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La vena verde di Alessio Arena

Angelo Sconosciuto Ottobre 21, 2020 4168
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Nella nostra contemporaneità prendono sempre più importanza, spazi che gli uomini definiscono "malati" dove nulla accade che non sia evenescenza, che non porti con sè una dimensione abnorme di bagliore, e il tutto non venga avvolto da una gigantesca, terribile vestizione d'ombra. Michel Foucault in Sorvegliare e punire ha ampiamente parlato di queste zone d’ombra della nostra vita di ogni giorno, ospedali, manicomi, prigioni dove l’unico obiettivo è il controllo sul corpo e dunque sullo spirito. Perché in fondo il rapporto tra controllo, controllore e controllato è di natura osmotica e biochimica, tanto da rendere lo Stato, la Legge, le Istituzioni di controllo dei Leviatani famelici dei simbionti che praticano l’economia dell’obiettivo senza se e senza ma.

Arena alessioEsce dunque per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno “La vena verde” di Alessio Arena, confermando ancora una volta la vocazione della casa editrice salentina nell’individuare le eccellenze giovani del panorama culturale italiano.  Quest'opera a metà strada tra la piece teatrale e il racconto lungo (frutto della fantasia dell’autore, nasce da un'esperienza interna dell'autore che tenta di costruire un disegno di gioia, nonostante i contesti di restrizione, deriva, controllo in cui si muovono le voci che compongono la narrazione. Una vera e propria ricognizione per epifanie, deliri, disvelamenti e apparizioni di uno spazio (che non è mai luogo) in cui venendo meno ogni consuetudine e accortezza quotidiana, irrompe lo sconcertante inferno dell'essere umano.

Il volume pubblicato è stato voluto e selezionato per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno dalla scrittrice e poetessa Chiara Evangelista. Cura grafica Giuseppe Mauro.

«“La vena verde” – ha detto Alessio Arena - è un atto d’amore: un amore mancato, sofferto, fragile, contraddittorio, ma comunque amore. La storia è inventata dal sottoscritto, ma, nonostante questo, è più vera del reale. Ho cercato di raccontare, almeno in parte, la disperazione, la rabbia, le nostalgie e le passioni contraddittorie di una delle tante donne che sono state prigioniere di una casa di cura e di custodia. La mia protagonista – ha proseguito l’autore - esprime inoltre un mondo interiore che sintetizza le esperienze e i sogni di tante donne che, oggi come ieri, lottano per affermare la propria indipendenza in contesti sociali esclusivi, bigotti e sterili. Attraverso la sua voce, ho voluto soprattutto trasmettere l’urlo dei diversi di ogni genere, epoca e luogo che sempre sono stati strategicamente relegati ai margini delle società dai potenti di turno». E Fabrizio Catalano, nella postfazione ha posto una serie di interrogativi davvero dirimenti: «E come non riconoscere nell’io narrante del monologo di Alessio Arena una sconnessa sfida alle istituzioni? Portatrice di ricchezza il cui ruolo all’interno del tessuto sociale viene squinternato in un istante, donna sgretolata dal dubbio, moglie carica di desiderio, e che desiderio suscitava, rosa dal tarlo del matrimonio d’interesse, madre gelosa della figlia: nella donna coesistono e cozzano così tante pulsioni e pressioni da rendere ineludibile il verdetto. Al termine della parabola, una psiche così impreparata e così sollecitata non può che cedere alla devastazione. Supponendo di scrutarla attraverso poche fotografie sbiadite, la protagonista ci scruta e ci accusa. Vittima dell’aridità, se non della crudeltà, del marito? Scomoda denuncia delle debolezze, a tratti financo dello squallore, dell’uomo? Prodotto di una delle regioni più arretrate e più logoranti d’Italia? Creatura che si reputava protetta da una barriera di incontestabili parametri ridicolizzati dalla vita cittadina, dal successo del consorte scrittore, dal fato? Purtroppo per la donna, sarebbe lecito rispondere affermativamente ad ognuna di queste domande. Una donna semplice, disarmata, si trasformerà in ispiratrice e specchio di un’epopea, in protagonista del viaggio più periglioso: quello dell’essere umano dentro se stesso. Soltanto i matti, svincolati dal concetto di opportuno, sono davvero liberi. Ma, per chi non è riuscito a emanciparsi, per chi non ha sciolto le briglie della repressione, questa libertà è intollerabile»

Chiara Evangelista, invece, che ha proposto Arena alle Edizioni del Bardo ha detto chiaramente che l’autore «interroga e pungola le labirintiche vie dell’inconscio, scomponendo e radiando la personalità del soggetto protagonista per renderlo nudo davanti all’occhio del lettore. Un vetro smerigliato che riflette più geometrie psichiche, un cortocircuito di alter-ego».

Al grande pubblico va detto che Alessio Arena è nato a Palermo il 12 ottobre 1996. Nel 2018 si è laureato in Lettere con lode presso l’Università degli Studi di Palermo. Nel 2020, in anticipo di un anno accademico, ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze storiche con lode presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2018 conduce «La biblioteca di Babele», rubrica di lingua e cultura italiana trasmessa dalla Radio Nazionale argentina. Dal 2018 è collaboratore della sezione «lingua italiana» di Treccani. Dallo stesso anno è Ambasciatore del C. P. per il Club per l’Unesco di Matera attraverso il progetto «Distributori di Poesia». Dal 2019 è cultore di storia del costume presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Dal 2020 è cultore di letteratura e filosofia del teatro, di storia dello spettacolo e di storia del cinema e del video presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale tra cui nel 2016 il I Premio Internazionale «Salvatore Quasimodo», nel 2018 il Premio «Virgilio Giordano» e il Premio «Italia Giovane» a Roma, nel 2019 il Premio Internazionale della World Poetry Conference in India e nel 2020 il Premio «Costa Normanna» della Fondazione Maison France-Italie. È, inoltre, curatore della collana di poesia contemporanea “Metro” per la casa editrice Edity. Ha pubblicato in numerose riviste e antologie poesie e articoli scientifici e divulgativi di argomento letterario, artistico, teatrale, linguistico e storico. Ha pubblicato, fino ad oggi, nove libri, tra cui cinque raccolte di poesie e due saggi. Alcune sue opere sono state tradotte in spagnolo e in arabo. Nel 2014 ha curato la raccolta di poesie scritte da Nino Quaranta, intitolata «Poesie rustiche». Nel 2015 ha pubblicato la raccolta «Discorsi da caffè». Nel 2016 ha pubblicato la raccolta «Cassetti in disordine» (Mohicani Edizioni) e la raccolta «Lettere dal Terzo Millennio» (Mohicani Edizioni). Nel 2017 pubblica la raccolta «Campi aperti» (Edizioni Ex Libris). Nel 2018 pubblica il saggio «Il mondo a ribaltone. Il teatro nel gesto di Dario Fo» (Edizioni Ex Libris). Nel 2019 pubblica la raccolta «Il cielo in due» (Edizioni Ex Libris). Nello stesso anno pubblica, con Elisa Iacovo, il libro-intervista «L’importante è che non diventi un’abitudine» (Anscarichae Domus). Nel 2020 pubblica il saggio «Nero accidentale» (Palermo University Press).

 

 

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