Mesagne. Oggi il D-Day per l'Amministrazione Molfetta In evidenza

Gennaio 21, 2019 1981

molfetta pompeo el2015Salvo ripensamenti dell’ultimo momento oggi a Mesagne

è il D-day per l’amministrazione Molfetta. I “dissidenti” dovrebbero firmare davanti a un notaio l’atto di sfiducia del sindaco, con cui si dimettono loro stessi, sancendo il termine anticipato della legislatura. Poi tutto finirà in mano al prefetto di Brindisi che nominerà un commissario “ad acta” che traghetterà la città verso le consultazioni del maggio 2019. Intanto, il Partito democratico ha preso le distanze dai suoi consiglieri comunali, Francesco Mingolla e Alessandro Pastore, che firmeranno la sfiducia bollando come “un fallimento” l’esperienza politica dell’Amministrazione Molfetta. “Siamo sempre stati coerentemente all'opposizione di questa esperienza amministrativa e riteniamo che la stessa dovesse concludersi con una presa d'atto del fallimento sul piano politico e amministrativo da parte del sindaco e della maggioranza”, ha voluto sottolineare Francesco Rogoli, segretario cittadino del Pd, che come partito avevano chiesto “la convocazione straordinaria di un Consiglio comunale per discutere alla luce del sole, e a beneficio della città, di ciò che ha prodotto per Mesagne quella che, nel 2015, fu propinata come una grande innovazione politica”. Il metodo scelto per sciogliere il Consiglio comunale, secondo il segretario, di fatto “azzera il confronto nelle sedi istituzionali deputate, che avrebbe fatto emergere tutte le responsabilità sulla situazione che si è determinata, ci trova in netto dissenso”. Rogoli non ha risparmiato critiche ai suoi “consiglieri comunali che hanno deciso di dimettersi congiuntamente al resto della maggioranza, decisione mai discussa e valutata con il gruppo consiliare e negli organismi dirigenti del partito, che va considerata come una scelta di carattere personale di cui gli stessi si assumeranno la responsabilità”. I consiglieri comunali rimasti fedeli al progetto del Pd, Fernando Orsini e Rosanna Saracino, hanno spiegato: “In Consiglio avremmo spiegato perché la presentazione di una formale mozione di sfiducia al sindaco era solo una prova di forza dei presentatori ed una “mortificazione” da infliggere a Molfetta che, ne siamo certi, conoscendo il suo spessore umano e politico, avrebbe immediatamente rassegnato, all’esito di un dibattito consiliare ad hoc, le dimissioni non appena preso atto del ritiro del sostegno da parte di diversi consiglieri della sua maggioranza”. Orsini e Saracino, in Consiglio, avrebbero “chiesto formalmente ai consiglieri che, legittimamente, intendevano ritirare il proprio sostegno al sindaco, i motivi di tale loro scelta ed il perché in trentotto sedute di Consiglio comunale, mai una voce di dissenso si era levata in quella sede, ché, anzi, sono state solo voci di “lode”, talvolta anche pelose, rivolte al primo cittadino”. Infine, l’associazione “La M” è preoccupata poiché è “da irresponsabili far commissariare dal prefetto la nostra città, con un conseguente aumento delle tasse comunali”.