Conclusa nel brindisino la vendemmia 2022

Ottobre 10, 2022 562

Dopo oltre due mesi di lavoro la vendemmia 2022 in provincia di Brindisi può dirsi conclusa. Il bilancio, nonostante le avversità atmosferiche della primavera-estate, può dirsi più che soddisfacente, almeno pensando alle previsioni grigio-scure di alcuni mesi fa. Una vendemmia, quindi, a cinque stelle con un prodotto sano e di buona gradazione. Facile prevedere che i vini che si produrranno saranno di un’eccellente qualità. Si svendemmia_2022_7.jpgpera solo che questa particolarità sia riconosciuta economicamente sui mercati nazionali e internazionali che i vini raggiungeranno tra qualche mese.

Nonostante ciò per le aziende la campagna di commercializzazione si prevede piuttosto difficile a causa dei costi di produzione che sono aumentati in maniera vertiginosa. Dunque, la vendemmia 2022 volge al termine tra luci ed ombre e con tantissimi spunti di riflessione. Sicuramente è stata una vendemmia caratterizza da diversi fattori. Innanzitutto c’è stata una buona qualità del prodotto, con grado Babo mediamente intorno ai 20 gradi. Il secondo fattore è stato la minor produzione registrata nelle cantine sociali, confronto allo scorso anno di circa il 15-20%, ma non in tutte le zone poiché quelle a sud della provincia hanno avuto, sostanzialmente, le medesime quantità dello scorso anno.vendemmia_2022meccanizzata_4.jpg

Il terzo fattore che ha caratterizzato la vendemmia 2022 è stato l’aumento dei costi di produzione, del gasolio agricolo che ha raddoppiato il prezzo, dall’azoto con un più 200%, dei fitofarmaci che sono aumentati mediamente del 170%, con l’energia elettrica del 300%. Infine, il quarto fattore è dato dal prezzo di vendita delle uve che si è mantenuto piuttosto basso. Inferiore sia ai prezzi del 2021 sia del 2020. Dati, e lamentele, che sono stati raccolti andando in giro tra le varie cantine sociali della provincia di Brindisi che, in questi giorni, sono alla prese con un turbinio di lavoro tra fermentazione, travasi, svinature e sfecciature. A Mesagne c’è la cooperativa della Riforma Fondiaria con il vice presidente, Emanuele Guglielmi, che ha tenuto a sottolineare: “Abbiamo concluso i lavori vendemmiali da qualche giorno e stilando un primo bilancio possiamo dire di aver prodotto un 15% in meno dello scorso anno. Nonostante ciò siamo soddisfatti poiché abbiamo ottenuto un grado Babo medio di oltre 20 gradi. Purtroppo resta il grosso problema dei costi.guglielmi_emanuele_vendemmia_22.jpgvendemmia_2022.jpg

Quest’anno le uve si sono vendute mediamente a 35 euro al quintale. Chi ha avuto una produzione di circa 150 quintali per ettaro ha coperto a malapena le spese”. Poi il vice presidente ha aggiunto: “Chi, in estate, ha irrigato i vigneti ha sostenuto un costo aggiuntivo per ettaro di mille euro, chi ha vendemmiato le uve manualmente ha spesso mediamente 700 euro a ettaro. Pertanto la situazione è tragica. Se a tutto ciò aggiungiamo che il mercato è completamente fermo si comprende che il nostro futuro è nero”. Oronzo Pati è il presidente delle Cantine di San Pancrazio. “Sostanzialmente – ha detto - abbiamo prodotto gli stessi quantitativi dello scorso anno con una buona qualità e abbiamo ottenuto un grado Babo medio di 19,50”. Anche lui ci ha confidato che “il mercato del vino è completamente fermo. Fortunatamente – ha proseguito abbiamo una rete di vendita in Puglia che ci permette di esitare il nostro prodotto sia sfuso sia in bottiglie”. L’Agricola latianese è guidata dal presidente, Giuseppe Schiena. “Per fortuna - ci ha spiegato – non abbiamo subìto il calo di produzione preventivato a inizio delle operazioni vendemmiali. Anche noi abbiamo avuto un prodotto eccellente con una gradazione Babo media di 19 gradi. In ogni modo dobbiamo lamentare una stagnazione del mercato che ci preoccupa non poco”.vendemmia_2022_6.jpg

A San Donaci la Cantina sociale ha concluso la vendemmia “in maniera tranquilla”, ci ha confermato il presidente Marco Pagano: “È stata un’annata ottima perché il prodotto ha tenuto bene alle avversità climatiche al cui termine le uve vendemmiate sono risultate sane, prive di difetti o inquinanti vari. Abbiamo ottenuto una gradazione Babo media di 19,50. Pertanto avremo una buona qualità di vino”.vendemmia_2022meccanizzata_1.jpg

 

de miccolis angelini filippoLa vendemmia che si appena conclusa è stata, forse, la più difficile degli ultimi decenni. La causa di questo fiume di criticità le spiega il presidente provinciale di Coldiretti, Filippo De Miccolis Angelini.

Presidente la vendemmia 2022 si è aperta con la vendita delle uve a prezzi molto bassi.

“I prezzi delle nostre uve Igp, spesso inferiori ai 50 euro, rivelano che la logica che ha prevalso quest’anno è stata quella della speculazione passando, in meno di un anno, da una folle corsa al vino, soprattutto Primitivo, disancorata da una premialità legata alla qualità, a dei prezzi che non coprono i costi di produzione. Forse si è creduto che bastasse affibbiare il brand Puglia su di una etichetta per creare mercati infiniti e che essi potessero assorbire qualsiasi quantità disancorata dalla qualità ed a prescindere da qualsiasi strategia di valorizzazione del prodotto e del territorio”.

Questa politica speculativa ha inciso anche sulle eccellenze vinicole del territorio.

“Certamente. La verità è che si è scelta la via più semplice e di massa, svilendo eccellenze produttive come il Primitivo ed il Negroamaro, sacrificandole sull'altare delle offerte da scaffale, penalizzando pesantemente le dop, le doc, i bio e le produzioni di qualità”.

Pertanto le nostre aziende sono andate in crisi.

“I grandi player del vino hanno fiutato l'affare Puglia e si è venduto a pochi euro il sacrificio di un anno di lavoro di un intero comparto agricolo e di migliaia di famiglie di agricoltori che oggi sono nella disperazione”.

Il settore vitivinicolo ha, quindi, dimostrato poca maturità e soprattutto l'incapacità di vendere e valorizzare il proprio vino.

“Proprio così, non abbiamo saputo valorizzare il nostro capitale locale dato dal territorio, dal paesaggio, dalle tradizioni e dalla gastronomia. Con un insostituibile capitale umano che è la nostra grande tradizione agricola”.

Presidente il futuro è, pertanto, tutto nella valorizzazione del prodotto.

“Si. Il futuro è nella valorizzazione della distintività, nel recupero dello spirito cooperativistico e la tutela della filiera a partire dall'anello più debole, ma da cui parte tutto, quello della produzione in campo, dai vigneti che disegnano un paesaggio, che curano il territorio e lo rendono fruibile per il settore turistico, di quell'agricoltura che sa essere racconto, combinando varietà tradizionali e terroir, caratterizzando con autenticità e qualità il prodotto sul mercato. Bisogna mettere in campo un vero sforzo per valorizzare quell'agricoltura, che spesso è sì al centro del marketing del vino, ma che in realtà non interessa a nessuno, anzi, alla prima difficoltà è la prima che viene affossata e sulla quale si cerca di scaricare il macigno di uno scenario economico complesso”.

Gli aumenti dei costi partono prima di tutto in campo: gasolio agricolo, fitofarmaci, energia per l'irrigazione, materie prime, scarsità di manodopera, problemi che affliggono prima di tutto chi produce.

“L'agricoltore non può governare l'ingresso del prodotto sul mercato, una volta che il frutto è maturo deve raccogliere, non può attendere, e questo chi specula lo sa bene.  Per fare una vigna che dia un buon vino ci vogliono anni, investimenti, sacrifici e tanto sudore. A svendere un territorio basta un'annata. Primitivo, Negroamaro, Susumaniello sono per noi una forza trainante per un riscatto economico e sociale di interi territori, che non hanno altre carte da giocarsi. Questo settore ha bisogno di controlli, di strategia e pianificazione, di investimenti in qualità e progetti di filiera, di marketing territoriale e turismo sostenibile. Il vino pugliese deve essere vincente in campo, altrimenti sarà l'ennesima occasione persa e rimarrà solo degrado e disoccupazione”.vendemmia_2022_4.jpg

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Ultima modifica il Lunedì, 10 Ottobre 2022 17:11