Sangro per un allievo della Scuola Tennis del circolo. L'assegnazione della stessa da parte di una commissione, scaturisce dall’esame dell’aspetto tecnico, dell’impegno, del comportamento, dell’educazione e del profitto scolastico.circolo_tennis_la_scuola_tennis_2021-22_1.jpg

La borsa di studio è dedicata alla memoria del giovane tennista mesagnese, socio del sodalizio, Alberto Guarini, scomparso prematuramente il 29 maggio 1985 in occasione della finale di Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool nello stadio Heysel di Bruxelles nel quale si perpetrò una vera e propria strage.

Alla presenza della madre e della sorella di Alberto, la borsa di studio è stata consegnata al vincitore di quest’anno Pierpaolo Pagliara.

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