Amati sulla centrale a carbone di Brindisi

Marzo 14, 2022 991

“Sulla coscienza dei no-a-tutto ricade l’incremento in corso della produzione elettrica da carbone. Nella centrale di Brindisi è stata incrementata di 0,2TW/h nel 2021 la produzione di energia elettrica da carbone, a causa dell’aumento dei prezzi gas. Sono contento che Enel abbia confermato comunque l’obiettivo del 2025 per la chiusura dei tre gruppi a carbone ancora in funzione, salvo decisioni diverse, temporanee ed eccezionali del Governo nazionale causate dall’interruzione totale delle forniture di gas dalla Russia e per fronteggiare il rischio di restare al buio e al freddo, anche nelle case dei no-a-tutto, come chiaramente detto dal Ministro Cingolani. E spero comunque che non ci sia alcun bisogno di prendere tale decisione”.

Lo dichiara il Presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione Fabiano Amati.

“Per anni è stato no-a-tutto, compreso anche in questi mesi terribili il no a gasdotti, GNL e rinnovabili, con la conseguenza di un incremento di produzione di energia a carbone che io considero una sciagura.
Contrastare Tap e Snam per il gasdotto, ostacolare serbatoi GNL, porre problemi sui rigassificatori off-shore e fare giochi di prestigio sulle rinnovabili, si sono rivelate condotte di estrema complicità con l’inquinamento da cui vorremmo liberarci.
La lunga battaglia contro il carbone portata avanti negli anni, avrebbe dovuto vedere di pari passo l’incremento della produzione attraverso il gas e le rinnovabili. E invece ci siamo scontrati con il no al gas e il no alle rinnovabili per interferenza con il paesaggio.
Da questo è derivato uno scenario a dir poco surreale e di fatto contrastante con la sicurezza ambientale, la prosperità e - come visto nelle ultime ore - la pace.
A fronte infatti dello spegnimento di un primo gruppo a carbone su quattro, passando il potenziale massimo di produzione  da 17TW/h a 10-12TW, la centrale di Brindisi ha prodotto da carbone 3.4TW/h nel 2020 e 3,6TW/h nel 2021, con un incremento dunque di 0,2TW/h causato dall’aumento dei prezzi del gas, e comunque con valori notevolmente ridotti rispetto al potenziale massimo dei tre gruppi ancora in esercizio.
Questa progressiva e auspicata riduzione della produzione a carbone, con l’obiettivo di spegnere entro il 2025 gli altri tre gruppi, avremmo dovuto compensarla dalla maggiore produzione di energia da gas e rinnovabili. E invece il giusto no al carbone è stato di fatto ostacolato, magari non volendo, da chi contestualmente diceva no anche alle fonti di produzione alternativa, mettendoci dunque nell’attuale condizione pericolosa.
Ora speriamo solo che ENEL possa continuare nel suo programma di spegnimento entro il 2015 dei gruppi a carbone, come confermato oggi in Commissione, e che non si manifestino mai gli elementi di fatto dell’interruzione totale delle forniture di gas dalla Russia, e quindi il buio e il freddo anche nelle case dei no-a-tutto, in grado di giustificare la comunicazione di emergenza riferita prudentemente qualche giorno fa dal Ministro Cingolani”.