ANPI Mesagne. L’antifascismo ad intermittenza

Novembre 09, 2020 862
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Il presidente Tupini (Democrazia Cristiana), in data 3/12/46 propose all’esame della I° sottocommissione della Costituente il testo presentato da Dossetti (Democrazia Cristiana), il cui dibattito che ne seguì, portò l’art. 11 della Costituzione alla formulazione che conosciamo.
La proposta di Dossetti, comprendeva anche la parte relativa alle condizioni –“di reciprocità”- che potevano consentire “le limitazioni di sovranità necessarie all’organizzazione ed alla difesa della pace”.
Naturalmente tutti i grandi del tempo intervennero nel dibattito fornendo contributi di mirabile livello anche di diritto internazionale. Si toccarono anche le vette dell’etica e della morale, quando l’on.le Li Causi (Partito Comunista Italiano) pose una drammatica quanto terribile domanda “La guerra fascista e la guerra di liberazione: quale è giusta e quale è ingiusta?”.
Li Causi intervenne interrompendo l’on.le Perez Russo (L’Uomo Qualunque) il quale proponeva di “rinunciare a questo articolo perché giuste sono le guerre vinte mentre quelle perdute sono ingiuste”.(seduta pomeridiana 14/3/47).
L’idea della guerra imperialista e finalizzata all’occupazione e invasione di altre nazioni, privando le libertà dei popoli attaccati e vinti, e che valutava l’onore e la gloria sulla base dei milioni di morti che produceva, serpeggiava anche tra i Costituenti.
Nella stessa seduta l’on.le Damiani (Gruppo Misto) pensava ai compiti della scuola che dovrebbe “educare gli uomini alla concordia facendo nascere e fiorire nel loro animo l’odio per qualsiasi forma di sopraffazione. (Mentre) nelle scuole militari tedesche vi era prima di ogni altra cosa la cultura militare e si insegnava trovare tutti i mezzi per distruggere il nemico, per conquistare sempre nuovi territori”. Il fascismo non fu da meno: le adunate settimanali, il saggio ginnico nelle scuole, e poi le “leggi fascistissime”, tutto concorreva alla creazione dell’”uomo nuovo”.
L’art. 11 della Costituzione invece è lì e rappresenta il nuovo codice etico della Italia nata dalla Resistenza e la relazione del Presidente della Commissione Meuccio Ruini (Gruppo Misto) che accompagna il Progetto di Costituzione della Repubblica Italiana infuse in quell’articolo la ratio ispiratrice: “Rinnegando recisamente la sciagurata parentesi fascista l’Italia rinuncia alla guerra come strumento di conquista e di offesa alla libertà degli altri popoli. Stato indipendente e libero, l’Italia non consente in linea di principio, altre limitazioni alla sua sovranità, ma si dichiara pronta in condizioni reciprocità e di eguaglianza a quelle necessarie per organizzare la solidarietà e la giusta pace tra i popoli. Contro ogni minaccia di rinascente nazionalismo, la nostra costituzione si riallaccia a ciò che rappresenta non soltanto le più pure tradizioni ma anche lo storico e concreto interesse dell’Italia: il rispetto dei valori internazionali……”
L’on.le Tupini ribadì: “E Dio voglia che questa non sia soltanto una generosa utopia del nostro popolo, ma una aspirazione comune a tutta l’umanità, dopo la tremenda lezione dell’ultimo conflitto. Pace tra i popoli ma anche pace tra il popolo italiano”.
Gli apologeti della guerra, i sovranisti dell’ultima ora, dovrebbero andare a rileggersi questi passi del dibattito nella Costituente e forse cambierebbero idea.
Per fortuna, a volte, il dibattito parlamentare, anche recente, registra passaggi interessanti ed in linea con questi valori scolpiti nella Costituzione. Magari non hanno lo stesso spessore culturale e politico, ma sempre significativi risultano.
Accade che nel Comune di Affile che voleva mettere un busto commemorando il Generale Rodolfo Graziani, e volendo “prevenire il ripetersi di (analoghe) iniziative nella XVII legislatura (2013 / 2018) furono presentate alla Camera due proposte di legge di modifica della legge n. 1188/1927 “, una di queste proposte risulta “d’iniziativa dei deputati Boccadutri, Matarrelli e Stumpo del 16 maggio 2013 con la quale si introduceva il divieto di intitolare sia strade o piazze, sia monumenti, lapidi o ricordi permanenti situati in luogo pubblico o aperto al pubblico a esponenti del disciolto partito fascista o ad appartenenti alle Forze Armate durante la dittatura fascista…”. (Antifascismo Quotidiano a cura di Carlo Smuraglia ed. Bordeaux).
Può darsi che a qualcuno la memoria avesse fatto difetto, ma poi si è ravveduto.
Ultima modifica il Lunedì, 09 Novembre 2020 08:41

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