Mesagne. La querelle di corte Figheroia finita in tribunale In evidenza

Tranquillino Cavallo Febbraio 26, 2015 2813

CORTE FIGHEROIA CANCELLI 2Dopo le carte bollate la guerra tra il Comune di Mesagne e la famiglia Murri per la proprietà di Corte Figheroia è finita nelle aule del tribunale.

Infatti, saranno i giudici a stabilire la parte di area demaniale acquistata nel 1925 dalla famiglia Murri e quella che è rimasta di proprietà pubblica. Tuttavia, una cosa è certa: la speranza del Comune di riunire in un’unica antica stradina la corte in questione e la prospiciente via dei Mulini è naufragata con l’atto di proprietà sbandierato da Franco Murri. Lo scorso 2 gennaio Franco Murri e la sorella Giuseppina hanno presentato in Tribunale la domanda di reintegrazione in proprio favore del possesso esclusivo della corte dei Figheroia, nel cuore del centro storico di Mesagne. Nell’atto la famiglia Murri ha contestato che il 5 maggio 2014 i vigili urbani accedevano nella loro proprietà e procedevano alla rimozione fisica dei cancelli di chiusura della medesima corte. I cancelli rimossi, apparentemente, inglobavano l’area stradale servita, peraltro, da pubblica illuminazione e solo a seguito dei fatti contestati alla famiglia Murri l’Amministrazione comunale è venuta a conoscenza che con delibera di Consiglio Comunale 6 settembre 1925 veniva sdemanializzata e venduta parte di corte Figheroia nella misura di metri quadrati 58.76, per l’importo di lire 1 milione 351 mila 145 lire. L’Amministrazione, da parte sua, è convinta che non tutta la corte chiusa dai cancelli è proprietà privata per cui ha deliberato di procedere con il giudizio legale davanti al tribunale di Brindisi. Secondo il proprietario dell’immobile i suoi avi, nel lontano 1925, avrebbero acquistato dal Comune 58 metri quadrati di suolo pubblico per motivi di sicurezza poiché vi era un pozzo in cui i residenti attingevano l’acqua per i bisogni quotidiani. Solo che l’allora proprietario doveva realizzare un altro pozzo a servizio dei residenti. Manufatto che, sembra, non sia stato mai realizzato. Se sarà appurata questa circostanza il Comune potrebbe appellarsi alla “conditio sine qua non”, che potrebbe rendere nullo l’atto redatto nel 1925. Né tanto meno si può parlare di “usucapione” per un bene, in questo caso la strada, di proprietà demaniale. Nel maggio 2014 la responsabile dell’ufficio Urbanistica, Marta Caliolo, era stata chiara: “La nostra non è una guerra contro nessuno. Vogliamo solo verificare i fatti, nello specifico gli atti, e accertare le reali proprietà. Questo per redigere, in un secondo momento, un progetto di rigenerazione e fruizione dell’area in questione”. Alcuni dei residenti più anziani ricordano quando il tratto di strada in questione metteva in comunicazione, attraverso via degli Azzollino, l’antica “strata longa”, piazza Orsini con piazzetta Matteotti e quindi piazza Garibaldi dove c’è l’ex Palazzo monastico dei frati Celestini, oggi sede del municipio. “Tutto questo è assurdo – ha spiegato Franco Murri - in modo particolare il comportamento assunto dall’Amministrazione comunale che, ufficialmente, non ci ha mai chiesto un confronto per discutere della conformazione spaziale della corte”.