Redazione

Il Festival del Libro Emergente di Mesagne apre il mese di luglio con il nuovo lavoro di Francesca Cavallo “Ho un fuoco nel cassetto”. Il libro sarà presentato domani, sabato 2 luglio alle ore 21.00, presso l’Atrio del castello di Mesagne. Francesca Cavallo è la co-autrice di “Storie della Buonanotte per bambine ribelli”, che dalla sua uscita ad oggi è il libro realizzato con il crowdfunding più venduto al mondo.

Artista appassionata che non ama essere chiusa in schemi e concetti definiti, che racconta se stessa al lettore senza remore, dalla sua infanzia a Lizzano, in provincia di Taranto, alla scoperta della sua sessualità alla voglia di riuscire a realizzare i suoi sogni senza scendere a compromessi e senza dover sottostare agli stereotipi che troppo spesso accompagnano le donne, al meridione come negli USA.

Una strada non facile quella che Francesca Cavallo ha dovuto percorrere per arrivare al successo, ma che ha percorso sempre con la grinta che traspare in ogni pagina di questo libro. “Ho un fuoco nel cassetto”, edito da Salani Editore, è uscito da poco nelle librerie e l’autrice è impegnata in un tour promozionale in tutta Italia. A discutere con l’autrice ci sarà la dottoressa Francesca Praticò, dei Servizi sociali di Mesagne. Il Festival del Libro Emergente è orgoglioso di portare a Mesagne la storia di Francesca Cavallo e di dialogare con lei su temi come la parità di genere, il ruolo della donna nella nostra società e soprattutto vogliamo far conoscere al territorio questa donna ribelle, con la speranza che sia d’esempio alle nostre giovani donne.  "Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, poniamo fine ad ogni conflitto." (Paulo Coelho). Il Festival del Libro Emergente gode del Patrocinio della Città di Mesagne ed è inserito nel cartellone estivo “Mesagnestate2022 - lo spettacolo dell’inclusione” organizzato dall’Amministrazione comunale con il sostegno della Cooperativa Rinascita.

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Nota del consigliere del Gruppo Misto, Pierluigi Lopalco.

“Dismettere le USCA è stata una pessima idea. Lo avevo detto a fine aprile con un comunicato stampa e un’interrogazione purtroppo rimasta ancora senza risposta, torno a farlo oggi.

Leggi e regolamenti permettevano di tenere in piedi questo servizio fino al giugno 2022. Ciononostante, abbiamo assistito in queste settimane alla progressiva dismissione di queste Unità che in questi due anni si sono rivelate fondamentali sia dal punto di vista dell’efficacia che della tempestività dell’assistenza offerta ai cittadini. Ragioni di budget. Legittimo.

“Meno legittimo è compiere questa scelta in un momento in cui, anche in Puglia così come nel resto d’Italia, i contagi da Covid 19 sono tornati a crescere e con l’ondata di calore e le crisi ataviche di personale nei nostri reparti di emergenza-urgenza, la mancanza di questo servizio si farà sentire, eccome.

“Chi diceva che l'errore più grande che avremmo potuto fare dopo la pandemia sarebbe stato dimenticarne la lezione, aveva ragione.

“Le USCA costavano troppo? Se ne poteva rivedere il modello, per esempio rimodellandole con un solo medico, o affiancandole con team di infermieri esperti dotati di attrezzature di telemedicina.

“Quanto costa ora un paziente con la febbre che si presenta ad un pronto soccorso affollato? E quanto costa un ricovero che avremmo potuto evitare se solo ci fosse qualcuno che prescrive al paziente a rischio una confezione di antivirale?

“Questi due anni di pandemia dovrebbero averci insegnato qualcosa. Anzitutto che se vogliamo "convivere con il virus" dobbiamo lasciarci alle spalle la sanità dei legacci burocratici. La sanità di domani deve essere molto più flessibile e reattiva. Perché il virus, quando decide di mutare, non chiede il permesso al Ministero delle Finanze.”

“Dare soccorso ai Pronto soccorso. Il boom di accessi negli ospedali pugliesi, secondo i dati dell’Agenas quasi 6000 in appena 48 ore, impone una strategia di emergenza da parte dell’assessore Palese e della giunta regionale. Quello che si annuncia nelle prossime settimane è un clima rovente, e non soltanto dal punto di vista del meteo.  Un mese e mezzo fa ho presentato un’interrogazione urgente, proprio in vista di quello che è facile prevedere accada, soprattutto nei mesi di luglio e agosto, con l’atteso afflusso turistico record. Nei Pronto soccorso pugliesi, secondo un sindacato, mancano 90 medici su 225, pari al 40% del fabbisogno complessivo. Un numero addirittura sottostimato. L’assessore Palese, più bravo ad annunciare piani che a trovare immediate e reali soluzioni, batta finalmente un colpo. Se ne è capace”. Lo dichiara Davide Bellomo, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Puglia.

Un servizio navetta, attivo dalle ore 20 all’una, per facilitare lo spostamento di turisti, visitatori e dei cittadini che ne avranno necessità: affidato a STP S.p.a., sarà attivo a Mesagne, in via sperimentale nel mese di luglio, per collegare le aree periferiche della città al centro urbano. Il costo del biglietto è di 1 euro.

L’iniziativa scaturisce dalla decisione della Giunta comunale adottata con delibera n. 176 dello scorso 20 maggio con cui l’Amministrazione comunale prevede in via Brodolini un parcheggio pubblico che potrà essere utilizzato dall’utenza in modo gratuito. L’atto giuntale rientra tra i provvedimenti adottati con la definizione del Piano urbano dei parcheggi, lo strumento con cui vengono introdotti servizi di mobilità e aree di parcheggio attrezzate per la sosta, nei mesi estivi, nel periodo cui in città si registra una maggiore affluenza di persone e il contestuale aumento delle criticità legate alla viabilità. Oltre che presso l’area mercatale, in via Brodolini e via De Gasperi, le altre aree parcheggio sono state istituite in via Roberto Antonucci (via San Vito), in viale Indipendenza e in via Brindisi (nei pressi dei supermercati presenti); in via Eschilo, nei pressi del liceo scientifico.

Il percorso effettuato dagli autobus del servizio navetta sarà il seguente: capolinea/parcheggio via Brodolini, via Marconi, piazza Vittorio Emanuele II (Porta Grande), via Brindisi, Cimitero comunale, viale Indipendenza, Cimitero, via Brindisi, piazza Vittorio Emanuele II, via Marconi, via Brodolini, con fermate lungo la corsa.

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Torna il 2 e il 3 luglio la Giornata nazionale Enpa contro l'abbandono con i volontari dell'associazione impegnati in oltre 100 piazze italiane per sensibilizzare al tema dell'abbandono, oggi più delicato che mai. Il claim della campagna Enpa di quest’anno è “Con te. Sempre”, un concetto che dovrebbe essere scontato quando si accoglie un animale in famiglia ma che purtroppo si rivela solo un sogno per i tanti, troppi, quattro zampe abbandonati. Nel 2021 l’Ente Nazionale Protezione Animali ha recuperato 21 cani abbandonati ogni giorno, 7600 in un anno. Un fenomeno che anche a causa delle numerosissime cessioni non è più prettamente estivo ma che in questo periodo, in prossimità dell’arrivo delle vacanze e dopo l’arrivo della primavera, si fa sempre più critico. Solo nelle ultime due settimane sono stati abbandonati e recuperati da Enpa più di 1000 cuccioli di cui 210 in Calabria,194 in Sicilia e 132 in Sardegna. Record negativo per Reggio Calabria dove in un giorno Enpa ha recuperato 60 cuccioli. Anche al Centro abbiamo un incremento di cuccioli solo questa settimana Enpa ha recuperato in Ciociaria 57 cuccioli di cani. Storie raccapriccianti di piccoli cuccioli lasciati a morire per strada o nelle campagne sotto il sole, di fame e di sete. Storie che accomunano diverse regioni di Italia ma che sono ancora più presenti nel Sud del nostro Paese dove sono assenti politiche efficaci di prevenzione e sterilizzazione.

 “L’Enpa lo scorso anno – afferma Carla Rocchi ha sterilizzato 13849 cani ed 29012 gatti, un’azione fondamentale per combattere il randagismo. E sempre nel 2021 abbiamo dato in adozione 17818 cani e 15412 gatti. E proprio sulle adozioni quest’anno ci vorremmo concentrare con questa campagna, perché l’adozione consapevole salverebbe migliaia di animali. Quest’anno anno infatti abbiamo avuto un aumento ulteriore delle cessioni che è passato dal 17% dello scorso anno al 30% di questa per una stima di cani ceduti a Enpa di circa 7600. ‘Con te sempre’ non deve essere uno slogan ma un imperativo! Gli animali sono esseri senzienti e quando li accogliamo nelle nostre famiglie dobbiamo farlo con amore sì, ma anche con consapevolezza. Prendere un cane o un gatto oggi per riportarlo dopo un anno o meno è solo un atto sconsiderato. Venite nei nostri rifugi. Chi adotta nei rifugi fa un percorso assistito che aiuta a rendersi conto della strada che c’è da fare e dell’impegno che sta per prendere. Spesso quando si prende un cane o un gatto si pensa solo ai costi dell’alimentazione dell’animale ma non si prendono in considerazione tutte le spese che prendersi cura di un amico a quattro zampe può comportare. Farmaci, spese veterinarie sono costi molto importanti da affrontare se sopraggiunge una malattia. Sono tutte eventualità che andrebbero messe incontro prima di adottare un animale. L’Enpa nel 2021 ha soccorso 22126 animali, ne ha accuditi 81679 e curato dal veterinario 30454 animali”.

La campagna anti abbandono Enpa sarà presente anche quest'anno nelle autostrade italiane grazie al patrocinio di Aiscat. Le locandine saranno infatti posizionate nei ristoranti e nei punti carburante delle aree di servizio delle autostrade italiane.

La storia di Terra, cucciola fortunata salvata da due turisti tedeschi. 

Non si sono voltati dall’altra parte e l’hanno soccorsa, recuperata e tra poco l’accoglieranno per sempre con loro. La fortunata protagonista di questa storia si chiama Terra, perché quando l’hanno trovata era stesa, coperta di terra quasi a mimetizzarsi con l’ambiente. L’hanno trovata ai bordi della strada statale che collega Fasano e Brindisi. Lei, cucciola di circa tre mesi, era visibilmente affaticata, accaldata è piena di zecche.   Mathias e Anna, una giovane coppia di ragazzi tedeschi in vacanza in Puglia, hanno subito deciso di intervenire e si sono attivati per cercare aiuto. Hanno contattato l’Enpa e due volontari della sezione di Ostuni li hanno raggiunti sul posto. La piccola è stata portata dal veterinario che, a parte la situazione critica con pulci, zecche e rogna, l’ha trovata in salute. I due ragazzi hanno da subito creato un legame di empatia con la piccola terra e così, senza tentennamenti, hanno deciso di predisporre tutta la documentazione per l’adozione. In questi casi bisogna prima fare tutte le profilassi e i vaccini necessari per il passaporto. L’Enpa di Ostuni si sta occupando di lei e a giorni. Mathias verrà a prenderla. Nella sua casa è già tutto pronto, giochini inclusi.

Lasciano il gatto in casa senza cibo e senz'acqua e partono per le vacanze in Colombia. Vigili e Polizia Locale lo recuperano, ora è con l’Enpa di Treviso.

Ha pianto disperatamente con tutta la forza che gli era rimasta, riuscendo ad attirare l’attenzione dei vicini che hanno chiamato le forze dell’ordine. Si è salvato così, un gattino, abbandonato a Treviso dai proprietari che, a quanto sembra, sono partiti per le vacanze in Colombia lasciando il micio solo in casa. In suo aiuto sono intervenuti Vigili del Fuoco, Polizia Locale di Treviso e l’Enpa di Treviso. Quando le forze dell’Ordine sono riuscite a raggiungere l’animale hanno trovato una situazione estrema: il micio era in una terrazza dalla quale poteva raggiungere, attraverso una serranda quasi del tutto abbassata, il corridoio della casa dove si trovava una lettiera putrida e dove non aveva a disposizione né cibo né acqua. Dopo il recupero da parte della Polizia Locale di Treviso il gatto è stato portato dal veterinario per tutti i controlli del caso ed è stato poi accolto dall’Enpa di Treviso nel gattile di Conegliano.

Perché si cedono i cani. Il sondaggio Enpa su 220 sezioni

Come Enpa abbiamo fatto un sondaggio coinvolgendo tutte le nostre Sezioni per definire l'entità del fenomeno delle cessioni e capire meglio chi è che cede il proprio animale, da quanto tempo lo aveva e quali sono le motivazioni. Ecco c Chi che cede il proprio cane o gatto e perché? Dal sondaggio è emerso che tra le cause principali della cessione lo scorso anno: Il 62% delle Sezioni indica la morte dei proprietari anziani e nessun parente disposto a prendersi cura dell'animale, il 53% indica come causa il ricovero dei proprietari mentre, dato molto alto, il 53% delle Sezioni riferisce cessioni dovute all'aggressività dell’animale. Dove per aggressività però, in alcuni casi, sono incluse anche piccole lesioni come graffi o contusioni che bastano per giustificare l'allontanamento dell'animale. In questo caso il caldo sicuramente non sta aiutando (statisticamente favorisce l'aumento di aggressività negli animali) ma anche l'adattamento alle nuove routine familiari che portano stress ad umani ed animali. Sulla cessione degli animali incide anche la crisi economica, segnalata dal 45% delle sezioni, e, ancora, si dà via l'animale per l'arrivo di un bambino in famiglia (33%). Si aggiunge anche il cambiamento delle abitudini post covid, e quindi il ritorno al lavoro e i trasferimenti di città. (Domanda con risposta multipla)

Da quanto erano in famiglia i cani ceduti? Erano animali presi durante il lockdown? La cosa interessante è che ben il 44%, sono cani che erano in famiglia da 2-5 anni, dunque non sono stati presi durante la pandemia per avere compagnia, fare le passeggiate o quant’altro.  Ci chiediamo: siamo ancora in grado di dare affetto se dopo 5 anni diamo via un animale domestico? Significativo anche che il 23%, di cani ceduti avevano più di 5 anni, probabilmente quelli legati alla morte o alla malattia del proprietario. Il 24% invece erano arrivati da un anno o meno, quindi in piena crisi pandemica. Sicuramente il ritorno alla normalità ma anche le adozioni via internet non hanno aiutato. Si continua a scegliere un animale da compagnia come fosse una borsa, scegliendolo in base ad una foto online senza considerare la compatibilità della personalità dell'animale con le routine familiari.

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Emesso dal Questore di Brindisi, Annino Gargano, un provvedimento DASPO della durata di 2 anni nei confronti di un ventenne brindisino.

I fatti risalgono allo scorso 6 marzo allorquando, durante una manifestazione calcistica valevole per il Campionato Regionale di Terza categoria - girone unico tenutosi presso il Campo Sportivo di Cellino San Marco, i militari del locale Comando Stazione Carabinieri lo hanno deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di lesioni personali.

Secondo quanto ricostruito, in conseguenza di una decisione arbitrale sfavorevole assunta dal direttore di gara al 90° minuto, il giovane calciatore della compagine ospite, al termine dell’incontro, mentre era negli spogliatoi, sferrava un violento pugno all’indirizzo di un giocatore della squadra di casa, tanto da procurargli lesioni gravi.

Il provvedimento, irrogato dopo un’attenta e approfondita attività istruttoria della Divisione Polizia Anticrimine, comporta il divieto di accesso a tutti gli impianti sportivi italiani ed esteri in occasione degli incontri calcistici di squadre di club nazionali di categoria professionistica e dilettanti riconosciute dalla F.I.G.C., nonché a quelli delle compagini locali sia di campionato che amichevoli.

Dati del giorno: 30 giugno 2022

5.314
Nuovi casi
12.041
Test giornalieri
7
Persone decedute
Nuovi casi per provincia
Provincia di Bari: 1.621
Provincia di Bat: 468
Provincia di Brindisi: 517
Provincia di Foggia: 716
Provincia di Lecce: 1.109
Provincia di Taranto: 775
Residenti fuori regione: 88
Provincia in definizione: 20
46.805
Persone attualmente positive
314
Persone ricoverate in area non critica
14
Persone in terapia intensiva

Dati complessivi

1.205.681
Casi totali
11.386.068
Test eseguiti
1.150.254
Persone guarite
8.622
Persone decedute

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La grande disponibilità del Ministro per il Sud Mara Carfagna e l’ostinazione del parlamentare brindisino Mauro D’Attis hanno reso possibile la firma del Contratto Istituzionale di Sviluppo “Brindisi-Lecce e costa adriatica” che mette a disposizione di queste due province poco più di 180 milioni di euro.

Come è noto, i Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) sono “strumenti utilizzati per la valorizzazione dei territori, attraverso investimenti che si sviluppano in singoli interventi tra loro funzionalmente connessi, che richiedono un approccio integrato ed opere infrastrutturali di rilievo nazionale, interregionale e regionale, funzionali alla coesione territoriale e a uno sviluppo equilibrato del Paese. Essi si basano su accordi tra le amministrazioni centrali, quelle regionali e locali e i soggetti attuatori. Attraverso tali accordi, è possibile accelerare la realizzazione di opere ritenute strategiche”.

In realtà, quantomeno in riferimento agli interventi previsti in provincia di Brindisi, non si registra alcuna forma di “coesione territoriale”, di coinvolgimento della comunità brindisina, men che meno delle associazioni di categoria che sono state tenute ben lontano dalla “stanza dei bottoni” in cui si è deciso cosa candidare. Certo, in questi casi si può affermare che “meglio questo che niente”, ma noi siamo contrari a tale assunto e riteniamo che sia giunto il momento di uscire dalla logica dell’utilizzo “a prescindere” di risorse pubbliche, anche quando non è evidente il “ritorno” in termini economici, occupazionali e di sviluppo del territorio.

Si è deciso, ad esempio, di candidare a finanziamento la salvaguardia della costa attraverso interventi in mare per limitare gli effetti dell’erosione della falesia. Ci troveremmo di fronte ad una scelta importante e condivisa se solo si intravedesse, a margine di tale investimento, anche l’obiettivo di un utilizzo del litorale pure a fini turistici e ricettivi. Ed invece non ci pare che ci sia un reale interesse da parte della classe imprenditoriale a cui certamente non sfugge il limite invalicabile dell’assenza di strumenti urbanistici e pertanto, nell’incertezza, preferisce investire in altri territori.

Non è ben chiaro, poi, il criterio adottato per stabilire delle priorità negli interventi da candidare a finanziamento. Si è preferito, ad esempio, puntare sull’avvio della valorizzazione dell’isola di Sant’Andrea a scopi turistico-ricettivi (forse non si è valutato opportunamente che la stessa è a un tiro di schioppo dal realizzando deposito di GNL di Edison e dalle torce del Petrolchimico) invece che puntare sulla realizzazione di ampie aree di parcheggio sull’intero litorale nord (dove insistono gli stabilimenti balneari e le spiagge comunali), perennemente invaso dal parcheggio selvaggio.

Viene da pensare, insomma, che non ci sia una logica ad animare la richiesta di interventi finanziari statali e comunitari. Del resto, lo si intuisce chiaramente anche dalle parole pronunciate dal Presidente della Regione Puglia Emiliano durante la firma del CIS: “Sono somme importanti, che unite a quelle del Pnrr e a quelle dei fondi nazionali ordinari FSC, potranno dare alla Puglia e a Brindisi in particolare, un notevole vantaggio.  Brindisi, però, è una città che ha bisogno di interventi sotto l’aspetto urbanistico, industriale, sanitario”. Un chiaro invito, che condividiamo pienamente, a superare l’attuale fase di stallo in cui versa la città.

A tutto questo, poi, si aggiunge il dramma del mancato adeguamento del prezziario regionale che rende difficile, se non addirittura impossibile, fare una stima dei costi reali  necessari per la effettiva realizzazione delle opere.

E’ opportuno chiedere, infatti, sulla base di quali indicazioni di costi di materiali sono state formulate le schede progettuali? La speranza è che non ci sia basati sul prezziario regionale in vigore, che è inadeguato, se non addirittura fuorviante. Un motivo in più per formulare un appello al Presidente Emiliano affinché intervenga personalmente per cancellare questa imperdonabile anomalia.

Ecco perché sarebbe stato utile coinvolgere – in sede di predisposizione delle schede progettuali – il mondo delle imprese, con il chiaro obiettivo di introdurre elementi di concretezza.

Ancora oggi, in ogni caso, nonostante la “politica locale” abbia deciso ancora una volta di fare tutto da sola, noi di ANCE confermiamo la piena disponibilità a collaborare per non perdere questa ennesima opportunità di sviluppo per il nostro territorio.

Angelo Contessa – ANCE Brindisi

 

 

Gli anziani crescono in Puglia più che nel resto d’Italia, con i nonni che in più di una famiglia su tre aiutano il bilancio domestico con una tendenza accentuata dalla crisi scatenata dalla pandemia e dall’impoverimento delle famiglie a causa dei fenomeni inflazionistici generati dal conflitto in Ucraina, con i fondi del PNRR che dovranno rappresentare un vero aiuto per gli anziani e le famiglie. E’ quanto emerso dall’elaborazione di Coldiretti Puglia, in relazione ai dati ISTAT secondo cui sono 891 mila i residenti con più di 64 anni (con un +15,5% in Puglia e +11,9% in Italia), mentre i grandi anziani (con 85 anni e più) passano da 96 mila a 131 mila (+36,1%, +29,4% Italia), diffusa in occasione dell’incontro a San Giovanni Rotondo alla presenza tra gli altri degli Assessori regionali al Welfare Rosa Barone, al Bilancio, Raffaele Piemontese e alla Sanità, Rocco Palese e Giorgio Grenzi, Presidente Nazionale Associazione Coldiretti Pensionati.

Secondo il rapporto di Bankitalia sulle economie regionali alla Puglia sono stati destinati alle amministrazioni territoriali regionali 25,1 milioni di euro per gli anziani non autosufficienti, il 4,5 per cento delle risorse complessive, quando per il raggiungimento dei Livelli Essenziali di Prestazioni i fondi avrebbero dovuto essere superiori del 50 per cento rispetto a quanto allocato.

Di contro su 425mila anziani over 70 in Puglia, 147mila vivono con pensioni minime di circa 516 euro, con uno scenario che si aggrava nelle aree rurali più difficili da presidiare – aggiunge Coldiretti Puglia - con la pandemia da Covid ed il caro bollette causato dalla guerra in Ucraina che hanno generato ansia e apprensione per il futuro e la salute nelle persone più vulnerabili e sensibili e gli anziani, in particolare quelli soli, con oltre il 30% dei nonni che vivono in povertà assoluta e necessitano di politiche di sostegno e socio-sanitarie.

“Va attuata la legge sull’invecchiamento attivo, attraverso politiche integrate a favore delle persone anziane, valorizzando le loro esperienze professionali, formative e cognitive e programmando interventi nel campo della prevenzione, della cura e  della  tutela della salute. E’ grave il disagio avvertito dai nostri anziani, con una condizione già ai limiti della fascia di povertà per le pensioni minime e con uno Stato Sociale sempre meno attento ai loro bisogni e a quelli delle loro famiglie”, ha detto Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Essenziale il ruolo degli anziani nelle aree rurali, La presenza di un pensionato in casa viene considerata dal 40 per cento dei pugliesi un fattore determinante per contribuire al reddito familiare, mentre il 35 per cento guarda ai nonni come un valido aiuto per seguire i bambini fuori dall’orario scolastico. C’è poi un 17 per cento che – continua la Coldiretti – ne apprezza i consigli e l’esperienza ed un 4 per cento che si avvantaggia del loro sostegno lavorativo a livello domestico.

“Come nella migliore tradizione agricola – ha spiegato Angelo Marseglia, presidente dell’Associazione dei Pensionati di Coldiretti Puglia – la presenza degli anziani fra le mura di casa è quindi quasi sempre considerata un valor aggiunto all’interno di un welfare familiare che deve fare i conti sia con la gestione delle risorse economiche disponibili sia con quella del tempo e dei figli in situazioni dove molto spesso entrambi i genitori lavorano e sono fuori casa la maggior parte della giornata”.

La presenza dei nonni – sottolinea la Coldiretti regionale – è sempre più importante anche rispetto alla funzione fondamentale di conservare le tradizioni alimentari e guidare i più giovani verso abitudini più salutari nelle scuole e nelle case. Uno stile nutrizionale – ricorda Coldiretti – basato sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari che ha consentito – continua Coldiretti – una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale pari a 80,8 per gli uomini e a 85,2 per le donne.

“I network parentali sono fra i più importanti per garantire qualità e serenità di vita alle persone più avanti negli anni che spesso – ha insistito Pietro Piccioni, direttore regionale di Coldiretti –  devono affrontare patologie più o meno gravi per le quali l’aspetto psicologico è parte integrante della terapia riabilitativa insieme alla collaborazione degli oltre 350mila operatori di cooperative sociali e di assistenza che seguono milioni di famiglie affiancando il lavoro dei servizi pubblici.

La presenza degli anziani all’interno della famiglia in generale, e di quella agricola in particolare, è stata considerata come una forma arcaica da superare mentre con la crisi – sostiene Coldiretti Puglia – si sta dimostrando fondamentale per affrontare le difficoltà economiche e sociali di molti cittadini. La solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’impresa familiare è – aggiunge Coldiretti Puglia – un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato.

Le pensioni aiutano i bilanci per più di una famiglia su tre con la presenza dei nonni in casa che viene giudicata positivamente per il contributo economico e sociale che sono in grado di offrire in un momento di difficoltà.

Da qui la necessità di intervenire per tutelare gli anziani, patrimonio di esperienza e ausilio vitale nelle famiglie, recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse – afferma Coldiretti Puglia – eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti ed autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari, riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza, definire i livelli essenziali di assistenza, potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria.

Va anche riconosciuto un sostegno alle famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza. E’ evidente – conclude Coldiretti Puglia – l’insostenibilità sociale della situazione a carico dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sui quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico.

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Si chiude il mese di giugno da bollino rosso con temperature in Puglia fino a 43 gradi, assenza di piogge da settimane e campi a secco, con l’irrigazione di soccorso per dare acqua agli olivi che sono in stress idrico e non producono olive. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, che stima un calo del 40% della produzione di olive, a causa del caldo anomalo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione.

“Le temperature altissime già da maggio stanno costringendo gli agricoltori all’irrigazione di soccorso con costi altissimi per il caro gasolio per tirare l’acqua dai pozzi per salvare gli olivi in sofferenza per la straordinaria ondata di caldo. Serve un piano invasi, con una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto complessivo e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale bacini in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La situazione  delle campagne e le previsioni meteo per i prossimi giorni rendono sempre più evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo. Viene raccolta solo l’11% dell’acqua piovana e si potrebbe arrivare al 50% – denuncia Coldiretti Puglia – evitando così situazioni di crisi che in Puglia si ripetono ogni anno. Bisogna ripartire alle incompiute, come la diga del Pappadai in provincia di Taranto, un’opera idraulica mai utilizzata e di fatto abbandonata, utile a convogliare le acque del Sinni per 20 miliardi di litri di acqua da utilizzare per uso potabile e irriguo, che una volta ultimata andrebbe a servire l’Alto Salento, ancora oggi irrigato esclusivamente con pozzi e autobotti. La mancanza di una organica politica di bonifica e irrigazione - aggiunge la Coldiretti Puglia - comporta che lo stesso costo dell'acqua sia stato e continui ad essere caratterizzato da profonde ingiustizie. Ma vanno anche rivisti gli accordi fatti con la Regione Basilicata, circa il ristoro del danno ambientale, e con la Regione Molise per la realizzazione di una condotta di 10 chilometri per drenare acqua dall'invaso del Liscione sul Biferno fino all'invaso di Occhito sul Fortore.

Per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale – sottolinea Coldiretti Puglia – velocizzando le autorizzazioni burocratiche come fatto, ad esempio, per il caso del Ponte Morandi a Genova. Solo in questo caso sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini. La realizzazione di un’opera pubblica di importo superiore ai 10 milioni di euro, in Italia - ricorda Coldiretti Puglia su dati dell’ANBI -  necessita mediamente di 11 anni, di cui 42 mesi per la progettazione, 60 mesi per la costruzione, 16 mesi per la gara d’appalto, 13 mesi per il collaudo.

La regione con il minimo afflusso meteorico è proprio la Puglia dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi e mantiene anche il primato negativo – aggiunge Coldiretti Puglia – della disponibilità annua media di risorsa pro capite con soli 1000 metri cubi, meno della metà della disponibilità annua pro capite media nazionale stimata in 2330 metri cubi.

Negli invasi artificiali per l’assenza di piogge mancano 71 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla capacità, secondo i dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale, ma a preoccupare – denuncia Coldiretti Puglia - è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano e gli altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l’avena, del 25% per i legumi, ma si assiste anche alla maturazione contemporanea delle diverse varietà di frutta e ortaggi, come ciliegie e asparagi, dove le primizie e le varietà tardive sono maturate praticamente assieme, invadendo il mercato che non riesce ad assorbire le produzioni. Ma gli effetti sono evidenti anche sul settore olivicolo – dice Coldiretti Puglia - con il caldo durante la fioritura e la siccità che hanno compromesso l’allegagione, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 40% in Puglia. 

A risentire è tutto il settore agricolo nel 2022 divenuto rovente – afferma Coldiretti Puglia – con la frutta e la verdura in campo  bruciate dal solleone e i frequenti incendi in Salento e nel foggiano. Stanno soffrendo il caldo gli animali nelle stalle – spiega Coldiretti Puglia - dove le mucche per lo stress delle alte temperature stanno producendo fino al 30% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali, mentre il calo delle rese hanno ridotto la produzione dell’alimentazione degli animali, come orzo e piselli proteici.

I costi sono schizzati alle stelle per l’irrigazione di soccorso e per la necessità di gasolio – aggiunge Coldiretti Puglia - per tirare l’acqua dai pozzi, azionare trattori e mietitrebbie per raccogliere il grano e per tenere in funzione h24 ventilatori e doccette refrigeranti nelle stalle per aiutare le mucche a sopportare meglio la calura. Una situazione che fa salire ben oltre i 100 milioni di euro il conto dei danni provocati nel 2022 all’agricoltura pugliese – conclude Coldiretti Puglia - per il caldo e la siccità soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti con le avversità da sole e scottature dei prodotti agricoli che non sono più assicurabili.

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