Niki Vendola sposa Vincenzo Mingolla e Andrea Falzone In evidenza

Giugno 25, 2019 2870

molfetta vincenzoIl famoso ballerino mesagnese Vincenzo Mingolla si è sposato a Roma con Andrea. L'unione civile è stata fatta da Niki Vendola.

Riportiamo il discorso fatto da Nichi Vendola che l’altro ieri ha sposato con il rito civile Vincenzo Mingolla e Andrea Falzone. Ho preferito scriverle, le parole che dirò, per ragioni di prudenza, anche perché la scrittura consente un miglior governo delle emozioni, e invece parlare a briglia sciolte per quelli della mia età è piuttosto pericoloso, rischi di commuoverti o, peggio, di passare per estremista pure discutendo di amore e dei suoi derivati. Il fatto è che io considero un privilegio celebrare le nozze di due creature rare come Andrea e Vincenzo, considero un dono la loro amicizia, adoro fuggire con loro e la mia famiglia verso i nostri rifugi nella neve o sul mare.

È difficile immaginare due esseri umani più diversi, quasi due antropologie distinte e divergenti: eppure Andrea e Vincenzo oggi sono qui, di fronte alla loro comunità di affetti e di amicizia, a promettersi reciprocamente cura, rispetto, ascolto, pazienza, curiosità, amore. Andrea e Vincenzo Andrea, sempre così equilibrato ed elegante, autorevole e competente, sembra trarre un particolare carisma dalle sue radici palermitane, forse perché si erge come una torre normanna, solida ma anche misteriosa; nella guerriglia della quotidianità è invece capace di far emergere la sua radice romana anche nella sua declinazione più polemica. La sua grande passione sono il diritto e i diritti, e il diritto di avere diritti è il tema originario che ci ha portato fin qui oggi, in questo castello, a benedire due sposi, a dire bene della loro libertà e della loro responsabilità.

Andrea non è solo la bella persona che conoscete, lui è un ideal-tipo dell’uomo protettivo, l’icona del marito perfetto per ogni giovinetta del Sud. Quale genitore non mariterebbe una sua creatura con Andrea. Vincenzo non è una giovinetta del Sud, lui del Sud è l’umanità, la natura sentimentale, l’intelligenza del cuore. Lui, questo folletto che rallegra le nostre vite, è il risultato finale di tante storie, di tante dominazioni, di tante culture che hanno depositato nel cuore del mediterraneo i loro tesori, viene dalla grazia barocca di Mesagne e coltiva la bellezza non come un belletto o merce di scambio ma come disciplina, come impegno. Se Andrea, soprattutto quando è malinconico o incazzato, somiglia ad una statua della Roma antica, al busto di un console o di un condottiero, Vincenzo è viceversa una scultura greca, fluttua per aria con la sua danza, con la magia di un corpo che si fa musica, e quando danza si trasforma, in fauno o in folletto o in Peter Pan. Andrea e Vincenzo sono due persone pulite, pulite nell’intimo, con una naturale propensione all’onestà, al rispetto degli altri, alla conoscenza delle cose. Sono due universi complementari, anche perché entrambi ancora faticano a smaltire i residui dell’infanzia e i postumi dell’adolescenza. 

Da oggi sono ufficialmente una famiglia

Da oggi sono ufficialmente una famiglia: e scusate se non sono una famiglia normale, cioè validata dal Ministro della Morale e certificata dal Ministro del Temporale, però sono una cosa che c’è, e chi questa cosa la conosce sa che è una cosa bella, sa che è un cosa vera.
Carissimi convenuti a questo rito di passaggio, tutti voi siete consapevoli del salto che si compie dinanzi ai vostri occhi: salto culturale. Ciò che era indicibile, l’amore senza nome e senza luogo, senza tetto né legge, l’amore negletto, lo scisma sessuale, la diversità, l’omosessualità: ciò che è sempre esistito ma che sempre è stato soffocato, martirizzato, esiliato, ora, dopo mezzo secolo di lotte per i diritti civili, in una parte del mondo può urlare il proprio nome e il nome del proprio amore. È stato un esodo doloroso quello che ci ha portati lontano dalla terra del silenzio, dove eravamo coinquilini della colpa e della vergogna. Arrivare sin qui, sino ai fiori d’arancio di Andrea e Vincenzo, non è stato facile: secoli di omertà, di clandestinità, di caccia alle streghe, di roghi purificatori, di carcere, hanno segnato il destino di chi non si conformava all’etica sessuale dominante. E qui in Italia, vera retroguardia dell’Occidente liberale, c’è voluta l’ira di Dio per giungere al minimo sindacale dei diritti: quello all’unione civile, cioè al dissimulato matrimonio che festeggiamo qui tutti noi insieme.
Noi ora ci divertiremo, brinderemo e danzeremo, eppure giova non dimenticare che ancora oggi c’è chi gioca con la pelle degli altri, che l’omofobia non è un’opinione e neppure uno scherzo, che i pregiudizi e l’ignoranza alimentano un bullismo che in Italia è diventato persino uno stile della politica e del governo.

Ultima modifica il Martedì, 25 Giugno 2019 19:24