La querelle sul vino Primitivo approda in Consiglio regionale

Maggio 05, 2020 758

morgante luigi regione puglia movimento schittulliIl paventato scippo del Primitivo che la regione Sicilia vorrebbe

fare ai viticoltori dell’area Jonico-salentina è approdato nel prossimo Consiglio della Regione Puglia grazie a un ordine del giorno presentato da Luigi Morgante, del movimento Schittulli – area popolare, a difesa del tradizionale vitigno pugliese. “Verrà discusso nella prossima seduta del Consiglio regionale – ha precisato il consigliere - l'ordine del giorno da me presentato, sottoscritto e condiviso da altri colleghi per la difesa dell'identità, della produzione e della commercializzazione del Primitivo, vitigno simbolo e immagine stessa dell'eccellenza pugliese, e volano dell'economia con le sue vendite in Italia e nel mondo”. Il Decreto ministeriale del 13 agosto 2012 elenca, inequivocabilmente, le regioni dove è possibile effettuare la produzione del vitigno, oltre alla Puglia c’è l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, il Lazio, la Sardegna e l’Umbria. “L'iniziativa della regione siciliana, la principale competitor della Puglia in ambito nazionale ed internazionale, appare, quindi, un tentativo di appropriarsi indebitamente di una produzione vitivinicola così importante ignorandone la denominazione di origine, l'indicazione geografica, la tradizione e la qualità legata al territorio di provenienza, per un ritorno commerciale che penalizzerebbe pesantemente il comparto in Puglia”, ha precisato Morgante secondo cui “è opportuna e doverosa una forte presa di posizione del Consiglio regionale, in difesa di un patrimonio dal valore inestimabile, degli investimenti e del lavoro di tanti produttori di Manduria (4500 gli ettari coltivati), di Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roccaforzata, San Giorgio Jonico, San Marzano di San Giuseppe, Fragagnano, Lizzano, Sava, Torricella, Maruggio, Avetrana, Talsano, Fragagnano e Lizzano (tutti nella provincia di Taranto) e delle altre province pugliesi, per scongiurare ed evitare un vero e proprio scippo in palese violazione delle normative vigenti in materia”. Anche gran parte del territorio della provincia di Brindisi è interessato alla disputa poiché vi sono migliaia di ettari impiantati a Primitivo che si fregia dell’Indicazione geografica protetta. Per risolvere questa annosa querelle i consorzi di tutela dei vitigni autoctoni hanno chiesto al presidente della Regione un tavolo di confronto. “Abbiamo già sollecitato il presidente Emiliano a scendere in campo per tutelare la produzione del Primitivo”, ha comunicato Filippo Angelini De Miccolis, presidente provinciale di Coldiretti mentre Angelo Maci, patron delle Cantine Due Palme, ha spiegato che se dovesse essere accettata la proposta del cambio dell’attuale decreto ministeriale “vi sarà una guerra tra poveri, depauperando la nostra economia che con difficoltà cerca di resistere ai venti di crisi che da decenni soffiano sulle nostre contrade”. A pacare gli animi esagitati dei viticoltori pugliesi è intervenuto il ministro alle Politiche Agricole e Forestali, Teresa Bellanova, che ha spiegato: “In Sicilia, come in altre regioni italiane, non si può impedire l'impianto di viti Primitivo, ma i vini dop e igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l'indicazione in etichetta del nome del vitigno Primitivo”. Il ministro ha, quindi, precisato: “La legislazione europea e i corrispondenti decreti nazionali, come sa chi li conosce, proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà, né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove”.