Redazione

Una delle regate  più importanti  del Centro-Sud Italia della classe Optimist,  la III Tappa del circuito Optisud 2022, nonché finale di circuito,  si svolgerà nel weekend del 20, 21 e 22 maggio nelle acque di Porto Cesareo con l’organizzazione del Circolo Nautico L’Approdo, insieme a Fiv VIII zona e alla Lega Navale Italiana sez. di Porto Cesareo ,  il supporto del Comune di Porto Cesareo e dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo e del locale Centro Educazione Ambientale.
Saranno oltre 30 i circoli velici del Centro-Sud Italia a prendere parte alla finale salentina che vedrà impegnati in campo oltre 200 imbarcazioni Optimist, timonate da giovanissimi atleti .
Campania, Lazio, Marche, Sicilia, Calabria e  Puglia, si contenderanno uno dei trofei più ambiti riservati agli Optimist.
 
Il Trofeo OptiSud è un circuito promozionale di regate riservato alla classe Optimist, promosso dai presidenti pro-tempore delle Zone FIV IV-Lazio, V-Campania, VI-Calabria e Basilicata, VIII–Puglia e IX–Abruzzo e Molise che ne costituiscono il Comitato Promotore.  
Il  Trofeo  OptiSud  ha  come  obiettivo  quello  di  favorire  la  diffusione  dell’attività  giovanile  nel Centro Sud   d’Italia  della  classe  Optimist,  incentivando  il    confronto  sociale  e    tecnico  fra  gli  atleti  provenienti da tale area geografica. lega navale barchette ragazzini (2)
 
Questa importante manifestazione che il Circolo Nautico L’Approdo sta organizzando in occasione dei suoi primi 50 anni di attività sportiva, non rappresenta solo una grande occasione di spettacolo sportivo per tutti i salentini amanti della vela, ma rappresenta anche un’importante occasione turistica, sostenibile, per il territorio. Da sempre il Circolo, infatti, dialoga con l’ente Area Marina Protetta di Porto Cesareo e con le altre realtà territoriali collaborando nell’organizzazione di eventi e manifestazioni turisticamente rilevanti. Durante le giornate di regata sono previsti dei laboratori ambientali per i giovani velisti difensori dell’ambiente.

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Nuovo ricorso collettivo al Tar del Lazio in tema di scuola. Il Codacons, a seguito delle proteste ricevute da numerosi docenti, ha deciso di presentare anche in Puglia una azione legale contro il concorso Stem D.D.G. 252 del 31 gennaio 2022, ovvero il concorso ordinario relativo alle discipline Fisica, Matematica, Scienze, Scienze e tecnologie informatiche.

Il primo concorso organizzato nel 2021 aveva espressamente consentito ai candidati l’uso di carta e penna durante la prova scritta – spiega il Codacons – Per il concorso del 2022, invece, non sarebbero state fornite informazioni chiare circa l’uso di tali strumenti nel corso della prova, con la conseguenza che alcune Commissioni hanno permesso ai candidati di utilizzare penne e fogli di carta, mentre altre hanno opposto un netto rifiuto. Una situazione che non solo ha reso materialmente impossibile per molti docenti sostenere la prova scritta, non potendo ricorrere a strumenti basilari nel corso di un esame, ma ha realizzato una palese ed evidente disparità di trattamento tra candidati, in violazione delle norme vigenti.

A tutto ciò si aggiungono le segnalazioni dei docenti circa domande del concorso poste in modo ambiguo o poco chiaro e risposte che invece sarebbero del tutto errate.

A tutela dei docenti della Puglia bocciati al concorso Stem il Codacons ha deciso di organizzare un ricorso collettivo al Tar del Lazio.

Ricorso che sarà illustrato mercoledì 18 maggio alle ore 16:30 nel corso di un webinar durante il quale legali ed esperti spiegheranno ai candidati bocciati della regione come tutelare i propri diritti.

 

Tra le priorità che l'Amministrazione comunale di Mesagne sta mettendo in cantiere c'è la zona pedonale del centro storico. Questo significa che anche le auto dei residenti devono essere posteggiate fuori dal vecchio borgo assicurando, naturalmente, ai residenti gli stalli gratuiti. Molte volte si predica bene e si razzola male. A buon intenditor poche parole. Solo in questo modo si renderanno le antiche, belle e sinuose stradine del centro antico libere dai mezzi. Il tutto per una città più green con i fatti e non con le parole.vico_toma_campi_con_auto_2.jpg

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Un giovane 34enne di Mesagne, Carlo Giannini, è stato trovato morto in un parco della cittadina inglese di Sheffield, nei pressi dell’area dedicata ai giochi per i bimbi. Il parco è di proprietà dello Sheffield City Council ed è gestito dall'impresa sociale Green Estate. In attesa di una dichiarazione ufficiale, da parte della Metropolitan police inglese, la morte del mesagnese Carlo Giannini resta un mistero. Di certo c’è che la polizia ha avviato un’indagine per omicidio, segno evidente che l’ispezione cadaverica eseguita sul corpo del giovane ha messo in evidenza dei segni di violenza. Intanto, per Sheffield è partito il fratello Stefano, che gestisce una pizzeria in Germania. I familiari, infatti, hanno già contattato l’ambasciata italiana a Londra per essere assistiti durante le fasi dell’indagine. Qualcosa in più si saprà al termine dell’esame autoptico disposto dai magistrati inglesi. Dunque, c’è molta attenzione internazionale sulla morte del Giannini avvenuta giovedì scorso in Manor Fields Park, fuori City Road, in un grande parco ai margini di un cimitero. Il corpo del giovane è stato rinvenuto da un signore che passeggiava nel parco e lo ha trovato riverso per terra. Immediato l’allarme e l’intervento della Metropolitan police di Sheffied.

Dopo i primi accertamenti la polizia inglese, del South Yorkshire, ha emesso il seguente comunicato: “È stata avviata un’indagine per omicidio dopo che il corpo di un uomo è stato trovato questa mattina (giovedì 12 maggio) in un parco di Sheffield. Siamo stati chiamati verso le 5.05 da un membro del pubblico per riferire di aver trovato il corpo di un uomo mentre camminava a Manor Fields Park, fuori City Road. Deve ancora essere identificato e gli agenti stanno lavorando per stabilire chi sia. Al momento, sul sito rimane un cordone di polizia. L’intero parco rimane chiuso e le persone sono invitate a evitare l’area mentre gli agenti continuano il loro lavoro. Chiunque abbia informazioni che potrebbero aiutare con le nostre indagini, che potrebbe aver visto o sentito attività sospette intorno al parco tra la scorsa notte (mercoledì 11 maggio) e questa mattina, o che potrebbe avere filmati delle telecamere a circuito chiuso che hanno catturato qualsiasi filmato utile, è pregato di chiamare 101, citando l’incidente n. 122 del 12 maggio”. Se sarà confermata l’ipotesi dell’omicidio allora bisognerà scavare a fondo nella vita del giovane per comprenderne la genesi. Una cosa dovrebbe essere, tuttavia, certa. La decisione di ammazzare il giovane 34enne non avrebbe nessun collegamento con la sua terra natìa, cioè Mesagne. Il movente, quindi, sarebbe da ricercare in Inghilterra, dove il 34enne viveva ormai da diversi mesi e svolgeva la professione di pizzaiolo in un locale di Sheffield, nella Gran Bretagna centrale. È questa una città di 552 mila abitanti ubicata nella contea metropolitana del South Yorkshire.

È una delle otto città più grandi delle regioni inglesi che hanno costituito l'English Core Cities Group. Nel puzzle delle investigazioni bisognerà comprendere se, in caso fosse confermata l’ipotesi di omicidio, è di natura intenzionale oppure accidentale. In quest’ultimo caso il Giannini si sarebbe trovato nel posto sbagliato all’ora sbagliata. Altra domanda che si stanno ponendo gli investigatori è se il giovane fosse da solo o in compagnia. Per questi motivi le indagini della polizia inglese spaziano a 360 gradi. Un contributo notevole potrebbe giungere dalla visione dei filmati delle telecamere di video sorveglianza che vi sono nel comprensorio. Come cruciale potrebbe essere la testimonianza di qualche testimone oculare.GIANNINI_CARLO_1.jpg

 

La morte del giovane Carlo Giannini è stata accolta a Mesagne con grande costernazione. Il 34enne, infatti, pur lavorando da anni all’estero aveva, in provincia di Brindisi, tantissimi amici. Era un ragazzone alto e robusto con un carattere molto gioviale. Un leader nelle comitive di amici che oggi, sui social, lo ricordano con grande rimpianto. “Di te ho ricordi legati agli anni più belli, quando ci riunivamo tutti al muretto delle nostre case estive — ha scritto sui social un conoscente —, sempre ironico e spensierato, facevi da capo banda a tutti nelle calde giornate d’estate! Un ragazzo che ha lasciato la propria terra per potersi guadagnare un posto in società! Ciao Carlo”. La famiglia Giannini è conosciuta e stimata a Mesagne. Il papà è pensionato dopo aver svolto il lavoro di infermiere presso l’allora ospedale “De Lellis” di Mesagne.GIANNINI_CARLO_3.jpg

Un professionista che, durante gli anni di lavoro, è stato apprezzato da medici e colleghi. Carlo, pizzaiolo di professione, aveva deciso di andare via dalla sua città per trovare lavoro all’estero. Prima in Inghilterra e poi nel dicembre del 2020, in piena pandemia, si era stabilito in Germania, a Titisee-Neustadt, nella foresta nera, dove aveva aperto una pizzeria insieme al fratello Stefano e alla cognata Valentina Argentiero. Lo avevano chiamato “La spiga d’oro”, per ricordare i campi dorati di grano che l’estate caratterizzano il panorama delle campagne mesagnesi. “Volevamo accompagnare i nostri clienti in un viaggio immaginario nella nostra terra, attraverso sapori e profumi inconfondibili”, aveva detto a quanti gli chiedevano il perché di quel nome dato al locale. Qui ogni giorno si sfornano leccornie tipiche del Salento come le pucce, le focacce, i piatti tipici, i panzerotti, i rustici e, perfino, i pasticciotti che sodisfano il palato dei clienti, molti dei quali italiani. “È stata dura – aveva ancora confidato Carlo agli amici-, abbiamo fatto tutto il lavoro di ristrutturazione da soli”. Mario, ad esempio, si era complimentato con lui, il fratello e la cognata “per il coraggio dimostrato nell’affrontare l’impresa in un periodo di pandemia e, quindi, di incertezze. L’augurio per voi tutti è di realizzare i vostri sogni purtroppo lontani dalla vostra terra. L’importante è tenere sempre alto l’orgoglio dell’Italia. Ciao ragazzi in bocca al lupo”.

Gli aveva fatto eco Giuseppe che, sui social, aveva scritto: “Vivo da venti anni a 70 chilometri da Titisee, sono pronto a farli anche in bicicletta per mangiare le delizie della cucina pugliese”. Diversi mesi per avviare il locale e poi aveva deciso di fare ritorno in Inghilterra. Aveva trovato lavoro in una pizzeria di Sheffield, nella contea metropolitana del South Yorkshire. Fino alla notte del 12 maggio quando qualcuno ha posto fine alla sua giovane vita e ai suoi sogni.

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La Commissione Tributaria Regionale, sezione staccata di Lecce si è recentemente espressa in modo inequivocabile sulla natura e caratteristiche degli alloggi popolari di proprietà di ARCA Nord Salento, che hanno i requisiti e le caratteristiche tecniche di alloggi sociali così come definiti dal DM delle Infrastrutture del 22 aprile 2008 e pertanto sono esentati dal pagamento dell'IMU.

Il dott. Domenico De Stradis, Responsabile del Settore Legale di ARCA: “La Commissione tributaria di secondo grado, con tre distinte sentenze, ha accolto le questioni di merito e diritto avanzate dalla difesa di ARCA, assunta nell'occasione dall'avvocato tributarista Maurizio Villani, stabilendo al contempo due principi cardine: ai Comuni, ai fini dell'assoggettabilità dell'imposta, spetta l'onere di dover dimostrare che gli alloggi di e.r.p. non sono alloggi sociali; gli alloggi sociali di ARCA Nord Salento con le caratteristiche di cui al DM delle Infrastrutture 22 aprile 2008, hanno diritto alla totale esenzione dal tributo IMU. I suddetti principi sono contenuti all'interno delle pronunce della Commissione tributaria, pronunciate fra l'altro non da un'unica sezione e stabiliscono in modo chiaro e incontrovertibile che “il fine primario voluto dalla legge regionale è di assicurare il diritto sociale all'abitare a chi non è in grado di soddisfare autonomamente le proprie esigenze abitative”.

Il Direttore di ARCA,  Vittorio Serinelli: “Ci auguriamo che le predette sentenze, pronunciate a conclusione di lunghi contenziosi tributari potrebbero aver definitivamente sancito la fine di un'annosa disputa di carattere giuridico e tecnico, avviata fra ARCA Nord Salento ed alcuni comuni brindisini circa la corretta applicazione normativa della legge istitutiva del tributo sulla casa, accogliendo la linea interpretativa adottata dagli uffici degli ex IACP, circa la sussistenza in capo agli alloggi di e.r.p. di tutti i requisiti e condizioni necessarie ai fini dell'esenzione totale dal tributo e non, la semplice detrazione di euro 200 dell'imposta, quest'ultima tesi sostenuta al contrario dagli uffici tributi dei comuni impositori”.

L'ing. Marta Melis, responsabile del Settore Manutenzione di ARCA: “La realtà vera è, che a beneficiare principalmente di queste recentissime e per certi aspetti storiche sentenze saranno gli assegnatari in locazione degli alloggi dell'ARCA, in quanto, le risorse finanziarie cautelativamente accantonate in bilancio al fine di far fronte ad eventuali soccombenze derivanti da sentenze negative, potranno essere destinate ad assicurare con maggiore celerità e completezza, i necessari interventi di manutenzione, recupero, abbattimento delle barriere architettoniche ed efficientamento energetico, necessari soprattutto su quella parte di patrimonio maggiormente datata”.

“Abbiamo riso per una cosa seria” al Mercato di Lecce, dove gli agricoltori di Campagna Amica, assieme ai volontari di Focsiv, hanno offerto pacchi di riso della solidarietà 100% italiano FdAI - Filiera Agricola Italiana per sostenere un unico grande progetto in 25 Paesi di 4 Continenti - Africa, America Latina, Asia ed Europa – in difesa di chi lavora la terra. L’iniziativa è stata organizzata in occasione della 20° edizione della Campagna nazionale della Focsiv a favore dell'agricoltura familiare in Italia e nel mondo, insieme per l’ottavo anno a Coldiretti e Fondazione Campagna Amica.

A volare è il prezzo del riso a livello internazionale che ha fatto registrare un balzo del 21% nell’ultimo anno per effetto del crollo delle spedizioni di grano determinato dalla guerra tra Russia e Ucraina dopo che anche l’India ha bloccato le esportazioni di grano.COLDIRETTI_RISO.jpg

La decisione dell’India aggrava l’emergenza alimentare mondiale poiché si tratta del secondo produttore mondiale di grano con l’obiettivo di esportarne ben 10 milioni di tonnellate nel corso del 2022 che ora – sottolinea la Coldiretti - mancheranno dal mercato con rincari dei prezzi che colpiscono soprattutto i consumatori poveri con il rischio di nuove rivolte del pane come quelle avvenute in Tunisia, Algeria ed Egitto che è diventato il maggior importatore di grano dall’India dopo lo stop dei porti sul Mar nero.

In difficoltà per la crisi del grano ci sono soprattutto i Paesi più poveri tanto che ad esempio le industrie alimentari in Kenya, Egitto, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Camerun stanno usando mix di farine alternative più economiche per pane, dolci e pasta con riso locale, farina di manioca e sorgo che stanno sostituendo il grano.

Ma l'emergenza alimentare mondiale si estende con il balzo delle quotazioni del riso che è il cereale piu' consumato al mondo alla base della dieta di molte comunità, a partire dai paesi asiatici ma anche in alcune aree dell'Africa.

In sostituzione del grano salgono la domanda e le quotazioni di riso che  registra quest’anno un balzo negli scambi del +4% rispetto al 2021 con un picco di 53,4 milioni di tonnellate secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Fao ad aprile. Il consumo mondiale di riso nel 2022 – spiega Coldiretti - raggiungerà nel 2022 il record degli ultimi dieci anni con quasi 521 milioni di tonnellate in aumento di oltre 9 milioni rispetto all’anno precedente.

Oltre il 70% di quanti sono vittime della fame nel mondo sono agricoltori a livello familiare, soprattutto piccoli produttori nel Sud del mondo, minacciati – denuncia Coldiretti Puglia - dalla distorsione nei sistemi di produzione e distribuzione degli alimenti che favorisce l’accaparramento delle terre e provoca la fuga dalle campagne verso i Paesi più ricchi dove spesso li attendono la sofferenza, l’emarginazione e il rischio del caporalato.

Il modello di agricoltura familiare, al centro della Campagna ‘Abbiamo RISO per una cosa seria’, è una sfida su cui investire e da esportare ed è possibile grazie anche all'alleanza tra gli agricoltori di Coldiretti e Campagna Amica ed una Federazione di volontariato come Focsiv. Con il loro lavoro gli imprenditori agricoli anche in provincia di Lecce hanno posto al centro la persona – aggiunge Coldiretti Puglia - per costruire una agricoltura di straordinaria qualità con caratteri distintivi unici, con una varietà e un’articolazione che non ha uguali al mondo ma anche percorsi di accoglienza per i migranti.COLDIRETTI_DEGUSTAZIONE_PIATTI_RISO_2.jpg

Un grande progetto che ha sostenuto in Italia il Villaggio solidale, realizzato insieme a Coldiretti in Puglia già nel 2016 proprio in provincia di Lecce, per dare ospitalità agli immigrati sottraendoli allo sfruttamento del caporalato, garantendo loro un regolare contratto di lavoro per la raccolta stagionale dei prodotti agricoli.

È, soprattutto, il loro impiego nei campi che, come hanno più volte sottolineato Coldiretti e FOCSIV, va salvaguardato da inquietanti fenomeni di sfruttamento del lavoro che umilia e piega la dignità degli uomini, gettando un'ombra su un settore che ha scelto la strada dell’etica e dell'attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.

Tutti insieme uniti per contrastare fenomeni, in Italia e nel resto del mondo, come il caporalato, il lavoro nero e la schiavitù di chi sottopaga i prodotti agricoli e il lavoro nei campi e provoca l’abbandono delle terre e il loro l’accaparramento da parte delle multinazionali e delle finanziarie. La pandemia ha aggravato una situazione che vede 34 milioni di persone in ben 30 Paesi entro giugno ad “un passo dal perdere la vita per la mancanza di cibo”: questo riporta ‘Hunger Hotspots’ lo studio, diffuso lo scorso marzo, della FAO e del World Food Programme.

Un impegno che vede la Coldiretti schierata al fianco della Focsiv in piazze, parrocchie e Mercati di Campagna Amica per offrire pacchi di riso 100% italiano della FdAI - Filiera degli Agricoltori Italiani  per una donazione finalizzata a sostenere un unico grande progetto con 34 interventi di agricoltura familiare a sostegno delle comunità rurali.

In vista dell’iniziativa del 27 maggio della Divittorio per i cento anni di Berlinguer ho avuto modo di visionare centinaia di foto relative alla sua presenza a Brindisi il 29/4/1979.

 
Mi hanno particolarmente colpito i volti delle migliaia di persone presenti al comizio. Volti di operai, di braccianti, di lavoratori e lavoratrici visibilmente legati al loro leader.
 
Ho visto e rivisto quelle foto incrociando i volti di tanti compagni che non ci sono più: Nuccio De Guido (Chiummu), Pietro Galeone, Chicchino Rizzo, Giovanni (Pissu) Forte, Enzo Ardito, Angelo Capodieci, Ernesto De Francesco per parlare solo dei mesagnesi che si vedono in foto ma ricordo anche i tanti compagni che in foto non si vedono ma c’erano (Luigi Montanaro, Antonio Ferraro, Angelo Greco) e i dirigenti provinciali: Michele Arganese, Antonio Somma, Giovanni Sgura, Gennaro Conte, Peppino Soricaro, Zito, e tanti tanti altri.
 
Ovviamente c’ero anch’io. Avevo 25 anni, sposato e con una figlia. Ero consigliere comunale e la mia vita era divisa tra la Banca e la sezione (quante rinunce ho procurato alla mia famiglia!). 
 
Pochi mesi prima avevamo vissuto il congresso di sezione con un “profondo rinnovamento” politico e generazionale che avrebbe dato i suoi frutti nei decenni successivi con il PCI PDS DS fulcro delle amministrazioni comunali che hanno cambiato il volto di Mesagne.
 
Quel 29 aprile del 79 partimmo in pullman (forse due) da Mesagne e nel pomeriggio, dopo il comizio, organizzammo una “pazzia”.
 
Sapevamo che Berlinguer, finite le iniziative a Brindisi, si sarebbe recato a Taranto per un comizio.
E allora al segretario dell’epoca Ezio Santacesaria venne la “pazza idea” di organizzare un presidio con bandiere e striscioni all’altezza del secondo ponte della SS7 Brindisi Taranto. Secondo noi Berlinguer si sarebbe fermato; ma erano tempi terribili del terrorismo e delle trame fasciste  e Berlinguer era nel mirino. Quindi le misure di sicurezza erano altissime ed infatti il corteo passò velocemente con diverse auto della sua scorta e della polizia. I compagni presenti giurano che Berlinguer li salutò con una mano … ma la verità resta avvolta nel mistero!
 
Ho raccontato tutto questo perché chi non ha vissuto quella fase non immagina nemmeno il radicamento dei partiti di massa, tutti (DC PCI PSI), nel popolo che si riconosceva completamente (starei per dire, visceralmente) nella politica e nei leader dei rispettivi partiti.
 
E allora facciamo parlare i numeri (vedi foto allegate (fonte Ministero degli interni):
Nel 1979 ci fu un’affluenza attorno al 90% (dicesi novanta percento). Il PCI raccolse oltre 11milioni di voti con il 30,3% (benché in calo di 3 punti rispetto al 1976). 
L’insieme delle maggiori forze democratiche (DC PCI PSI) raccoglievano circa l’80% dei voti.
Nella circoscrizione BR LE TA il PCI prese il 26% dei voti eleggendo 5 deputati (tra cui Michele Graduata)
A Mesagne il PCI registrò un exploit con circa 8.000 voti pari al 45,5%.
Si, era proprio un’altra Italia ! 
 
Ma il rapimento e l’uccisione di Moro aveva cambiato completamente la situazione.
I partiti di governo ruppero l’intesa con il PCI e noi non riuscimmo a recuperare le alleanze.
I partiti divennero sempre più “macchine per la gestione del potere” con tutte le degenerazioni del caso.
Berlinguer, nella famosa intervista a Scalfari, denunciò questa deriva e chiamò tutti i partiti all’autoriforma, ma rimase inascoltato e, a volte, deriso.
 
Contemporaneamente cominciò una possente operazione di DELEGITTIMAZIONE della politica e dei politici in generale che culminò nell’illusione della funzione taumaturgica della magistratura con “mani pulite”. 
 
Tutto questo, insieme al crollo del muro di Berlino e ad un certo ritardo e alle tante incertezze nell’affrontare il “mondo nuovo” ha portato la democrazia italiana alla odierna situazione di sfilacciamento e al rinsecchimento dei partiti e della loro vita democratica interna.
 
Nostalgia del passato ? NO
 
Quel tipo di partito di massa non può più ritornare, ma neanche possiamo arrenderci ai “partiti” personali, al populismo generalizzato, alla mancanza di “pensieri lunghi” come li amava definire Berlinguer.
 
Ci vogliono: progetto, visione, difesa del mondo del lavoro, ambientalismo, partecipazione, scuole di formazione politica, uso democratico dei mezzi di comunicazione, dibattiti e congressi veri, tessere, disciplina.
 
Si può fare, prima che sia troppo tardi.

Il Sindacato Cobas , con l’adesione del Sindacato Confintesa , ha svolto il sit in previsto ed ha incontrato nella sala Mario Marino Guadalupi con tutti i lavoratori presenti alla iniziativa la vicesindaca Tiziana Brigante, dando luogo ad un interessante scambio di opinioni con i lavoratori.

Alle preoccupazioni dei lavorati sui ritardi dei pagamenti ogni mesi che può avere dei risvolti ben più preoccupanti la vice sindaca ha così risposto:

La giunta ha deliberato che ogni mese sarà anticipato nei primi giorni del mese l’80% del fatturato previsto per poi fare i conti nei giorni appresso ed eventualmente aggiustarlo, una sorta di avere e dare.

Ha anche fatto riferimento anche ad alcuni affidamenti che a fine mese non riescono a fatturare al 100%, come ad esempio la segnaletica stradale, che può provocare delle difficoltà a questa buona soluzione a fine anno per il bilancio.

Il Cobas ha ringraziato per il lavoro svolto dalla Amministrazione facendo riferimento anche alle buone idee dell’Assessore al Bilancio , Francesco Saponaro , che dovrebbero porre fine alla questione degli stipendi.

Inoltre il Cobas incontrerà ancora l’Amministrazione per chiarire meglio i dubbi sulle attività di BMS, cosa di cui il sindacato ha fatto sempre delle rimostranze.

Insomma buone prove di dialogo diretto tra i lavoratori di BMS e l’Amministrazione , cosa che rende orgoglioso il siindacato Cobas.

per il Cobas Roberto Aprile

Long-Covid: un approccio olistico per affrontare gli effetti della pandemia. Il neurochirurgo Roberto Settembre, spiega i trattamenti da lui utilizzati, ma ancora poco conosciuti, per uscire da questa condizione di disagio. E li racconta in un libro. 

Long-Covid, cosa sappiamo fino ad oggi? Sono ancora tanti i punti da chiarire. L’Istituto Superiore di Sanità lo descrive come una “condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta di Covid-19”. Insomma, se il virus passa i sintomi restano. Soprattutto ora che sono di nuovo cambiate le misure di contrasto alla pandemia, con la situazione epidemiologica in continua evoluzione, sembra sempre più importante tenere conto e affrontare gli effetti a lungo termine del Covid. Dal malessere fisico a quello mentale, dalla stanchezza ai dolori muscolari, dal mal di testa alla perdita di gusto e olfatto. E, ancora, insonnia e ansia: sono tanti i sintomi che possono rimanere o comparire dopo l’infezione. Quali possibilità di terapia esistono?

“La pandemia che ci ha colpito ha lasciato in tutti noi strascichi psicologici e fisici. Ci sono diversi trattamenti poco conosciuti o denigrati che possono, invece, aiutare concretamente chi è colpito da long-Covid– spiega Roberto Settembre, dirigente medico di I livello in neurochirurgia a Bari, che ha appena pubblicato “Più forti del Covid, armi naturali e innovative per difendersi dal virus e guarire dal long Covid” - Dopo i tragici eventi che ci hanno colto di sorpresa a partire dal febbraio 2020, mi sono ritrovato a trattare un numero incredibile di persone, la cui vita era stata sconvolta sia in modo diretto sia di riflesso. Parlando con la gente notavo che la frustrazione maggiore nasceva dall’idea che le loro vite non sarebbero tornate più come prima e che le soluzioni potessero essere solo farmacologiche. Ma i risultati positivi che ho riscontrato con approcci diversi mi hanno spinto a dare un messaggio di speranza a chiunque si trovi in difficoltà: anche se i farmaci non danno i risultati agognati non è finita, si può e si deve guarire”.

Quali sono, dunque, le principali terapie alternative che possono essere considerate un valido supporto per contrastare gli effetti del long-Covid?

“Un approccio olistico, spesso sottovalutato, o peggio ancora deriso – spiega Settembre – ci permette di non tralasciare le varie sfaccettature dei disagi creati. Certo, non esiste la ricetta per una guarigione sicura. Ma un’attenzione a 360 gradi dei disturbi, unita all’ascolto attento del paziente e del suo percepito, possono orientarci per una cura fatta su misura, perché ciascuno di noi reagisce ai vari stress psico-fisici in modo completamente diverso. Ecco perché una cura ad personam ha più possibilità di successo. Non bisogna darsi per vinti se le terapie classiche non danno risultati. Dalla fitoterapia all’omeopatia, passando per l’agopuntura, l’ossigeno-ozonoterapia o la stimolazione magnetica transcranica, sono tanti i trattamenti della medicina complementare che possono essere utilizzati. L’avere una visione olistica del paziente mi ha portato, negli anni, a trovare il maggior numero di armi a disposizione per poter aiutare a risolvere, o quantomeno a migliorare la sua condizione patologica”.

Degli esempi?
“Nel mio libro sono tanti i casi che ho preso in considerazione.

Ad esempio Francesca mi riferiva che da quando è iniziata la pandemia soffriva di attacchi di panico inaspettati e improvvisi caratterizzati da una forte paura di infettarsi, e quindi di morire. Inizialmente aveva cercato la soluzione con delle tisane di valeriana, poi con psicofarmaci consigliati dal suo medico di famiglia. Dopo circa 4 mesi di cure infruttuose aveva scoperto dell’esistenza della stimolazione magnetica e, per questo, mi aveva contattato. Già dalla quarta seduta Francesca era più rilassata e dopo 10 giorni riusciva tranquillamente a stare in mezzo alla gente senza alcuna paura. Ovviamente avrà necessità di ulteriori sedute per stabilizzare la situazione, ma la strada è finalmente in discesa.

O ancora, c’è Michele e i danni da smart working. Impiegato cinquantenne ha cominciato a soffrire di insonnia e dolori diffusi. Quando si è rivolto a me gli ho consigliato di sottoposi a un ciclo di magnetoterapia dinamica mediante un sistema innovativo chiamato ‘iMRS prime’ che, mediante una sorta di tappetino su cui si sdraia il paziente, emana onde a triplo dente di sega. Già dopo una quarantina di giorni, Michele mi ha raccontato che riusciva a riposare molto meglio e ciò gli creava uno stato di benessere generalizzato. Oggi ha risolto il suo problema. Avere una mente aperta – conclude Settembre – curiosa, coriacea, ci consente di scoprire strade diverse che portano, insieme a quelle convenzionali, a seguire il giusto percorso terapeutico appropriato sul singolo paziente, con l’unico scopo di restituirgli un suo sacrosanto diritto: la salute”.

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Nota del presidente del Comitato regionale della Protezione Civile.
“Ora è ufficiale, anche Francavilla Fontana avrà la sua “casa della comunità”, ovvero una struttura sanitaria in cui chiunque ne avrà bisogno potrà trovare medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri di famiglia, assistenti sociali e altre figure professionali simili.
La Giunta Regionale ha infatti deliberato il documento programmatico che stabilisce come e dove saranno spesi i 650 milioni di euro dati alla Puglia dall’Europa con il Pnrr nel settore della sanità.
Il piano prevede la realizzazione in tutta la regione di 38 ospedali di comunità e 121 case della comunità, oltre all’acquisto di almeno 273 macchinari di ultima generazione.
Si tratta di una rivoluzione senza precedenti grazie alla quale il servizio sanitario sarà presente in modo capillare in tutto il territorio regionale, con strutture che prima non esistevano, e renderà i servizi sanitari vicini al cittadino come non mai prima d’ora.
L’apertura di una casa di comunità a Francavilla è un traguardo a lungo inseguito e per il quale mi sono speso con tutte le mie forze in questi mesi e non posso che essere felice per la mia città, ma anche per le altre della provincia di Brindisi beneficiarie dello stesso intervento.
Saranno infatti sede di una casa della comunità anche San Vito dei Normanni, Villa Castelli, Cisternino, Ostuni, Brindisi, San Pancrazio e Torre Santa Susanna. Mentre potranno contare su ospedali di comunità Cisternino, Fasano, Ceglie Messapica, Mesagne, Latiano, San Pancrazio e Brindisi.
Francavilla sarà inoltre sede, assieme a Brindisi, Fasano e Mesagne, di una Centrale operativa territoriale, che avrà lo scopo di prendere in carico le segnalazioni non urgenti di assistiti fragili a livello distrettuale da parte di vari operatori per l’accesso guidato, nella rete di servizi territoriali e in dimissione protetta ospedaliera, all’assistenza domiciliare integrata, semiresidenziale e residenziale e nei passaggi tra luoghi di cura diversi”.