Il presidente Coldiretti: "vedo il coraggio e l'intraprendenza dei nostri agricoltori come motore del futuro olivicolo

Febbraio 15, 2022 651

L'annata olivicola 2021/2022 ha presentato vecchie difficoltà e nuove sfide per gli olivicoltori. Da un lato le solite speculazioni che hanno in pugno il mercato dell'olio, e comandano le dinamiche dei prezzi, e dall'altro il rincaro di energia e materie prime. Basta leggere i dati messi a disposizione dal Ministero: la giacenza nei magazzini pugliesi è di 13mila tonnellate di olio di provenienza straniera, secondo i dati del report Frantoio Italia dell’ispettorato centrale Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole. Ne abbiamo parlato con il presidente provinciale di Coldiretti, Filippo De Miccolis Angelini.

Presidente, secondo i dati del ministero, ancora un’annata difficile per l’olivicoltura brindisina.

“Certamente. Inoltre, una enormità di olio di bassa qualità verrà immesso nel mercato con le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. Troppo spesso la scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente”. 
Come è la qualità del prodotto e la sua remunerazione?

“La qualità quest'anno è eccellente, con acidità bassissima e piacevoli fruttati verdi. L'elevata qualità di quest'anno fa ancor più emergere l'assurdità delle attuali dinamiche del mercato dell'olio, in cui la qualità non viene premiata e a determinare i prezzi sono gli olii lampanti, che poi hanno subito il processo di raffinazione”. 
Presidente i nostri olivicoltori producono ottimi olii, ma il brand non è da leader.

“L'interesse è notevole, ma la strada è ancora lunga da fare. Nonostante la Puglia sia la maggior produttrice d'Italia, da sola produce quanto tutte le altre regioni messe insieme, deve ancora affermare con autorevolezza il proprio brand ed acquisire il ruolo da leader della produzione olivicola di qualità che le spetterebbe. Inoltre, non giovano le pratiche di italian sounding operate all'estero, che rubano la nostra identità affibbiandola a prodotti esteri di bassa qualità”. 
Quali sono attualmente le principali criticità del comparto.

“Sicuramente incidono negativamente: l'assenza di una infrastruttura al servizio dell'esportazione, basti pensare a quanto si potrebbe fare sul porto di Brindisi per agevolare le esportazioni delle nostre produzioni; l'assenza di un serio piano olivicolo nazionale che punti al rilancio del settore, cosi come una vera battaglia all'avanzare della Xylella; la poca autorevolezza della nostra politica sui tavoli europei ed internazionali; i nostri prodotti hanno bisogno di meno burocrazia e di più tutele. Bisognerebbe sbattere qualche pugno in più sui tavoli giusti. Troppo spesso la Coldiretti conduce in modo solitario la battaglia per tutelare il made in Italy e la distintività delle nostre produzioni agricole”. 
Cosa vede nel futuro dell’olivicoltura pugliese?

“Personalmente vedo il coraggio e l'intraprendenza dei nostri agricoltori come motore del futuro olivicolo della nostra regione. È un'amara soddisfazione, ma oggi tutto si basa sul loro coraggio e la loro grande resilienza. La forza del mondo agricolo mi inorgoglisce e mi sprona nella mia attività di rappresentanza. Il futuro olivicolo è da scrivere e la penna è nelle nostre mani, sta noi tenerla ben salda e non farcela togliere di mano. In questo l'agricoltura deve essere coesa, non abbassare la testa e gettare le basi per il futuro delle nuove generazioni. Piantare un ulivo, attendere che produca, vederlo crescere e fortificarsi è non solo agricoltura, ma un seme di speranza per il futuro della nostra terra”.  

Le già critiche condizioni del mondo agricolo si stanno acuendo con l’aumento vertiginoso dei costi di energia. Infatti, a impattare fortemente sulla produzione olearia in Puglia sono il prezzo del carburante, raddoppiato in pochi mesi e il costo dell’energia, i rincari di vetro (+15%) per le bottiglie e carta (+70%) per le etichette, fino ai costi stellari per imbottigliamento, confezionamento e trasporti. “In questo scenario – hanno spiegato da Coldiretti - serve una ulteriore stretta sui controlli, per stoppare le pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali, grazie alla legge fortemente sollecitata da Coldiretti per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali di una parte della Gdo non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l’aumento di costi di produzione”. Inoltre, per l’organizzazione dei produttori “deve rimanere centrale il tema delle rinnovabili, che devono essere uno strumento a servizio dell'agricoltura e non un business per multinazionali il cui effetto è solo quello di sottrarre terra da coltivare agli agricoltori”. Oggi, infatti, si parla tanto di sostenibilità e New Green Deal. “Un progetto encomiabile, ma il cui conto non lo possono pagare gli agricoltori, soprattutto se non viene garantita la reciprocità della sostenibilità, facendo entrare nei nostri mercati e sulle nostre tavole prodotti esteri a bassissimo costo, perchè prodotti senza alcuna attenzione all'ambiente, alla sostenibilità ed al benessere dei dipendenti, spesso usando prodotti fitosanitari banditi in Europa da tempo”, ha tenuto a precisare Coldiretti. Poi c’è il dramma della Xylella che ha messo in crisi un intero settore. La Coldiretti Brindisi – ha spiegato il presidente provinciale della Coldiretti, De Miccolis - non ha mancato di far arrivare le proprie osservazioni al nuovo piano di gestione in cui non si soddisfano per la Piana degli ulivi monumentali e per gli ulivi secolari le giuste misure di salvaguardia. Cosi come mancano investimenti, formazione e fondi per condurre una lotta seria al vettore”. Ed ancora “mancano i fondi per le eradicazioni e reimpianti, così come le sovvenzioni per la diversificazione. Per non parlare dei ritardi e le solite pastoie burocratiche per i risarcimenti previsti dal piano Xylella per le annate 2016, 2017 e 2018. Invece che combattere in campo siamo costretti ad una battaglia contro scartoffie ed inefficienze”. La Xylella in alcuni territori non è più eradicabile e la gestione del patogeno e del vettore deve essere alla base della nuova olivicoltura in questi territori. “Lo ribadisco ad oggi gli agricoltori sono soli in questa battaglia e l'ulivo sembra essere un simbolo solo sulla carta intestata della nostra regione. Spero anche in una maggiore sensibilità da parte della nostra comunità: stiamo perdendo millenni di storia e cultura agricola nell'indifferenza dei più”, ha concluso il presidente di Coldiretti.   

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