L’Immacolata giordanesca nella Chiesa dell’Immacolata di Latiano

Domenico Ble Aprile 12, 2020 1422

2020-04-11 215520

Una parentesi pittorica, ma in generale artistica, è legata al fenomeno della circolazione dei modelli pittorici napoletani del Seicento e Settecento in Terra d’Otranto. I pittori nostri conterranei, infatti, guardavano alle novità napoletane e tante opere potrebbero illustrare bene quest’affascinante storia. La scelta cade, tuttavia, sull’Immacolata Concenzione conservata nella Chiesa dell’Immacolata di Latiano, già cappella gentilizia dei marchesi Imperiali di Latiano, perché si ha la possibilità di tornare, con ulteriori riflessioni, su un lavoro di ricerca pubblicato nel 2018 nella rivista Il delfino e la Mezzaluna della Fondazione Terra d’Otranto.

Il dipinto (Fig. 1) vede la Vergine raffigurata in piedi e al centro, al di sopra della luna rovesciata: è nel momento di preghiera, mentre volge lo sguardo verso l’alto. La particolare postura, dalla forma “arcuata”, genera un senso di movimento. In basso, intorno alla Vergine Immacolata, sono posti sette piccoli angeli mentre in alto, ai lati, volano i Cherubini.

I colori nell’opera sono divisi in due registri: in basso, al di sotto della nube e degli angeli, trova posto l’oscurità; man mano che si sale il colore diviene sempre più acceso fino a giungere all’estremità in alto, dove trova spazio il dorato. Il pittore, inoltre, contorna la sagoma della Vergine con una tonalità di giallo più scuro sottolineandone la santità.

Le figure sono ben distribuite nello spazio e i corpi voluminosi vengono rappresentati con abile precisione. L’effetto luminoso non solo leviga la muscolatura, ma sottolinea anche i particolari: la veste svolazzante; il volto della Vergine; il colore biondo dei capelli, che scendono sulle spalle; il colore rosaceo degli angeli.

La tela è attribuibile ad un pittore conoscitore del linguaggio figurativo di Luca Giordano (1634 – 1705), ed ha come base di partenza l’Immacolata del maestro campano, realizzata intorno agli anni Ottanta del ‘600 e conservata nella galleria di Palazzo Pitti a Firenze (Fig. 2).

L’Immacolata presente a Latiano, rispetto alla tela del Giordano, presenta delle differenze quali la corporatura più stretta, il volto più tondeggiante e la posa molto più arcuata. Solo gli angeli posizionati in basso sono pressoché identici.

Tra i modelli di cui si diceva, occorre dunque accennare al fenomeno del “giordanismo” in Puglia, sviluppatosi grazie alla presenza in regione di allievi del Giordano e alla circolazione delle opere di questi e del maestro. Seguaci di rilievo in Puglia sono stati Paolo De Matteis, Andrea Miglionico, Nicola Malinconico e Giovan Battista Lama. Il primo, nel 1713, firmò l’affresco della cupola del Cappellone di San Cataldo a Taranto, il maestro ispirò numerosi pittori salentini, basti pensare ai Bianchi di Manduria.

Altro importante pittore “giordanesco” fu Andrea Miglionico. Egli, oltre a diffondere lo stile del Giordano, attraverso la sua produzione introdusse gli influssi pittorici di Pietro da Cortona. Come non ricordare, ancora, Nicola Malinconico? Egli fu celebre autore delle tele conservate nella Cattedrale di Gallipoli. Sulla scorta di ciò, il dipinto di Latiano entra a pieno diritto fra le testimonianze “giordanesche” salentine.

Ultima modifica il Sabato, 11 Aprile 2020 11:36