Osa: un modello di cura post-ospedalizzazione per pazienti Covid-19 non ancora negativizzati

Marzo 18, 2020 1366

milanese giuseppe presidente osa 2Un progetto pilota per offrire assistenza sociosanitaria

in strutture alberghiere a 4 stelle a pazienti Covid-19 che non hanno più necessità di stare in ospedale. Saranno 15 tra oggi e domani, 40 entro sabato e poi fino a 100 le persone dimesse da diversi nosocomi del bergamasco, autosufficienti ma non ancora negativizzate, che potranno scegliere di non ritornare alle proprie abitazioni per venire assistite al Winter Garden Hotel di Grassobbio (Bergamo) e completare i 14 giorni di isolamento domiciliare previsti dai protocolli sanitari della Regione Lombardia. Il servizio, che non ha precedenti nell’esperienza sanitaria del Paese e si candida a diventare rapidamente un modello per nuove prassi, sarà gratuito per gli ospiti ed è stato reso possibile grazie all’iniziativa della Fondazione “Insieme con Humanitas”, della Congregazione Misericordia Maggiore – MIA, del Comitato “Abitare la cura” promosso dalla testata “L’Eco di Bergamo”, di Confindustria Bergamo e della Caritas Diocesana bergamasca. L’esigenza riscontrata è stata quella di aiutare i pazienti costretti all’isolamento domiciliare che, da protocollo, prevede misure logistiche e sanitarie non sempre di facile attuazione: stanza e bagno ad uso esclusivo, mantenimento delle distanze da famigliari potenzialmente a rischio, monitoraggio costante delle condizioni di salute, smaltimento speciale dei rifiuti, sanificazione delle superfici e indumenti con prodotti ad hoc, uso di dispositivi di protezione individuale ad oggi difficilmente reperibili. Erogherà materialmente l’assistenza sociosanitaria OSA Operatori Sanitari Associati, uno dei maggiori player italiani nel settore, scelta per la ormai trentacinquennale attività e per gli alti standard di qualità, efficienza e legalità, come riconosciuto da una serie di enti certificatori terzi. Nel concreto, i pazienti godranno di una ospitalità alberghiera completa (camera singola con bagno, tv e wi-fi, ristorazione, cambio biancheria, pulizia giornaliera) integrata da una serie di standard assistenziali garantiti da medici, infermieri e operatori di OSA, supervisionati dall’Agenzia per la Tutela della Salute (ATS) di Bergamo, ed in costante comunicazione con gli specialisti ed i reparti di provenienza dei pazienti: un medico reperibile telefonicamente per 12 ore al giorno; assistenza infermieristica h24; un operatore sociosanitario 14 ore al giorno (7.00-21.00); sostegno psicologico; disponibilità di dietista. Giuseppe Maria Milanese, Presidente di OSA, rivendica con orgoglio: “Siamo a un crocevia della Storia e OSA c’è, perché ci vuole essere e perché è giusto che ci sia, dopo oltre tre decenni di solidarietà e sussidiarietà praticate e non predicate nelle trincee di ospedali e case di tutta Italia. Ringrazio la Regione Lombardia, l’ATS di Bergamo, Humanitas e tutti i soggetti coinvolti per averci voluto riconoscere questo ruolo e Vincenzo Trivella, a capo della divisione OSA Lombardia, per il lavoro profuso”. Trivella aggiunge: “Ci assumiamo una responsabilità molto grande, la stessa scienza non ha ancora le idee chiare sul decorso del virus. Noi prenderemo in carico pazienti che rispondono a parametri clinici definiti, senza però perdere i contatti con gli ospedali di provenienza. Anzi, oltre a garantire le competenze professionali e le premure che il nostro lungo know-how in materia di assistenza sociosanitaria può assicurare, prevederemo un sistema costante di backup con gli ospedali che hanno curato gli ammalati, in modo da avere un monitoraggio bilaterale delle loro condizioni di salute. Oltre a profondere il massimo impegno, contiamo di affinare i metodi di assistenza e trattamento di giorno in giorno, ma siamo fiduciosi e orgogliosi di essere protagonisti di questa vicenda epocale”.