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Rinviati a giudizio mesagnesi per reati ambientali In evidenza

Febbraio 15, 2015 4764
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carabinieri noe-Con l'accusa di aver smaltito in uliveti del brindisino fanghi di dragaggio provenienti

dalla dismissione dell'area ex “Belleli Offshore”, del porto di Taranto, il pm del tribunale di Brindisi Giuseppe De Nozza ha citato in giudizio dieci persone fisiche e tre aziende accusate di reati ambientali. Una vicenda piuttosto torbida di cui a maggio dovrà rispondere l’impresa di movimento terra di Vincenzo Montanaro proprietaria, nella zona industriale di Mesagne, di una piattaforma per il recupero d’inerti, l’azienda di autotrasporti “Carlucci Srl” di San Vito dei Normanni e la “Cbmc Srl” con sede legale in Taranto. Le persone rinviate a giudizio sono Francesco e Massimiliano Vinci, di San Vito dei Normanni, di anni 48 e 37 anni; Anthony Gatti, di anni 33, di San Vito dei Normanni; Maurizio Carlucci, di 36 anni, di San Vito dei Normanni; Vincenzo Montanaro, di 52 anni, di Mesagne; Vito Messi, di 51 anni, di Massafra; Gino, Maria Francesca e Francesco Alessandro Campana, di 64, 37 e 34 anni, di Mesagne. Infine, Antonio Montanaro, 78 anni, di Mesagne. Secondo le indagini del Noe di Lecce, al comando del maggiore Nicola Candido, vi sarebbero state ditte, due del brindisino e una del tarantino, incaricate di gestire lo smaltimento dei fanghi di dragaggio, circa 11 mila tonnellate, i cui responsabili, incaricati del trasporto degli stessi, avrebbero invece realizzato attività di gestione di discariche non autorizzate, di falsità in scrittura privata e trasporto illecito di rifiuti speciali pericolosi. Alle società è contestata l'omessa adozione di misure organizzative idonee a evitare le irregolarità contestate. Le indagini portarono nella primavera 2013, in due diversi interventi dei carabinieri, al sequestro di tre terreni: uno a Mesagne, di 15 mila metri quadrati, e altri due, di circa 20 mila metri quadrati, nelle campagne tra San Vito dei Normanni e Brindisi, destinati a ospitare uliveti e vigneti in campi in cui fu rilevata la presenza nel sottosuolo di fanghi. In un caso, secondo quanto ipotizzato, alcuni trasportatori avrebbero anche raggirato il conduttore di un’azienda agricola e proprietario di un terreno, convincendolo che i fanghi avrebbero potuto essere utili per concimare i terreni. Le parti offese indicate sono il ministero dell'Ambiente, i Comuni di Mesagne e Brindisi e l'associazione Italia Nostra, sezione Salento Ovest. La prima udienza del processo è stata fissata al prossimo 28 maggio. Dunque è entrata nel vivo la vicenda dello scarico di fanghi di dragaggio in alcuni terreni in agro di Mesagne, Brindisi e San Vito dei Normanni che hanno causato oltre all’inquinamento delle aree anche un depauperamento ambientale dei luoghi. I primi sospetti che qualcosa d’illegale si stava verificando in quei terreni l’avevano avuti proprio alcuni agricoltori che in qualsiasi orario del giorno e nella tarda serata avevano notato dei grossi camion che scaricavano del “terriccio”, poi accertato essere del fango, in alcuni terreni. La circostanza ben presto fu denunciata alle forze dell’ordine che, dopo alcune indagini, inviarono le segnalazioni al Noe di Lecce, competente per territorio. Le segnalazioni furono acquisite al faldone ben più articolato di una inchiesta sui fanghi di dragaggio che i carabinieri stavano conducendo da un po’ di tempo. Così, il 25 marzo e il 24 aprile del 2013 i militari fecero scattare il blitz in contrada “Mascava”, in agro di Brindisi ai confini con quello di San Vito, e in contrada “Albanesi”, in agro di Mesagne. I fanghi erano scaricati in oliveti e vigneti. In un caso qualcuno si fece pagare dal proprietario del terreno, Fabrizio Distante di Mesagne, che si è costituito in giudizio come parte offesa, i fanghi che avevano scaricato poiché, a dir loro, era un ottimo fertilizzante per le colture. Da qui il reato di concorso continuato in truffa contestato a Vincenzo e Antonio Montanaro. Adesso per utilizzare quei terreni il proprietario dovrà bonificarli.  

Redazione

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