Redazione

Istituita una nuova area infetta denominata ‘Valle d’Itria’ a causa dell’’elevato rischio sanitario confermato nell’area tra Monopoli e Polignano con 119 ulivi infetti. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione alla determinazione dell’Osservatorio Fitosanitario della Puglia che ha istituito una nuova zona infetta chiamata “Valle D’Itria”, con relativa zona cuscinetto dalla larghezza di 5 km.

L’elevato numero di piante infette trovate nelle aree comprese tra Polignano e Monopoli – aggiunge Coldiretti Puglia - ha confermato l’elevato rischio sanitario descritto a marzo 2022 nel Piano D’Azione 2022, con la necessità di applicare nella zona infetta del’l’art. 7 del Reg. 2020/1201 ovvero l’eliminazione della pianta trovata infetta, eliminazione di tutte le piante della stessa specie di quella trovata infetta indipendentemente dal loro stato sanitario, le piante di specie diverse da quella della pianta infetta che sono risultate infette in altre parti dell’area delimitata e tutte le piante specificate, che non sono state immediatamente sottoposte a campionamento e ad analisi molecolare, tutto questo in un buffer di 50 metri dalla pianta infetta.

Intanto, sono 1.054 gli ulivi infetti abbattuti da giugno ad oggi, una misura molto sofferta che si è resa necessaria per arrestare l’avanzata della Xylella, il batterio killer che interessa 8mila chilometri quadrati di territorio, il 40% della Puglia, con un totale di 240 piante infette rinvenute nel piano di monitoraggio 2022.

Oltre alle pratiche fitosanitarie obbligatorie, serve tempestività per estinguere immediatamente i focolai attivi con gli ulivi infetti che sono fonti di inculo della malattia e bloccare l’avanzata inarrestabile della malattia, in zona indenne – aggiunge Coldiretti Puglia - dove oltre all’abbattimento degli ulivi infetti si dovrà procedere anche sulle piante delle specie sensibili presenti nel raggio di 50 metri, perché la diffusione della Xylella Fastidiosa potrebbe costare miliardi di euro nei prossimi 50 anni in Europa, se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata.

La Xylella ha inciso anche sulla campagna olivicola in corso in Puglia, dove In provincia di Brindisi – denuncia Coldiretti Puglia - la raccolta subirà una riduzione generale del 20-25% a causa degli eventi atmosferici, oltre alla continua avanzata della Xylella fastidiosa, con la presenza sempre più numerosa di oliveti con evidenti disseccamenti caratteristici dell’infezione dovuta al batterio. Nella parte sud del territorio provinciale tale fenomeno interessa oramai tutti gli oliveti con conseguenze anche sulla produzione ed una diminuzione del prodotto che in tali comprensori raggiunge oltre il 50% rispetto alle annate precedenti. A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 70% della produzione di olio di oliva anche nell’annata in corso, un andamento produttivo divenuto incontrovertibile dal 2015 ad oggi, mentre sono state registrate forti problematiche sui nuovi impianti di olivo causate dai forti attacchi di Oziorrinco e di Cicale.

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 IL QUESTORE DI BRINDISI EMETTE DASPO URBANO NEI CONONTI DI GIOVANE MESAGNESE GIÀ ARRESTATO PER SPACCIO DI DROGA. 

 
Nella giornata odierna il Questore della Provincia di Brindisi, GARGANO Annino, ha disposto, nei confronti di un veventunenne mesagnese la misura di prevenzione personale del divieto, per la durata di ANNI UNO, di accedere e stazionare nei luoghi e nelle immediate vicinanze di tutti i pubblici esercizi (bar, pub, ristoranti, pizzerie, osterie, fast food) e dei locali di pubblico intrattenimento che insistono nell’area cittadina di Mesagne (BR) denominata “Parco Poti”.
 
Il provvedimento, noto come “DASPO URBANO”, scaturisce dall’arresto del giovane, operato lo scorso 21 ottobre dagli agenti del Commissariato di P.S. di Mesagne, in quanto sorpreso fermo nelle immediate adiacenze dell'Area pubblica denominata “Parco Poti", mentre cedeva ad altro  giovane un involucro di piccole dimensioni contenente sostanza stupefacente e, dopo aver opposto resistenza nel tentativo di darsi alla fuga, trovato in possesso di altra sostanza stupefacente del tipo “hashish", nonché denaro provento dell’attività di spaccio.
 
 La ratio del provvedimento emesso dal Questore trova fondamento nella necessità di infrenare condotte illecite che incidono negativamente sulla serena convivenza sociale minando la sicurezza e la tranquillità pubblica nel comune di Mesagne perché consumate in un luogo cittadino di pubblico interesse altamente frequentato da giovani, specie di minore età, nonché da famiglie ed anziani. 
 
Il provvedimento di divieto emesso dal Questore di Brindisi rientra nel quadro normativo della Legge “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città” che, elencando determinate "misure a tutela del decoro di particolari luoghi”, ne definisce il contorno sanzionatorio di specifica competenza del Questore.

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Mesagne si conferma “Città che legge”, conquistando anche per il biennio 2022 – 2023 il titolo che il Cepell conferisce ai Comuni impegnati a promuovere la lettura sul proprio territorio. Il riconoscimento apre le porte alla possibilità di accedere a finanziamenti e bandi per consolidare buone pratiche culturali attraverso politiche pubbliche di valorizzazione e percorsi di coinvolgimento di singoli, associazioni ed enti. 

 
Intanto, grazie al contributo ministeriale di cui la Biblioteca Comunale “Ugo Granafei” è risultata beneficiaria nei mesi scorsi, è stato acquisito un vasto repertorio di nuovi volumi, un composto di proposte editoriali acquistate presso le librerie del territorio anche su suggerimento di tanti mesagnesi.
 
I bambini potranno scegliere tra oltre 180 testi, albi illustrati e fiabe. Sono poco meno di 300 i testi per i ragazzi e 250  è il numero totale di saggi, romanzi e poesie. Un bel bottino di cui cibarsi, nutrendo anima, fantasia e intelletto. Troverà degno spazio nella sede storica di Piazza IV Novembre, dove i lavori di restauro sono quasi terminati, e che presto verrà inaugurata e restituita alla fruizione dei cittadini in una veste rinnovata e moderna, ancora più accogliente.

Il Sindacato Cobas sarà nella giornata di Venerdì 25 Novembre alle ore 7,00 davanti i cancelli di Cerano e alle ore 13,30 davanti le banchina di Costa Morena dove si scarica il carbone nella prima giornata delle due iniziative rivolte a dare continuità alle proposte che abbiamo fatto da anni  sulla chiusura del ciclo del carbone che resta al 2025.

Dove alla nostra città viene chiesto un ulteriore sacrificio di aumento della produzione elettrica della centrale Enel di Cerano , dovuta ad una guerra in Ucraina che produce solo ricchezza per le compagnie dei combustibili ,delle armi ,  degli speculatori di ogni risma .

La seconda giornata si svolgerà così:

-Sabato 26 Novembre ore 9,00 incontro con l’Onorevole Mauro D’Attis presso la sede dei Cobas di viale Commenda 74 aperta  a tutti.
l'Onorevole D?Attis  ci illustrerà le sue iniziative rivolte alla applicazione dalla legge ,legge nata da un suo emendamento e da un altro Onorevole di Civitavecchia,  con cui si mettono dei paletti per la fase di uscita dal carbone e per realizzare  delle proposte occupazionali alternative.
Ricordiamo solo che la applicazione della legge ha già subito dei ritardi dovuti  alla ultima competizione elettorale.

Il Cobas da anni propone :

-una cassa integrazione speciale   che permetta ai più anziani delle ditte appaltatrici di poter andare in pensione .

-I dipendenti diretti dell’Enel hanno già qualche anno di abbuono, nel caso allungare di qualche anno con lo stesso strumento usato per le ditte.

-Per i dipendenti rimasti prevedere la realizzazione di  corsi di formazione professionale sulle rinnovabili.

Realizzare  comunità energetiche in tutta la Provincia di Brindisi ,autoproduzione di energia dove è possibile su tetti pubblici e privati, con investimenti nazionali ed Europei.

Tutti chiedono soldi allo Stato come nel caso della società Act Blade da realizzare a Costa Morena ; a questo punto chiediamoli per permettere ai cittadini di risparmiare sulle bollette.

Quello che chiediamo è di realizzare un programma vero  adesso e di non aspettare la fine di tutto.

Guide turistiche, strutture ricettive e ristoranti “consigliati da Torre Guaceto”. Il Consorzio di Gestione dell’area protetta taglia il nastro del percorso che permetterà agli operatori virtuosi del territorio di ottenere la certificazione CETS ed essere così promossi e valorizzati dalla riserva. 

E’ fissata per il prossimo 30 novembre, alle ore 15, presso la sala conferenze del chiostro dei domenicani di San Vito dei Normanni, la riunione del forum della Carta Europea per il Turismo Sostenibile di Torre Guaceto finalizzata alla presentazione, discussione e approvazione del sistema di adesione CETS e dei disciplinari per l’ottenimento della certificazione. 
Un meeting strettamente pragmatico grazie al quale tutti i membri del forum, associazioni comprese, potranno conoscere a fondo la procedura CETS che, attraverso la certificazione degli operatori e la realizzazione di azioni specifiche, punta ad aumentare la sostenibilità e l’attrattività del territorio, e dire la propria. 
Breve excursus. La certificazione europea consta di tre step. Fase 1: certificazione di sostenibilità e attrattività dell’area protetta. Fase 2: certificazione degli operatori turistici. Fase 3: certificazione dei tour operator. 
Il Consorzio di Torre Guaceto ha ottenuto la certificazione CETS che di fatto attesta la qualità della governance dell’area protetta, nel 2016, nel 2021 ne ha conquistato il rinnovo, oggi intende impegnarsi affinché gli operatori dell’area di pertinenza (Brindisi, Carovigno, San Vito) ottengano il marchio di struttura virtuosa e possano, quindi, beneficiare delle attività di promozione che saranno realizzate dal Consorzio stesso e Federparchi. 
Per cogliere a pieno i vantaggi derivanti dalla certificazione, basti pensare che nell’ambito della pandemia, svariati fondi ministeriali di sostegno alle imprese sono stati stanziati solo in favore delle strutture che potevano vantare la certificazione CETS e che la stessa non comporta alcun costo di adesione per gli operatori. 
La certificazione è la meta segnata con l’avvio del percorso di formazione gratuito rivolto agli operatori turistici inaugurato lo scorso maggio dal Consorzio e Federparchi e che toccherà la prossima tappa il 5 dicembre, con il workshop dedicato all’approfondimento della tematica del turismo green, con esperti di settore che spiegheranno come soddisfare al meglio l’utenza. 
“Abbiamo deciso di intraprendere la strada della formazione e certificazione degli operatori del territorio - ha commentato il presidente di Torre Guaceto, Rocky Malatesta -, per dare un sostegno concreto al nostro tessuto socio-economico. Il mercato turistico chiede sempre più attenzione all’ambiente, fortunatamente, ed è giusto che chi si impegna per lavorare in modo virtuoso venga premiato. Il Consorzio sarà sempre al fianco di chi ha a cuore la riserva, la natura in generale, e la nostra comunità”. 
I ristoranti, le strutture ricettive e le guide escursionistiche e ambientali che vorranno lavorare gomito a gomito con la riserva ed essere sempre più sostenibili, otterranno un marchio riconosciuto a livello internazionale. 
L’opportunità è offerta a tutti gli operatori dei tre comuni di riferimento di Torre Guaceto, anche a quelli che allo stato attuale non fanno ancora parte della rete degli stakeholders dell’area protetta, conditio sine qua non: partecipare alla riunione del 30 novembre che permetterà di approvare il sistema di certificazione ed entrare nel forum della riserva. 
Per accedere all’evento, basta compilare il form linkato entro le ore 12 del 28 novembre. 
A seguire, poi, nella giornata del 5 dicembre, a conclusione dell’incontro di formazione online, i tecnici del Consorzio e di Federparchi coadiuveranno gli operatori della ristorazione e della ricettività nell’avvio delle procedure per la certificazione, il giorno seguente sarà offerta la stessa assistenza alle guide che vorranno procedere con le attività per l’ottenimento del marchio.

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Nomine di direttori di Dipartimento e di Struttura complessa nella Asl Brindisi. Nellambito della riorganizzazione dipartimentale in atto nella Asl di Brindisi, sono state effettuate di recente le nomine dei direttori dei dipartimenti, che raggruppano unità operative affini nelle diverse strutture aziendali. Negli ultimi mesi lazienda ha inoltre completato diverse procedure per la nomina dei direttori di strutture complesse ospedaliere.

Antonio Montanile è il nuovo direttore del Dipartimento delle Direzioni mediche dei presidi ospedalieri. Montanile è stato dal 2005 al 2008 direttore medico del Perrino di Brindisi e dal 2009 è direttore medico dellospedale Camberlingo di Francavilla Fontana. 
Massimo Leone è il direttore del Dipartimento di Emergenza-urgenza. Dal 2009 è il direttore della Servizio 118 Brindisi e dal 2013 è componente del tavolo tecnico regionale per lEmergenza-urgenza dellassessorato alla Salute.
Angelo Santoro è il direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio. Dal 2004 è direttore dell'Unità operativa complessa di Patologia clinica del Perrino di Brindisi e dal 2020 è responsabile del laboratorio di Biologia molecolare della Asl Brindisi - Rete regionale Sars-Cov2 per l'esecuzione del test molecolare Covid-19.
Maurizio Friolo è il nuovo direttore del Dipartimento giuridico-amministrativo, a cui fanno capo alcune aree di gestione e le direzioni amministrative dei presidi ospedalieri. Avvocato, iscritto allalbo dei cassazionisti, dal 2000 è direttore della struttura complessa Burocratico-legale della Asl. 
Accanto a queste, la direzione strategica della Asl di Brindisi ha effettuato anche le nomine dei direttori di unità operative complesse ospedaliere.
Antonella Miccoli è stata nominata direttore della Struttura complessa di Medicina trasfusionale dell'ospedale Perrino. Dal 2018 è titolare della Unità operativa Autosufficienza sangue e dal 2020 è stata direttore facente funzione del Centro trasfusionale del Perrino. È, inoltre, responsabile delle raccolte sangue esterne effettuate in collaborazione con le associazioni di volontariato.
Nell'ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana, Alessandro Anglani è il nuovo direttore della Struttura complessa di Radiodiagnostica, già facente funzione dal 2021. Anglani è anche referente del percorso diagnostico dello screening del carcinoma del colon retto. 

Dati del giorno: 24 novembre 2022

1.326
Nuovi casi
8.984
Test giornalieri
5
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 384
Provincia di Bat: 74
Provincia di Brindisi: 140
Provincia di Foggia: 148
Provincia di Lecce: 416
Provincia di Taranto: 148
Residenti fuori regione: 15
Provincia in definizione: 1
15.542
Persone attualmente positive
204
Persone ricoverate in area non critica
11
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

1.547.601
Casi totali
13.186.234
Test eseguiti
1.522.805
Persone guarite
9.254
Persone decedute
Casi totali per provincia
Provincia di Bari: 497.781
Provincia di Bat: 131.022
Provincia di Brindisi: 147.795
Provincia di Foggia: 216.167
Provincia di Lecce: 324.314
Provincia di Taranto: 209.022
Residenti fuori regione: 16.274
Provincia in definizione: 5.226

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COLDIRETTI PUGLIA, CENSIMENTO DA RECORD CON 329 SPECIALITA’ TRADIZIONALI PUGLIESI. 

Dalla matriata alla muschiska, dai mùgnuli al senape, dalla cazzateddhra alla paparine 'nfucate, sono 329 i tesori Made in Italy fatti in Puglia e censiti dal Ministero delle Politiche Agricole che sono oggi messi a rischio dall’esplosione dei costi di produzione legata alla crisi energetica per la guerra in Ucraina. E’ quanto emerge dal nuovo censimento 2022 presentato dalla Coldiretti delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, presentata in occasione dell’inaugurazione del XX Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa Miani a Roma.

Una mappa dei sapori, della tradizione e della cultura della tavola Made in Italy che vece la squadra di pane, paste e dolci (81), quella di frutta, verdura e ortaggi (128) e il gruppo delle specialità a base di carne (25), seguiti dai formaggi (17) e dai prodotti della gastronomia (49), ma non mancano bevande analcoliche, distillati, liquori e birre, i mieli, i prodotti della pesca e i condimenti come l’olio extravergine aromatizzato, in un viaggio del gusto che tocca anche gli angoli più nascosti del Paese. Non è infatti un caso che nei piccoli borghi – sottolinea la Coldiretti – nasca il 92% delle produzioni tipiche nazionali secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche. Un patrimonio che spinge a tavola 1/3 della spesa turistica alla scoperta della Puglia che è ricercata dai vacanzieri italiani e stranieri proprio per il buon cibo grazie ai primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare.

Si tratta anche di una azione di recupero importante della biodiversità con allevatori e coltivatori eroici impegnati a salvare varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. Un’azione formalizzata con i prodotti presenti nell’elenco dei “Sigilli” di Campagna Amica che – sottolinea la Coldiretti Puglia – sono la più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia che può essere sostenuta direttamente dai cittadini nei mercati a chilometri zero degli agricoltori e nelle fattorie lungo tutta la Penisola, una mappa del tesoro che per la prima volta è alla portata di tutti.

Tra i sigilli della biodiversità in Puglia si va dall’azzeruolo, piccolo frutto molto buono e gustoso ma poco conosciuto, viene chiamato "lazzeruolo", azzarruolo, azzaruolo, alla capa di morte, conosciuta come chepe de murte” o “Grucciolo”, questo cavolo rapa caratterizzato per la parte inferiore che somiglia ad una grossa rapa, dal mugnolo, considerato il cavolo povero dei contadini, progenitore del broccolo, oggi in pericolo rischia di scomparire, alla sporchia, una pianta parassita delle fave, in quanto si alimenta della clorifilla proprio di quest’ultima, dolce con un retrogusto leggermente amara e i contadini – aggiunge Coldiretti Puglia - la trasformarono in cibo prelibato dopo averla riscoperta, fino allo sponzale, appartenente alla stessa famiglia delle cipolle, sono dei piccoli bulbi con un fusto verde commestibile e ai cardoncelli, una verdura selvatica dal gusto leggermente dolciastro.

Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio, conclude Coldiretti Puglia nel sottolineare la necessità di difendere questo patrimonio del Made in Italy dalla banalizzazione e dalle spinte all’omologazione e all’appiattimento verso il basso perché il buon cibo insieme al turismo e alla cultura rappresentano le leve strategiche determinanti per un modello produttivo unico che ha vinto puntando sui valori dell’identità, della biodiversità e del legame con i territori.

SPECIALITÀ TRADIZIONALI PUGLIA 2022

Regione

Bevande analcoliche,
distillati e liquori

Carni (e frattaglie)
fresche e loro preparazione

Condimenti

Formaggi

Prodotti Vegetali allo stato naturale o trasformati

Paste fresche e prodotti della
panetteria, della biscotteria,
della pasticceria e della confetteria

Prodotti della gastronomia

Preparazioni di pesci,
molluschi e crostacei e tecniche particolari di
allevamento degli stessi

Prodotti di origine animale
(miele, prodotti lattiero caseari
di vario tipo escluso il burro)

Totale

Puglia

14

25

1

17

128

81

49

10

4

329

RAPPORTO COLDIRETTI/CENSIS. “Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre”.   

BOLLETTE: COLDIRETTI/CENSIS, TAGLI A TAVOLA PER 1 ITALIANO SU 2 ALCOLICI, DOLCI E PESCE IN CIMA ALLA CLASSIFICA DELLE RINUNCE. SCATTATE LE STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA, TORNANO DOGGY E GAVETTA

A causa del caro prezzi più di un italiano su due (52%) ha tagliato il cibo a tavola in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sulle famiglie a basso reddito. E’ quanto emerge dal primo rapporto Coldiretti/Censis “Gli italiani e il cibo nelle crisi e oltre” presentato in occasione dell’apertura del XX Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Villa Miani a Roma, con la presenza del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, del Direttore Generale Censis Massimiliano Valerii e del Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

Con l’inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% dei cittadini è stato costretto a tagliare le quantità di cibo acquistato – spiegano Coldiretti/Censis – ma se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%.

Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c’è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti).

Le rinunce – sottolineano Coldiretti/Censis – sono dunque socialmente differenziate secondo una logica di “food social gap” con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi più che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerà almeno per tutto il 2023.

Nella classifica dei prodotti più colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali – rilevano Coldiretti/Censis – sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall’11%).

Sono scattate le strategie di sopravvivenza dei cittadini, dall’utilizzo degli avanzi alla doggy bag al ristorante, dal ritorno della gavetta in ufficio agli orti sul balcone, dalla lista della spesa fino all’assalto ai discount sono solo alcune delle strategie adottate dagli italiani per far fronte al carovita, con la crescita a doppia cifra dell’inflazione che mette in crisi i bilanci delle famiglie.

Con la crisi economica scatenata dal conflitto in Ucraina il 58% degli italiani ha iniziato a cucinare pietanze utilizzando gli avanzi dei pasti precedenti, secondo Coldiretti/Censis, allargando a una fascia importante di popolazione una pratica sino ad oggi seguita da quote più ridotte di persone, coniugando la necessità di risparmiare con l’importanza etica di ridurre lo spreco. Il riutilizzo degli avanzi si sposta poi – rilevano Coldiretti/Censis – dalle mura domestiche all’ufficio, con il 52% dei lavoratori che dichiara di portarsi al lavoro la gavetta con il cibo, magari preparato utilizzando quanto rimasto di pasti precedenti.

Ma sono soprattutto gli “orti di guerra” a coniugare la necessità di risparmiare qualcosa con la volontà di non rinunciare alla qualità senza toccare il portafogli. Il 41% degli italiani dichiara di coltivare frutta, verdura, erbe aromatiche in casa sul balcone, negli orti urbani o in piccoli orti di proprietà secondo Coldiretti/Censis, con una spinta che viene soprattutto dai più giovani e dagli anziani. In molti casi si tratta di micro-coltivazioni che vanno dagli ortaggi agli agrumi come i limoni o, addirittura a vasi di basilico e altre essenze, ma rappresentano comunque un segnale del ritorno di attenzione per l’origine del cibo, con cui ottenere qualche piccolo risparmio sulla spesa e, al contempo, disporre di frutta o verdura considerata migliore perché più genuina.

La volontà degli italiani di non arrendersi al caro prezzi si sposta poi dagli orti ai ristoranti dove ben il 49% di clienti si dice pronto a chiedere la doggy bag per portarsi via gli avanzi, con una percentuale che nei giovani sale addirittura al 58%. L’idea che occorre evitare sprechi – notano Coldiretti/Censis – con positivi effetti sul risparmio nella spesa, è diventata dunque più forte del senso di vergogna che sino ad oggi limitava il ricorso a questa pratica peraltro molto diffusa nel mondo anglosassone.

Ma le strategie di risparmio si applicano soprattutto al momento di fare la spesa, con l’81% degli italiani che ha preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare – spiegano Coldiretti/Censis – per mettere sotto controllo le spese d’impulso, evitando di farsi guidare troppo dalla molteplicità di stimoli che sono attivati nei punti vendita. E cambiano anche i luoghi della spesa con il 72% degli italiani che si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione.

Ma c’è anche chi nella situazione di difficoltà preferisce fare una spesa etica con 8 italiani su 10 (80%) che acquistano ovunque possibile prodotti agricoli italiani, perché li considera di qualità più alta ma anche per dare supporto economico all’agricoltura italiana conclude Coldiretti nel precisare che “quasi sette italiani su 10 (69%) cercano regolarmente di prodotti a chilometro zero e il 50% effettua acquisti nei mercati dei contadini con l’obiettivo di sostenere le realtà locali, ridurre l’impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantirsi prodotti più freschi che durano di più. Un impegno sostenuto dalla Coldiretti con la realizzazione la più estesa rete di vendita diretta nel mondo con 15mila agricoltori aderenti in quasi 1200 mercati lungo la Penisola dove hanno fatto la spesa 20 milioni di italiani.

 

LA CLASSIFICA DELLE RINUNCE A TAVOLA

Prodotto                                                            % di italiani che ne hanno tagliato il consumo

1.    Alcolici                                                                     44%

2.    Dolci                                                                        44%

3.    Salumi                                                                     39%

4.    Pesce                                                                       38%

5.    Carne                                                                      37%

6.    Alimenti per bambini (merendine, dolci ecc.)            31%

7.    Pane                                                                        23%

8.    Frutta                                                                       16%

9.    Verdura                                                                   12%

10.  Pasta                                                                       11%

Fonte: Rapporto Coldiretti/Censis.

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Dopo la rissa, padre e figlio cercano la vendetta privata, denunciati. I Carabinieri della Stazione di Ceglie Messapica, nell’ambito delle attività finalizzate a infrenare il fenomeno degli episodi di violenza che nei giorni scorsi avevano destato allarme sociale e a conclusione di specifica attività di indagine iniziata a seguito di una rissa tra minorenni avvenuta in quel centro nella notte del 1° novembre scorso, hanno denunciato in stato di libertà un 47enne e suo figlio 16enne, con l’accusa di violenza privata, danneggiamento aggravato e minaccia. Nel corso della notte del 1° novembre, due gruppi di minorenni, una decina in tutto, si sono affrontati generando una rissa al termine della quale uno dei partecipanti, insieme al padre, ha raggiunto l’abitazione di uno degli antagonisti dove, con la propria autovettura, ha abbattuto il cancello carraio della proprietà, scardinandolo. Poi, sceso dall’auto con un bastone in legno in mano ha minacciato i componenti della famiglia dell’antagonista. La vittima incredula di quanto stava accadendo, non essendo a conoscenza che uno dei suoi figli era stato coinvolto pochi minuti prima nella rissa, si è rivolto alle forze dell’ordine rappresentando quanto subito e permettendo così di ricostruire gli eventi collegati tra loro. Gli autori e la dinamica dell’evento reato sono stati ricostruiti a seguito della denuncia della persona offesa e l’escussione di alcuni testimoni.

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