Questa Rai è simbolo del fallimento della vecchia tv. Le straordinarie tv locali

Novembre 24, 2019 1480

boccia francesco"Le tv locali in Veneto hanno fatto quello che normalmente dovrebbe fare il servizio pubblico.

Hanno raccontato l’alluvione e le sofferenze di Venezia facendo un servizio pubblico che avrebbe dovuto fare la Rai. Così come hanno fatto il giorno dopo i giornali locali, ed è accaduto anche qui in Puglia a partire delle alluvioni in Salento. Le immagini del mare che entrava in città e nei ristoranti danneggiando le attività economiche sulla costa di Porto Cesareo, Gallipoli e degli altri comuni salentini, non le ha trasmesse la rai ma queste straordinarie tv locali che tengono in vita il pluralismo sui territori. E invece loro lì a Roma a litigare su produzioni milionarie di programmi spesso inutili o su appalti la cui genesi lascia basiti. Poi vogliono anche essere chiamati manager o direttori di rete. Per quanto mi riguarda si apre una stagione che impone al tempo del digitale una discussione laica e profonda sulle finalità del canone. È servizio pubblico quello che serve agli italiani non quello che serve a chi fa business con la rai. A Venezia per quelle decine e decine di ore ininterrotte di diretta era più opportuno pagare le tv locali che con ragazzi straordinari raccontavano l’alluvione o questa Rai? Sul mio smartphone sono arrivate le immagini girate da ragazzi che erano lì non per il servizio pubblico ma per conto di aziende che sopravvivono con grande difficoltà per la rivoluzione avvenuta sul mercato pubblicitario con la raccolta delle multinazionali del web, ma continuano a esserci. A quei ragazzi che rappresentano le difficoltà dei giovani professionisti di oggi precari e a quelle imprese noi dobbiamo una risposta. Non solo alle tv, ma anche ai giornali locali e ai siti giornalistici che raccontano i nostri territori. Sarà servizio pubblico moderno quando quello che accade sui nostri territori, arriverà naturalmente anche sui nostri smartphone e sui nostri tablet. L’attuale assetto non è più accettabile, personalmente sosterrò tutti coloro che in Parlamento chiedono che una quota del canone Rai, il 10%, vada al sostegno del pluralismo e dell’informazione oggi assicurata da tv locali, giornali e siti locali. È un dibattito che non si può fermare. Chi pensa di soffocarlo deve sapere che gli si ritorcerà contro. Meglio affrontarlo alla luce del sole. Io penso che sia servizio pubblico quello che assicura il pluralismo nel paese a partire dalla scala locale; raccontare tutto senza veli non essendo condizionati da lobby, da pressioni che sono figlie di un’idea vecchia di capitalismo. A me il capitalismo digitale piace quando dà la parola a tutti e non mi piace quando fa vincere i forti e i forti di solito sono le multinazionali del web che controllano raccolta pubblicitaria e informazioni e le aziende che si dichiarano di Stato e poi umiliano la funzione stessa di Stato. Quindi complimenti per il lavoro fatto, complimenti a chi ancora riesce a tenere in vita un'azienda editoriale sui territori e lo Stato forse dovrebbe pensare più a loro e alle voci che arrivano dai territori e meno ai palazzoni Rai che forse devono essere snelliti. Faccio un appello ai manager della Rai, forse è bene pensare più alla presenza sul territorio e meno alle vicende come quelle che stanno caratterizzando in maniera poco dignitosa il dibattito in questi giorni sulle gare, sulle risorse e sulle modalità con cui vengono spese. Perché non devono mai dimenticarlo, spendono o investono soldi nostri per assicurare il servizio pubblico". Così il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, complimentandosi in Provincia a Lecce con le tv locali presenti che chiedevano una sua valutazione su una quota del canone per il servizio pubblico alle tv locali a margine dell’incontro in provincia con i sindaci i cui territori hanno subito danni dal maltempo dei giorni scorsi.