Redazione

Affrontare le maggiori criticità del servizio sanitario nel territorio brindisino e condividere possibili soluzioni: è per questo che una delegazione di Forza Italia ha incontrato il direttore generale della Asl di Brindisi, Maurizio De Nuccio, martedì scorso. All’incontro hanno partecipato Laura De Mola, coordinatrice provinciale di Fi Brindisi, Livia Antonucci, vice coordinatrice, e Paride Mazzotta, capogruppo azzurro in Consiglio regionale.

Si è discusso del rischio di chiusura del reparto di fisioterapia del PTA di Fasano, a causa dell’imminente pensionamento dell’unico specialista in servizio: su questo, il direttore generale ha assicurato che non verrà intaccata la continuità del servizio. É stato affrontato anche il tema della presenza dei medici a bordo delle ambulanze, con particolare riferimento al territorio del comune di Brindisi, punto sul quale De Nuccio si è personalmente impegnato a fornire una mappatura completa di tutte le ambulanze medicalizzate e non, aprendo alla possibilità di rivedere la distribuzione delle stesse su tutto il territorio e rassicurando l’assessore al Bilancio di Brindisi, Livia Antonucci, sulla massima collaborazione. Su queste e altre criticità, il capogruppo Mazzotta ha garantito la piena disponibilità a intervenire sollecitando l’assessorato regionale alla Sanità, supportando così l’impegno dell’azienda sanitaria e delle istituzioni locali.
 
Laura De Mola, oltre al servizio di fisioterapia, ha chiesto al direttore generale maggiore attenzione al processo di aggiornamento del registro provinciale dei tumori, in concomitanza con l’aggiornamento di quello regionale, per avere sempre più dati disponibili e, dunque, un quadro quanto più preciso della situazione su tutto il territorio. De Nuccio ha comunicato che a breve saranno resi disponibili i dati relativi al 2020: dati che, però, potrebbero non corrispondere alla reale situazione in quanto, proprio nel 2020, si è avuto un calo delle diagnosi per lo slittamento - a causa del Covid - di diversi esami diagnostici essenziali.

“L’incontro è stato proficuo - dichiarano i rappresentanti di Forza Italia Mazzotta, De Mola e Antonucci - e si è svolto in un clima di grande collaborazione. L’intento è quello di potenziare il servizio sanitario offerto ai cittadini della provincia di Brindisi e su questo il direttore generale ci vedrà in prima linea, come sempre, e pronti a sostenere ogni azione utile per raggiungere l’obiettivo”.

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1° MAGGIO: COLDIRETTI PUGLIA, MALTEMPO SPOSTA FESTA A TAVOLA; DA CACIOCAVALLO IMPICCATO A PECORINO E FAVE (-30%).

Il maltempo sposta la festa e il maxiponte di primavera a tavola con la tradizione regionale che può contare per la Festa del Lavoro su molte tipicità locali dal caciocavallo impiccato con bruschetta al timballo di pasta, dalle braci di carne alla tiella fino agli immancabili pecorino e alle fave che hanno subito un calo della produzione del 30% in Puglia a causa della siccità. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, in relazione ai cibi della tradizione a tavola  per la Festa del Lavoro con gli agriturismi di Campagna Amica che propongono i menù della tradizione oltre a servizi innovativi come percorsi di oleoturismo ed enoturismo.

Il primo giorno di maggio è una data importante anche per il calendario religioso – ricorda Coldiretti - visto che si festeggia infatti San Giuseppe artigiano, istituita nel 1955 da papa Pio XII con l’intenzione di dare al mondo del lavoro, che viveva problematiche nuove e di grande peso su tutta la società, un protettore e un modello.  Ma fin dai tempi dell’Antica Roma era la giornata consacrata ai festeggiamenti per l’arrivo della primavera, quindi a tavola venivano onorate, con parenti e amici, tutte le primizie offerte dalla natura.

In particolare, le fave, considerate tra le altre cose afrodisiache, celebravano la dea Flora, protettrice della natura e della rinascita. Le fave sono legumi ricchi di proteine, fibre, vitamine (A, B, C, K, E, PP) e sali minerali – ricorda la Coldiretti Puglia - che ha una riconosciuta azione di drenaggio dell’apparato urinario e tra i legumi è il meno calorico: per 100 grammi di fave fresche l’apporto energetico è di sole 37 chilocalorie.

Per garantirsi qualità, il consiglio della Coldiretti è di accertarsi che il baccello delle fave sia turgido, di colore brillante e senza macchie, lucido e di forma regolare. Ad autenticarne la qualità e, in particolar modo, la freschezza, è – rileva la Coldiretti – lo schiocco che deve fare il baccello quando lo si spezza. Se l’idea di mangiare fave crude non convince si possono utilizzare per preparare un ottimo contorno sbollentandole qualche minuto, per poi ripassarle in padella con del cipollotto tagliato sottile e cubetti di pancetta e insaporendole con abbondanti scaglie di pecorino a fuoco spento.

A proposito del pecorino, la scelta per l’abbinamento con le fave può essere soggettiva, ma i preferiti sono il pecorino “con la goccia” o quello semistagionato da tavola, meno saporito ma più dolce al palato. Acquistare formaggio Made in Italy è importante – conclude Coldiretti Puglia - anche per sostenere la sopravvivenza dei  pastori duramente colpiti dai rincari dei costi di produzione.

Esordio del C.T. “Dino De Guido” Mesagne in serie B1 maschile.

Domenica 5 maggio, con inizio alle ore 10,00, si disputerà sui campi in terra rossa del C.T. “Dino De Guido” di Mesagne il primo incontro del calendario della serie B1 maschile. La squadra gialloblù, neopromossa in serie B1, incontrerà il Tennis Club Lecco. 
Domenica 19 maggio il “Dino De Guido” sempre in casa ospiterà il “Momy Sport Village” di Rivalta di Torino, domenica 26 maggio in trasferta il C.T. Bologna, domenica 2 giugno in casa il “Filari” Tennis Venetico (Messina), domenica 9 giugno in trasferta il Tennis Club Guidizzolo (Mantova) e domenica 16 giugno il Tennis Club Siracusa. 
Un esordio in questa importante serie che coincide con il cinquantenario della fondazione del C.T. “Dino De Guido” (9 febbraio 1974), per il quale sono previsti innumerevoli eventi culturali, sociali e soprattutto sportivi nell’arco del 2024. 
La formazione mesagnese potrà contare su un valido gruppo di tennisti ben collaudati, con l’innesto di alcuni elementi provenienti dal vivaio del sodalizio.
Questi i componenti della squadra che affronterà il T.C. Lecco: l’ucraino Oleksandr Ovcharenko (2.2), il belga Emilien Damien Demanet (2.2), l’italo-argentino Augustin Falabella Lautaro 2.3), Andrea Massari (2.5), Davide Spina (2.8), Simone Pacciolla (2.8), Alessio Rosato (3.1), Alessio Bardaro (3.5), Paolo Rampino (4.1) e Federico Colelli (4.3).
Dopo 50 anni di intensa, proficua attività agonistica e dopo i tanti riconoscimenti conferiti, il C.T. “Dino De Guido” si può considerare una realtà sportiva d’eccellenza nel panorama sportivo provinciale, regionale e nazionale.
Appuntamento, quindi, al 5 maggio alle ore 10,00, con ingresso libero, per sostenere i colori gialloblù del sodalizio mesagnese che si accinge a iniziare un’altra esaltante esperienza agonistica.

Questa notte, intorno all'una, una bomba è esplosa davanti alla saracinesca di un'attività commerciale, una salumeria, di San Pietro Vernotico. L'esplosione ha divelto la saracinesca e ha mandato in frantumi una vetrata che si trovava dall'altro lato della strada. E' il quarto episodio che i proprietari subiscono. Sul posto sono giunti i carabinieri che hanno avviato le indagini per scoprire esecutori e mandanti. 

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Lo scorso venerdì 16 febbraio l’Inter Club "Sandro Mazzola" di Mesagne ha compiuto 40 anni di luminosa e proficua vita associativa e spinti dalla tenace e appassionata volontà del nostro presidente, Mario Nacci, insieme a tutti i soci e ai componenti del consiglio direttivo del Club, si è voluto celebrare l’anniversario predisponendo una serie di eventi che hanno riscosso un successo davvero strepitoso quanto meritato. Il programma celebrativo si è poi concluso domenica 17 marzo con il Gran Galà tenutosi presso i locali di Tenuta Moreno, sita nel territorio di Mesagne, il quale ha visto la partecipazione dell’attrice Vanessa Scalera e del grande campione e beniamino nerazzurro Evaristo Beccalossi, insieme alla sua collaboratrice nella stesura del libro “La mia vita da numero 10”, la giornalista Eleonora Rossi, libro presentato il giorno prima nell’auditorium del Castello.inter_club_mesagne_Gruppo_con_Beccalossi.jpg

A coronare la festa per il 40esimo anniversario del Club, (davvero la classica ciliegina sulla torta) l’Inter Club “Sandro Mazzola” è stato invitato dall’Internazionale FC, a ritirare un riconoscimento sul prato di San Siro, domenica 28 aprile nell’anteprima della partita Inter - Torino, proprio per i suoi 40anni di attività.

E così, due nostri autorevolissimi rappresentanti, Massimo Pellegrino e Carmelo Perrucci Jr, hanno potuto ritirare, a nome di tutti i soci, vecchi e nuovi del Club, la maglietta celebrativa ufficiale con il numero 40 sotto la dicitura Mesagne mentre contemporaneamente, sullo schermo gigante dello Stadio di San Siro gremito, risplendeva la cifra 40, accanto alla scritta “Inter Club Mesagne”.

A far ancora più raggianti gli amici nerazzurri dell’Inter Club è stato Evaristo Beccalossi che sabato sera, insieme alla giornalista Eleonora Rossi, ha voluto incontrarli per testimoniare, ancora una volta, la sua vicinanza e amicizia e complimentarsi per il riconoscimento che il sodalizio, avrebbe ricevuto all’indomani, da parte del Club nerazzurro.   

A rendere ancora più suggestiva ed epica la giornata milanese del gruppo dei nostri tifosi vi è stata la concomitanza con la festa organizzata dal Club nerazzurro per la conquista del 20esimo scudetto vinto matematicamente lo scorso lunedì e la conseguente assegnazione della seconda Stella. Festa alla quale i tifosi dell’Inter Club hanno partecipato con la solita passione, intervenendo al corteo che ha accompagnato la squadra in giro per la città, fino all’apoteosi di Piazza Duomo. Hanno partecipato alla felice trasferta milanese ed erano presenti a San Siro, il Presidente Mario Nacci, Massimo Pellegrino, Carmelo Perrucci Jr, Vincenzo Sicilia, Danilo Cavallo, Massimo Caponegro, Massimo Vitali, Antonio Marseglia, Alessandro Marseglia, Angelo Buccolieri, Simone Buccolieri, Marcello Salamina, Carmelo Perrucci Sr, Davide Marti, Vincenzo Zurlo.   

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Una bomba carta è stata fatta esplodere da ignoti individui sotto una Mini One posteggiata in strada nella marina di Torre Santa Sabina, in territorio di Carovigno. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco. Sulla vicenda indagano i carabinieri.

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Potrebbe essere una intossicazione alimentare quella in cui si sono imbattute quattro persone, tre ragazzini e il papà, residenti a Manduria che avevano fatto visita a un parente di Francavilla che aveva offerto loro una bibita per dissetarsi. Appena bevuta la bevanda due ragazzi sono svenuti mentre l'altra fratello ha accusato forti dolori all'addome. Stessa situazione per il loro papà. I quattro sono stati soccorsi e condotti d'urgenza presso l'ospedale Perrino di Brindisi. Qui sono stati stabilizzati e ricoverati. Sulla vicenda indagano i carabinieri che hanno sequestrato la bibita residua per essere sottoposta ad analisi. 

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Con ROOTS si conclude la prima edizione del Medicine Endorphin Fest.  L'appuntamento è per domenica 5 maggio dalle 20.30 alle Officine Ipogee. Un invito a sentirsi parte del tutto, a tessere una trama immaginaria infinita, a ritrovare radici comuni . Con Roots si chiude la trilogia iniziata con  TIME e PLASTIC PEACE alla ricerca di nuovi sguardi sul presente che possa farci restare umani e rimanere uniti.

Messaggio dei Vescovi per la Festa dei Lavoratori

1° maggio 2024

 

Il lavoro per la partecipazione e la democrazia

 

Lavorare è fare “con” e “per”

«Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» (Gv 5,17). Queste parole di Cristo aiutano a vedere che con il lavoro si esprime «una linea particolare della somiglianza dell’uomo con Dio, Creatore e Padre» (Laborem exercens, 26). Ognuno partecipa con il proprio lavoro alla grande opera divina del prendersi cura dell’umanità e del Creato. Lavorare quindi non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri, quasi nutriti da una radice di gratuità che libera il lavoro dall’alienazione ed edifica comunità: «È alienata la società che, nelle sue forme di organizzazione sociale, di produzione e di consumo, rende più difficile la realizzazione di questo dono ed il costituirsi di questa solidarietà interumana» (Centesimus annus, 41).

In questa stessa prospettiva, l’articolo 1 della Costituzione italiana assume una luce che merita di essere evidenziata: la “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e di donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico. È particolarmente significativo che le Chiese in Italia siano incamminate verso la 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia (Trieste, 3-7 luglio), sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. Senza l’esercizio di questo diritto, senza che sia assicurata la possibilità che tutti possano esercitarlo, non si può realizzare il sogno della democrazia.

Il “noi” del bene comune: la priorità del lavoro

Come ricorda papa Francesco in Fratelli tutti, per una migliore politica «il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare - perché promuove il bene del popolo - è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze» (n.162). Le politiche del lavoro da assumere a ogni livello della pubblica amministrazione devono tener presente che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro» (ivi). Occorre aprirsi a politiche sociali concepite non solo a vantaggio dei poveri, ma progettate insieme a loro, con dei “pensatori” che permettano alla democrazia di non atrofizzarsi ma di includere davvero tutti (cfr. Fratelli tutti, 169). Investire in progettualità, in formazione e innovazione, aprendosi anche alle tecnologie che la transizione ecologica sta prospettando, significa creare condizioni di equità sociale. È necessario inoltre guardare agli scenari di cambiamento che l’intelligenza artificiale sta aprendo nel mondo del lavoro, in modo da guidare responsabilmente questa trasformazione ineludibile.

Prenderci cura del lavoro è atto di carità politica e di democrazia

“A ciascuno il suo” è questione elementare di giustizia: a chiunque lavora spetta il riconoscimento della sua altissima dignità. Senza tale riconoscimento, non c’è democrazia economica sostanziale. Per questo, è determinante assumere responsabilmente il “sogno” della partecipazione, per la crescita democratica del Paese.

  • Le istituzioni devono assicurare condizioni di lavoro dignitoso per tutti, affinché sia riconosciuta la dignità di ogni persona, si permetta alle famiglie di formarsi e di vivere serenamente, si creino le condizioni perché tutti i territori nazionali godano delle medesime possibilità di sviluppo, soprattutto le aree dove persistono elevati tassi di disoccupazione e di emigrazione. Tra le condizioni di lavoro quelle che prevengono situazioni di insicurezza si rivelano ancora le più urgenti da attenzionare, dato l’elevato numero di incidenti che non accenna a diminuire. Inoltre, quando la persona perde il suo lavoro o ha bisogno di riqualificare le sue competenze, occorre attivare tutte le risorse affinché sia scongiurato ogni rischio di esclusione sociale, soprattutto di chi appartiene ai nuclei familiari economicamente più fragili, perché non dipenda esclusivamente dai pur necessari sussidi statali.
  • Un lavoro dignitoso esige anche un giusto salario e un adeguato sistema previdenziale, che sono i concreti segnali di giustizia di tutto il sistema socioeconomico (cfr. Laborem exercens, 19). Bisogna colmare i divari economici fra le generazioni e i generi, senza dimenticare le gravi questioni del precariato e dello sfruttamento dei lavoratori immigrati. Fino a quando non saranno riconosciuti i diritti di tutti i lavoratori, non si potrà parlare di una democrazia compiuta nel nostro Paese. A questo compito di giustizia sono chiamati anche gli imprenditori, che hanno la specifica responsabilità di generare occupazione e di assicurare contratti equi e condizioni di impiego sicuro e dignitoso.
  • I lavoratori, consapevoli dei propri doveri, si sentano corresponsabili del buon andamento dell’attività produttiva e della crescita del Paese, partecipando con tutti gli strumenti propri della democrazia ad assicurare, non solo per sé ma anche per la collettività e per le future generazioni, migliori condizioni di vita. La dimensione partecipativa è garantita anche dalle associazioni dei lavoratori, dai movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e con gli uomini del lavoro che, perseguendo il fine della salvaguardia dei diritti di tutti, devono contribuire all’inclusione di ciascuno, a partire dai più fragili, soprattutto nelle aziende.
  • Le Chiese in Italia, impegnate nel Cammino sinodale, continuano nell’ascolto dei lavoratori e nel discernimento sulle questioni sociali più urgenti: ogni comunità è chiamata a manifestare vicinanza e attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori il cui contributo al bene comune non è adeguatamente riconosciuto, come anche a tenere vivo il senso della partecipazione. In questa prospettiva, gli Uffici diocesani di pastorale sociale e gli operatori, quali i cappellani del lavoro, promuovano e mettano a disposizione adeguati strumenti formativi. Ciascuno deve essere segno di speranza, soprattutto nei territori che rischiano di essere abbandonati e lasciati senza prospettive di lavoro in futuro, oltre che mettersi in ascolto di quei fratelli e sorelle che chiedono inclusione nella vita democratica del nostro Paese.

 

La Commissione Episcopale

per i problemi sociali e il lavoro,

la giustizia e la pace

Tre impianti di protesi d’anca bilaterale sono stati eseguiti negli ultimi sei mesi dall’équipe dell’Unità operativa complessa di Ortopedia e traumatologia dell’ospedale Perrino, diretta da Gianfranco Corina. I pazienti, con età media di 32 anni, sono giunti all’osservazione dei medici accusando dolore bilaterale all’anca da necrosi avascolare delle teste femorali. Una volta ricoverati, hanno osservato un periodo medio di ospedalizzazione di circa cinque giorni, hanno iniziato la riabilitazione dal secondo giorno postoperatorio e, dopo la stabilizzazione degli esami ematochimici, sono stati dimessi.

“La possibilità di eseguire questi interventi a Brindisi – spiega Corina - permette alla popolazione locale di usufruire di un servizio presente in pochi centri ultra specializzati e di limitare l’esodo verso altre regioni. Le protesi d’anca hanno una durata media di 15 anni nel 95% dei pazienti. Vista la giovane età dei candidati a questo tipo di chirurgia – prosegue Corina - è fondamentale l’impianto delle protesi a stelo corto. Questa tecnica consente di eseguire un intervento meno invasivo con un risparmio dell’osso, che permette di porre le basi per un successivo intervento di revisione protesica in cui sarà possibile impiantare uno stelo standard.”

La necrosi avascolare o ischemica della testa del femore è una condizione patologica generata da un’insufficiente perfusione ematica che, se diagnosticata tardivamente, culmina nell’osteonecrosi e nel collasso della testa del femore inducendo una degenerazione artrosica precoce. È una patologia altamente invalidante che impedisce la deambulazione e costringe il paziente all’uso di bastoni o sedia a rotelle.

“Il dolore – prosegue il direttore - è solitamente il sintomo di esordio. Frequentemente insorge all’improvviso nella zona dell’inguine, si irradia verso la faccia anteriore o anteromediale della coscia e più raramente al gluteo. Spesso è presente anche a riposo ma il carico e la deambulazione contribuiscono ad aggravarlo significativamente. In letteratura viene stimato che il numero totale di pazienti affetti da tale condizione patologica in tutto il mondo potrebbe superare i venti milioni nel prossimo decennio: la patologia può insorgere a qualunque età”. L’approccio terapeutico può prevedere un trattamento farmacologico e biofisico solo nelle fasi più precoci. Nella maggior parte dei casi è necessario l’intervento chirurgico.

La sostituzione protesica dell’articolazione dell’anca è una tecnica chirurgica ampiamente diffusa e al Perrino ne vengono eseguite circa duecento ogni anno. La sostituzione protesica simultanea di entrambe le articolazioni coxofemorali affette da patologia degenerativa, invece, viene riservata solo a pazienti attivi, giovani-adulti, senza o con poche patologie associate, non anemici o cardiopatici. “Per eseguire questo tipo di intervento – aggiunge Corina - è necessaria un’attenta valutazione dello stato clinico complessivo del paziente: importanti sono l’analisi delle motivazioni e delle aspettative del paziente candidato, nonché una corretta informazione da parte del chirurgo”.

Per affrontare correttamente questa procedura è di fondamentale importanza l’esperienza del chirurgo e della sua équipe che devono prestare massima attenzione a contenere il tempo totale dell’operazione. “L’intervento – spiega il direttore - viene eseguito partendo dal lato più doloroso. Se le condizioni cliniche intraoperatorie lo consentono, poi, si procede all’impianto di una protesi alla seconda anca nella stessa seduta operatoria. A tal proposito, un ruolo chiave è ricoperto dall’équipe anestesiologica che deve rilevare possibili controindicazioni nel prolungare l’anestesia e deve individuare eventuali criticità intra e perioperatorie”.

L'impianto bilaterale ha tra i suoi vantaggi quello di sottoporre il paziente a un’unica anestesia, un solo periodo riabilitativo e una sola sospensione dall’attività lavorativa. L’intervento chirurgico deve essere corredato da un protocollo riabilitativo personalizzato tale da consentire al paziente di riprendere a camminare con un ritorno rapido e sicuro alle proprie attività. I soggetti che giungono in ospedale con evidenti difficoltà deambulatorie, a volte in sedia a rotelle, eseguono un percorso di riabilitazione che permette la ripresa già durante la degenza postoperatoria.

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