Tutelarsi dagli atti di concorrenza sleale In evidenza

Alessandro Saracino Giugno 20, 2017 1976

saracino alessandroLa correttezza professionale degli imprenditori

dovrebbe essere “la regola” che disciplina il mercato. Questa affermazione, trova una specifica normativa nell’ambito della cosiddetta tutela dagli atti di concorrenza sleale. Nello specifico ci si chiede: le Istituzioni ai vari livelli organizzativi, a riguardo, dormono? O questa tematica è così insita nel sistema, che nessuno più se ne accorge della sua presenza? Forse fa comodo sorvolare su queste tematiche, che rappresentano la regola fondamentale del convivere e del buon senso della Legalità, come se tutto fosse normalità e/o semplice amministrazione. Purtroppo, è radicata nella mentalità dell’attuale società che “fottere il prossimo” è oramai una regola, e ci si vanta quando questo modus operandi riesce senza controlli. Ci si chiede quindi, perché le istituzioni ai vari livelli, nonostante sappiano e ben conoscono, l’esistenza di questo fenomeno che si allarga a macchia d’olio, non disciplinano, ricorrendo anche a sanzioni, questo malessere che come un tarlo erode il primo principio dell’etica professionale: Etica e Rispetto delle Regole! In alcuni casi, anzi a volte molto spesso, tale concorrenza si configura come “parassitaria”, la quale pone in essere una sistematica imitazione da parte di soggetti non – regolari, delle iniziative, dei prodotti e delle idee di chi, nel quotidiano paga in modo regolare le tasse, emette gli scontrini fiscali, agisce insomma secondo la norma, ma si vede boicottato da questa scellerata ed incontrollata concorrenza che penalizza fortemente tutto il sistema economico e produttivo. Tale comportamento, altresì, oltre a costituire un esoso sfruttamento dell’altrui iniziativa ed organizzazione, è idoneo a danneggiare l’altrui azienda, causa i minori costi di produzione ai quali viene a sottostare l’ imitatore, al quale gli consente di praticare, a parità di prodotto, prezzi inferiori a quelli del concorrente e di avviare verso la propria impresa una quantità di affari e di clienti che avrebbero, al contrario, potuto avviarsi verso l’imprenditore imitato. A conclusione si pone il quesito: è il caso di continuare a fare le “orecchie del mercante”, e quindi, dimostrare alla società l’ inettitudine al controllo oppure bisogna rassegnarsi a questo gratuito stillicidio? Create