Amati: “Criminale è far attendere le persone malate in fila, contro le leggi, i piani e il contratto dei medici”

Ottobre 12, 2022 398

“È un crimine far attendere le persone malate in fila al Cup, violando leggi, piani e il contatto dei medici, usando l’attività a pagamento come espediente per ridurre l’attesa e generando un clamoroso disallineamento con i tempi della attività istituzionale. Ecco il senso della mia proposta di legge, presentata sulla base di una decennale esperienza legislativa, senza che nessuna mia legge sia stata dichiarata incostituzionale dalla Corte. Impugnative  bizzeffe, perché provo a solcare strade nuove e scomode nell’interesse dei cittadini, ma nessuna sentenza d’incostituzionalità”.

Lo dichiara il Consigliere regionale Fabiano Amati, promotore e primo firmatario della proposta di legge per ridurre le liste d’attesa.

“L'attività libero-professionale intramoenia (ALPI) è un istituto contrattuale che discende dalla legge, dal Piano di governo delle liste d’attesa e dal CCNL, che può essere disattivata -  per espressa previsione di queste tre fonti - qualora i tempi tra l’attività istituzionale e quella a pagamento non siamo allineati.

 L'ALPI e in connessione con l'indennità di rapporto esclusivo, che i medici percepiscono come voce stipendiale, e perciò grava l’obbligo di lavorare in ALPI per un tempo non superiore a quello utilizzato per l’attività istituzionale.

Per i medici in extramoenia, invece, non è previsto il pagamento dell’indennità di esclusività ed è vietato l’utilizzo delle strutture e delle attrezzature dell’azienda di appartenenza, per cui sono pochissimi - e nessun direttore di unità operativa - a scegliere questo regime.

La norma proposta non potrà generare alcun conflitto, perché è la mera esecuzione di una disposizione statale a cui si offre il rimedio della sospensione e della decadenza dei DG in caso di mancato rispetto. Ossia, quasi sempre.

Il medico in attività ordinaria svolge una serie di attività non identificabili in visite o prestazioni diagnostiche, quali attività di reparto, attività di sala operatoria, turni di guardia e di reperibilità, consulenze per altri reparti o strutture della stessa Azienda Sanitaria, ma il calcolo sul mancato allineamento si effettua comparando le prestazioni a parità di prestazioni, ore lavorate e personale impiegato. Non è prevista, dunque una comparazione arbitraria.

La domanda sarebbe invece un’altra: come mai ci si ritrova con tempi d’attesa così diversi, rapidissimi per l’attività a pagamento e biblici per quella istituzionale, se il calcolo del disallinamento si riscontra con comparazioni omogenee?  Come mai un’ora di ecografie per la propria azienda produce un minor numero di prestazioni rispetto a quelle eseguite in una stessa alla ora di attività libero-professionale?

Non possiamo cavalcare argomenti che senza numeri divengono eresie, sapendo che ci sono  tutti i documenti amministrativi e contabili sulle attribuzioni dei volumi delle prestazioni in ALPI e in attività istituzionale, purtroppo ignorati o violati.

Infine: è vero che i medici italiani sono i peggio pagati d’Europa e che le scuole di specializzazione non formano in quantità utili per colmare la carenza di personale, ma su questo mi aspetto una presa di coscienza dei nuovi parlamentari nazionali con nuove leggi per risolvere questi problemi. Ma nell’attesa delle nuove e auspicabili leggi statali, non si può proporre la sistematica violazione delle norme esistenti o il metodo degli occhi che si chiudono dinanzi al problema, perché questa sarebbe una soluzione incapace di mettere nel conto il dolore delle persone.”

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