Mesagne. Ospedale di comunità e disagi reali dell'utenza In evidenza

Novembre 27, 2017 2948

ospedale di comunita ingressoL'inaugurazione in pompa magna, avvenuta alcune settimane fa,

dell'ospedale di comunità di Mesagne ha asciato il tempo che trova poiché ad oggi non è ancora funzionante. Per la verità lo avevano profetizzato diversi medici di famiglia alla vigilia del taglio del nastro, da parte del direttore generale Giuseppe Pasqualone, constatando che tante erano le lacune ancora da colmare per avviare il nuovo servizio medico. Peraltro gli stessi si erano particolarmente stupiti dalla fretta da parte dell'Asl di inaugurare un servizio che non è ancora attivo. Come si erano chiesti a chi giovava tale inaugurazione. Così, questa situazione grottesca ha fatto tornare in mente l'inaugurazione, anche quella in pompa magna, delle sale due operatorie fatta dall'allora presente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per poi dismetterle l'anno dopo e trasferirle in altra struttura sanitaria. Operazione di marketing, anche quella, incomprensibile per la gente comune. Così, se resta lodevole l'obiettivo dell'ospedale di comunità al contrario restano i dubbi sulla sua effettiva operatività. Tale struttura, infatti, dovrebbe fare da ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale di riferimento, per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti per acuti, ma bisognosi di un’assistenza sanitaria preparatoria a quella domiciliare. Il punto è che l’implementazione di questo servizio può avere un suo senso se si inserisce in un contesto virtuoso, ossia in un sistema sanitario capace di rispondere con efficacia alla domanda di salute proveniente dall’utenza territoriale. Come può funzionare se solo venerdì scorso una signora di 83anni di Mesagne, affetta apparentemente da Herpes Zoster ma con altri sospetti problemi neurologici oftalmici scoperti durante le fasi di indagini diagnostiche è stata suo malgrado "costretta", dopo ben 20 ore di attesa in pronto soccorso del "Perrino", a firmare il modulo di dimissioni volontarie e ritornare a casa poiché in ospedale non c'era un letto per ricoverarla. E adesso dovrà girovagare per poter fare una risonanza magnetica in uno studio privato per completare l'iter diagnostico iniziato al "Perrino". Se l'ospedale di comunità avesse funzionato, probabilmente, la signora dopo gli accertamenti clinici sarebbe stata ricoverata a Mesagne. Questa è la cruda realtà tra ciò che si dice, cioè si inaugura, e ciò che realmente accade ai comuni pazienti. Senza se e senza ma. Poiché le giustificazioni ferirebbero due volte queste persone anziane, malate, umiliate e bisognevoli di cure certe.