Mesagne. Torna a nuova vita il palazzo Carrozzo-Savino In evidenza

Febbraio 17, 2021 1450

Il restauro del centro storico di Mesagne continua a far emergere gioielli architettonici da anni in attesa di una degna ristrutturazione. È il caso del palazzo Carrozzo-Savino che svetta in via Geofilo. Una dimora nobiliare che dal 1930 appartiene alla famiglia Carrozzo. L’antico palazzo, almeno in parte, diventerà dalla prossima primavera un bed and breakfast di lusso capace di ospitare 18 persone divise in sei stanze arredate rispettando la destinazione originaria della dimora. Fino a qualche anno fa questa residenza era occupata da Elena Carrozzo scomparsa all’età di 91 anni. Elena era figlia del veterinario comunale Rodolfo Carrozzo, professionista impegnato a Mesagne all’inizio del secolo scorso. La famiglia Carrozzo acquistò il palazzo dai signori Fazzi di Lecce poiché uno dei figli era stato sposato con una Profilo. Per arrivare alla realizzazione del b&b gli attuali proprietari, l’ingegnere Giorgio Vece e la signora Marinella Savino, figlia di Elena, hanno promosso un dettagliato progetto di restauro conservativo dell’immobile durato circa tre anni. Un’opera privata che arricchirà molto il cuore antico della città e che sarà destinato ad un progetto di accoglienza che va ben oltre il semplice pernotto. Il b&b “Donna Elena”, infatti, è nato anche per rispettare l’amore che la signora Carrozzo ha sempre avuto per quella dimora. Basti pensare che negli anni del dissesto idrogeologico Elena non ha mai abbandonato la sua antica residenza. Ha preferito vivere in mezzo alle travi in legno e alle impalcature per oltre 11 anni piuttosto che lasciare questa parte della città.

Da questo amore per il centro storico è scaturito un intervento di recupero e restauro meticoloso finalizzato alla conservazione di un immobile di alto pregio. Per evitare che elementi estranei alla storia del palazzo potessero inficiare il restauro conservativo, i nuovi proprietari hanno voluto che venisse riutilizzato tutto il materiale esistente senza disperdere nulla. Sono stati recuperati i mobili, gli infissi, le porte interne, le pietre e ogni altri elemento esistente. Dietro alle carte da parati sono apparsi le firme degli artigiani che nel 1947 posizionarono questi elementi di arredamento. “Nella fase di recupero di vecchi armadi che si trovano in una antica dispensa – ha spiegato l’ingegnere Vece – abbiamo scoperto che per costruire questi mobili erano stati utilizzati degli assi di legno proveniente da un soffitto a cassettoni. Questi legni sono stati affidati ad una restauratrice che cercherà di recuperarli. Da una prima valutazione storica su alcune cromie rintracciate sul legno questo materiale è stato datato al 1600. È stata una scoperta del tutto casuale che ci ha riportato alla mente i racconti di donna Elena che ci parlava dell’esistenza di una antica cappella interna alla casa dedicata a Santa Barbara. Pensiamo che questo legno possa provenire da questa cappella distrutta durante il restauro avvenuto nel primo dopoguerra”. Esternamente si sta recuperando l’intero immobile compreso il portone, databile alla fine del ‘600 ed inizio ‘700 e uno stemma araldico in cui si notano una pianta di ulivo, Nettuno, l’angelo del vento e un elmo finemente curato con piumaggio e altri particolari.

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