Graduata: sull'Afghanistan l'Occidente vince la guerra, ma perde la pace

Michele Graduata Agosto 18, 2021 599

Afghanistan: l’Occidente vince la guerra ma perde la pace.  Fino al 1956, la repubblica presidenziale afghana si era sforzata di tenere buoni rapporti sia con gli americani che con i sovietici, ricevendo in cambio 533 milioni di dollari di aiuti economici dai primi e 2,5 miliardi di dollari dai secondi. Le cose precipitarono in presenza di una lotta fratricida fra il filosovietico presidente Nur Taraki e il suo avversario filoamericano Hafizullah Amin che si concluse con l’assassinio del primo da parte del  successore di Toreki.

 
In questo contesto, l’Unione Sovietica si sentì obbligata a intervenire militarmente per restaurare l’ordine in un paese amico, mentre gli Stati Uniti, dopo la sconfitta in Vietnam e la perdita della fedele alleata Persia di Reza Pahlevi a vantaggio della repubblica islamica dell’Iran di Khomeini, non potevano rinunciare alla loro egemonia nella regione. 
Il 23 Dicembre 1979 i sovietici attraversarono la frontiera e si impelagarono nella trappola afgana, un paese diviso in 55 etnie, dove si parlano 20 dialetti e da sempre è considerato difficile da capire e impossibile da governare.
 
A differenza dei russi, gli americani sperimentarono in Afghanistan il “metodo Kissinger” che consisteva nel far fare il lavoro sporco agli altri ed evitare di essere coinvolti direttamente. Sostennero, perciò, i combattenti mujaheddin locali e crearono reparti speciali di jihadisti ai quali fu inculcata la “dottrina del cuore e della mente” che consisteva nel sostegno materiale  e psicologico  a tutti coloro che lottavano contro “l’impero del male”.
 
Per finanziare la guerra e motivare i combattenti fu intensificata la produzione ed il commercio della droga, utilizzati i finanziamenti, le armi ed il supporto logistico degli Usa, della Cina, dell’Arabia Saudita e del Pakistan, mentre non fecero mancare il loro sostegno alcuni sceicchi arabi ultramiliardari, fra i quali Osama Bin Laden. Questi, dopo aver puntato al reclutamento e all’addestramento di volontari arabi, nel 1985, dette vita all’organizzazione al Qaeda, “la base”, al cui interno si sviluppò una discussione con l’egiziano Ayman al Zawahiri  contro chi condurre prioritariamente la lotta: contro il “nemico lontano” (gli Usa e i suoi alleati) come sosteneva il primo, oppure contro il “nemico vicino” (l’Egitto) come sosteneva quest’ultimo.  
 
Nel gennaio 1989 l’Urss, lacerata dai problemi interni e impelagata in un conflitto senza sbocchi, fu costretta a ritirarsi. Dopo l’implosione sovietica e la fine della guerra fredda, anche gli americani abbandonarono l’Afghanistan lasciando il paese in un vuoto politico che fu riempito da una lotta fra fazioni contrapposte di mujieddin. Nel 1994, grazie all’appoggio della Cia e delle società petrolifere americane, si affermarono i talebani, studenti delle scuole coraniche che avevano combattuto contro l’Urss.
 
Questi ultimi, dopo aver conquistato il potere, puntarono a consolidarlo attraverso un’alleanza strategica tra il loro leader, il mullah Omar, e il miliardario Bin Laden. Entrambi stracciarono le precedenti alleanze fra Cia, al Qaeda e  petromonarchie e dettero vita alla seconda fase jiadista che sostituì gli Usa all’Urss come nemico principale.
 
Dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 al World Trade Center la destra americana scelse la linea dura: la politica estera divenne prerogativa del ministero della Difesa che non era tenuto a rispondere né al Congresso né al popolo americano: da quel momento la guerra al terrorismo divenne il principio organizzatore per la politica di sicurezza globale dell’Occidente.
 
La rapida vittoria, prima in Afghanistan e poi in Iraq, mise in crisi  l’organizzazione al Qaeda di Bin Laden. Inizia la terza fase del jiadismo che alla strategia “dall’alto” sostituì quella “dal basso” fondata su reti: non più una organizzazione, ma un sistema reticolare. Dopo la morte di Bin Laden  il controllo dell’organizzazione passò, infatti, nelle mani di Abu Omar Al-Baghdadi che dette vita all’ISIS, Stato islamico dell’Iraq e della Siria, sigla che raccoglieva diverse formazioni compresa al Qaeda. L'ISIS all’Occidente lontano (USA) sostituiva l’Europa dove risiedono milioni di giovani musulmani, con attentati a Londra, Parigi, etc.
 
Nelle ultime ore, mentre le truppe americane abbandonano il paese, la guerra in Afghanistan iniziata per liberare il paese dai talebani, per sconfiggere il terrorismo e per esportare la pace e la democrazia nella regione, si conclude con l’Occidente che ha vinto la guerra ma ha perso la pace. 
I talebani, infatti, hanno istituito in Afghanistan l'Emirato isalmico; l’ISIS, pur sconfitto dai curdi e dall’Iran, è ancora operativo attraverso schegge impazzite, mentre la guerra dilaga ancora in Libano, in Iraq, in Siria e in Libia, e i palestinesi, gli armeni e i curdi continuano a non avere diritto ad una patria.

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Ultima modifica il Mercoledì, 18 Agosto 2021 08:36