Coronavirus, fake e creduloneria: non facciamoci contagiare

Marzo 17, 2020 988

Cesaria alessandroLe reazioni alle fake news, in tema di Coronavirus, possono

diventare un’espressione degenerata di forme di psicosi amplificate dai social, possono scantonare fino a trasformarsi in delle vere e proprie cacce alle streghe. Se il Covid-19 può far male fino ad uccidere anche scarso senso civico, poco tatto e creduloneria non scherzano.

Complici le testiere dei computer e i telefonini, la falsa convinzione che dietro uno schermo le leggi sulla privacy possano andare a farsi benedire può far commettere errori, personali e con risvolti collettivi, ai quali non sempre può essere agevole porre rimedio.  Scattare e mettere in rete foto di presunti contagiati non è consentito; neppure contribuire a diffondere messaggi whatsapp che raccontano di improbabili disinfestazioni con polvere battericida che piove dal cielo rende onore a chi, per incuranza o scarso acume, li alimenta in una deprecabile catena. Stesso discorso per chi fomenta la convinzione che la cura dal virus possa essere determinata dall’assunzione di dosi massicce di vitamine C e infusi bollenti di acqua e cipolle.

In special modo quando si tratta di persone, dovremmo ricordarci che accanto ad una sola persona, oltre alla persona, potrebbero esserci famiglie e affetti che forse dei social non fanno l’uso distorto di alcuni ma che leggono, soffrono si indignano. Non giochiamo sulle questioni gravi, non ve ne è motivo perché quello che oggi potrebbe essere il dramma di qualcun altro domani potrebbe riguardare noi. Alimentare panico, falsità, odio sociale è un reato, prima che una pratica abominevole. Recuperiamo la tensione del rispetto dell’altro, atteniamoci a quanto previsto dal Governo nazionale, dall’Amministrazione locale e dal buon senso: non è tempo di inventare e additare untori, l’unico nemico da combattere è nei reparti di patologia infettiva e terapia intensiva. 

Non diffondiamo notizie delle quali non siamo certi; quand’anche ne fossimo certi, ricordiamo che esistono norme che tutelano gli interessati e un’etica del rispetto e del dolore altrui. Usiamo la testa e il cuore e restiamo a casa.

Alessandro Cesaria

Consigliere comunale di Mesagne con delega alle Politiche sanitarie