A Mesagne il disagio degli anziani per le visite presso il medico di famiglia In evidenza
A Mesagne sta emergendo una situazione che coinvolge numerosi cittadini anziani e il loro rapporto con i medici di famiglia. Il problema nasce da una prassi che alcuni professionisti hanno mantenuto anche dopo la fine della pandemia da Covid-19: la visita medica solo su prenotazione. Non tutti i medici hanno adottato questa modalità, ma quelli che lo fanno stanno creando difficoltà crescenti, soprattutto per la fascia di popolazione più fragile, che ha bisogno di assistenza continua e immediata.
Durante l’emergenza sanitaria, la prenotazione era una misura utile per evitare assembramenti e ridurre il rischio di contagio. Oggi, però, quella stessa organizzazione si traduce spesso in tempi d’attesa di una settimana o più. Per gli anziani, che rappresentano una parte consistente della comunità locale e convivono con patologie croniche o complesse, questi intervalli diventano un ostacolo concreto all’accesso alle cure. Molti di loro si trovano in difficoltà non solo per la gestione delle prescrizioni di farmaci – che in alcuni casi vengono inviate via messaggio o email e caricate nel cassetto fiscale – ma anche per le visite dirette, indispensabili per valutare sintomi nuovi o aggravamenti di malattie già note. La visita dal medico di base è spesso il primo passo verso ulteriori accertamenti specialistici, e la sua mancanza o il suo rinvio può rallentare diagnosi e trattamenti. Antonio, 80 anni, racconta la propria esperienza: “Durante il Covid poteva avere senso prenotare, ma ora non capisco perché non si possa tornare alle visite libere. Ho diverse patologie e ho bisogno di controlli frequenti. Ogni volta devo aspettare giorni per essere ricevuto. Se ho bisogno di un consulto immediato, non posso attendere. E quando mi dicono che in caso di urgenza i tempi si accorciano, non è vero”. Un racconto simile arriva da Mario, settantenne con una patologia grave in remissione. “Ho chiesto un appuntamento agli inizi di ottobre e l’ho ottenuto solo oggi. Avevo bisogno di un consulto dermatologico, ma a questo punto conviene rivolgersi a uno specialista privato, dove i tempi sono più brevi. Ma non tutti possono permetterselo”.
Cosimina, novant’anni, pone una domanda che sintetizza il malessere di molti: “Possibile che nessuno richiami i medici alla loro missione originaria, al giuramento di Ippocrate che li impegna a fare tutto il possibile per il benessere del paziente?”. Le testimonianze raccolte descrivono un disagio che va oltre il singolo episodio. Il sistema delle prenotazioni, nato come misura temporanea, sta trasformando il rapporto tra medico e paziente. Per molti anziani, abituati a un contatto diretto e immediato, la distanza creata da moduli online, segreterie telefoniche o code digitali rappresenta un ostacolo difficile da superare. Chi non ha dimestichezza con gli strumenti informatici o non dispone di supporto familiare si trova di fatto escluso da un servizio che dovrebbe essere accessibile a tutti. La questione sollevata a Mesagne non riguarda soltanto l’organizzazione degli studi medici, ma tocca un tema più ampio: quello dell’accesso equo alle cure di base. La medicina territoriale, pensata per essere il primo presidio di prossimità, rischia di perdere la sua funzione se non riesce a garantire tempi compatibili con le necessità dei pazienti.
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