Redazione

L’Ambito Territoriale Br/4 – costituito dai Comuni di Mesagne (capofila), Cellino San Marco, Erchie, Latiano, San Donaci, San PancrazioS.no, San PietroV.co, Torchiarolo, Torre Santa Susanna – rende noto che a partire dalle ore 12.00 del 10 marzo 2021 e fino alle ore 12.00 del 31 marzo 2021 sarà possibile inviare le manifestazioni di interesse per i Progetti di Vita Indipendente - Pro.V.I. finalizzati alla promozione dell’autonomia personale e dell’inclusione socio-lavorativa, rivolti a persone con disabilità anche prive del supporto familiare. Dal monitoraggio sull’andamento della prima annualità dell’Avviso - considerato il numero delle istanze pervenute, istruite e ammesse a finanziamento - è emerso che vi sono risorse sufficienti per l’avvio della seconda annualità del Pro.V.I., che è stata approvata con atto dirigenziale della sezione Inclusione Sociale Attiva e Innovazione n. 189 del 10/02/2021 della Regione Puglia.

Possono presentare istanza tutte le persone disabili residenti in Puglia da almeno 12 mesi in età compresa tra i 16 e i 64 anni, in possesso del certificato di disabilità in situazione di gravità ai sensi del comma 3 dell’articolo 3 della Legge n. 104/1992. I soggetti richiedenti il Pro.V.I. (Linea A) e il Pro.V.I. “Dopo di Noi” (Linea B) possono presentare istanza esclusivamente online accedendo al seguente indirizzo. La presentazione della domanda prevede obbligatoriamente il possesso di credenziali SPID - Sistema Pubblico di Identità Digitale di Livello 2 e un’attestazione di ISEE ordinario in corso di validità. Le credenziali SPID devono essere intestate al richiedente del progetto di vita o al referente familiare presente nella Dichiarazione Sostitutiva Unica – DSU e attestazione ISEE ordinario, che deve fare quindi parte dello stesso nucleo familiare. In alternativa sarà possibile delegare alla presentazione dell’istanza un soggetto terzo in possesso di credenziale SPID.

Per richiedere informazioni sull’Avviso è possibile: rivolgersi al Servizio Sociale Professionale dei Comuni dell’Ambito, contattare il numero 0831779207 o inviare email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., ovvero consultare il sito, sul quale sarà cura della Regione Puglia pubblicare le risposte alle FAQ.

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Emergenza epidemiologica, gli aggiornamenti: tra ieri e oggi a Mesagne si contano 3 nuovi casi e 7 guariti. 

 Sono 69 le persone attualmente positive, di cui 4 in ospedale.

Il Sindaco Antonello Denuzzo ha emanato una Ordinanza con ulteriori misure volte a contrastare la diffusione del contagio da coronavirus in Francavilla Fontana.

Il provvedimento, valido dal 6 marzo al 21 marzo, reintroduce il divieto di permanenza e stazionamento dalle 5.00 alle 22.00 nelle aree del centro storico. In particolare, ad essere interessate dalla misura sono: Piazza Umberto I, piazza Dante e tutte le vie, piazze e aree urbane ricadenti nel perimetro compreso tra via Barbaro Forleo, Corso Umberto I e Corso Garibaldi in continuazione con via Crispi.

Per tutte le vie e le piazze oggetto del provvedimento è fatta salva la possibilità di transitare e di svolgere le attività consentite dalla normativa nazionale vigente.

Torna anche il divieto di consumo di cibi e bevande nei pressi dei distributori automatici h24 e viene prorogato lo stop del mercatino dell’antiquariato che si svolge ogni prima domenica del mese su Viale Lilla.

L’Ordinanza è consultabile sul sito internet istituzionale del Comune di Francavilla Fontana.

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Scarpe rosse e guantoni da pugilato dello stesso colore saranno i protagonisti, domenica 7 marzo 2021 dalle ore 10 alle ore 12, di una installazione in Piazza Mercato a Brindisi per denunciare, da un lato, la condizione delle donne vittime di prevaricazione fisica e psicologica e condannare, dall’altro la violenza che subiscono tante di loro e la lotta contro ogni forma di abuso.

La Boxeiaia Brindisi, da oltre 10 anni è impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne, ha inteso lanciare l’iniziativa con l’obiettivo di trasmettere un messaggio chiaro ed univoco.

Su volontà del maestro Carmine Iaia e dell’avvocato Emanuela De Francesco, infatti, in occasione della ricorrenza de “La Giornata internazionale dei diritti della donna” che cade questo lunedì, ha voluto coinvolgere tutte le donne dell’Associazione Sportiva, lasciando che fossero loro a decidere su come celebrare questo appuntamento che commemora le conquiste sociali, economiche e politiche insieme a discriminazioni e violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo e il cui senso è stato purtroppo stravolto negli ultimi anni.

Le atlete e le mamme degli atleti del sodalizio brindisino, da sempre una grande famiglia, volendosi fare promotrici di un forte messaggio, hanno quindi espresso al maestro il desiderio di non celebrare: “la festa della donna, ma una festa per tutti, indistintamente, e invitiamo tutti gli uomini ad allenarsi con noi, in quella che è “La Giornata internazionale dei diritti della donna” perché non vogliamo una giornata, vogliamo 365 giornate da condividere con gli uomini”.

L’idea è partita proprio da questo stravolgimento, tutte le donne della Boxe Iaia sono state concordi nel rifiuto delle cosiddette “quote rosa”, negazione del sistema meritocratico e democratico.

Svolgono diverse professioni, sono mamme e sono atlete, accomunate dalla voglia di lavorare indistintamente con colleghi, donne e uomini, senza affermare di essere più brave ma riconoscendo che a volte ad eccellere sono uomini, a volte le donne, nel pugilato come nella vita.

Attraverso uno sport originariamente di appannaggio degli uomini vogliono esprimere un messaggio di lotta contro ogni discriminazione di genere, senza richiedere regali da parte della società, ma solo riconoscimenti per merito; non agevolazioni, ma la possibilità di combattere, come sul ring!

Il maestro Iaia accoglie con fierezza la proposta e, nell’occasione, organizza un allenamento per uomini e donne domenica 7 marzo, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 presso Piazza Mercato in Brindisi.

Per informazioni è possibile contattare il maestro Carmine Iaia al numero 347.9428957.

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In Puglia 2629 beni immobili  confiscati dal 1982, il 58% sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali, il 42% rimangono ancora da destinare, 221 le aziende confiscate di queste il 50% è stata già destinata alla vendita o alla liquidazione, all'affitto o alla gestione da parte di cooperative formate dai lavoratori delle stesse; La provincia di Bari con il maggior numero di beni destinati 495, La provincia di Lecce sono ancora 265 i beni da destinare. Libera presenta il dossier Fattiperbene la fotografia del riutilizzo sociale dei beni confiscati in Italia in occasione dei 25 anni  dall'approvazione della legge n.109 del 7 marzo 1996. Censimento di Libera delle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati: sono 867 soggetti diversi (come associazioni e cooperative sociali) impegnati nella gestione beni immobili confiscati alla criminalità organizzata. Sono 89 le realtà censite in Puglia.

 Sono 2629 i beni immobili (particelle catastali)  confiscati dal 1982 ad oggi in Puglia, il 58%  sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali, il 42% rimangono ancora da destinare. La provincia di Bari risulta quella con il maggior numero di beni confiscati destinati per finalità istituzionali e sociali con 495 beni mentre sono 211 quelli ancora da destinare; segue la provincia di Brindisi  con 452 beni destinati e 95 ancora da destinare. La provincia di Lecce risulta quella con il maggior numero di beni confiscati da destinare(265). Sono invece 221 le aziende confiscate di queste il 50% è stata già destinata alla vendita o alla liquidazione, all'affitto o alla gestione da parte di cooperative formate dai lavoratori delle stesse.  Anche qui la provincia di Bari risulta quella con maggior numero di aziende già destinate alla vendita o alla liquidazione, all'affitto o alla gestione da parte di cooperative formate dai lavoratori delle stesse( 34) mentre sono 35 quelle ancora in gestione  presso l'Anbsc.

Libera presenta il dossier Fattiperbene la fotografia del riutilizzo sociale dei beni confiscati in Italia in occasione dei 25 anni dall'approvazione della legge n.109 del 7 marzo 1996.

A venticinque anni dall’approvazione della Legge 109 del 1996- commenta Libera-  è certamente possibile fare un bilancio sul riutilizzo sociale dei beni confiscati in Italia, evidenziando innanzitutto le positività di un percorso e di tante esperienze nate grazie alla presenza di beni - immobili, mobili e aziendali - sottratti alla disponibilità delle mafie, delle varie forme di criminalità economica e finanziaria (dal riciclaggio all’usura, dal caporalato alle ecomafie) e di corruzione. Beni che sono diventati opportunità di impegno responsabile per il bene comune. Ma il contributo che il sempre più vasto patrimonio dei beni mobili, immobili e aziendali sequestrati e confiscati alle mafie, alla criminalità economica e ai corrotti può apportare agli sforzi per assicurare una ripresa nel nostro Paese post pandemia, sarebbe sicuramente maggiore se tutti i beni fossero rapidamente restituiti alla collettività e le politiche sociali diventassero una priorità politica a sostegno dei diritti all’abitare, alla salute pubblica, alla sostenibilità ambientale, al lavoro dignitoso ed ai percorsi educativi e culturali.

Nel dossier Libera elabora i dati dell'Agenzia Nazionale:sono 36.616 i beni immobili (particelle catastali) confiscati dal 1982 ad oggi. Circa 17.300 sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali mentre sono 19.309 beni immobili in gestione all’Agenzia (dati aggiornati al 2 marzo 2021), di cui più di 11.000 confiscati in via definitiva (dati al 31 dicembre 2019) e che rimangono ancora da destinare perché presentano varie forme di criticità (per quote indivise, irregolarità urbanistiche, occupazioni abusive e per condizioni strutturali precarie) oppure restano accantonati in attesa delle verifiche dei creditori. Secondo una ricognizione avviata nel corso del 2019 dall’Agenzia nazionale su un campione di indagine di circa 6.000 beni immobili destinati alle amministrazioni comunali, dai riscontri pervenuti su 2.600 beni, risulta che soltanto poco più della metà dei beni è stato poi effettivamente riutilizzato. Dalle relazioni annuali dei Commissari straordinari di Governo e dell’Agenzia nazionale è possibile anche tracciare l’andamento storico delle confische e delle destinazioni, a partire dal 1982 fino ad oggi.

In particolare, dal 1982 al 1996 ci sono state 1263 confische e 34 destinazioni: erano i primi anni di applicazione della legge Rognoni - La Torre, durante i quali non era ancora in vigore la legge per il riutilizzo sociale. Nella seconda decade, dal 1996 al 2008 aumentano notevolmente i numeri e nel solo anno 2001 si arriva addirittura a 1023 confische e 315 destinazioni. Negli anni successivi fino al 2019, ultimo anno per cui si dispone della relazione dell’Agenzia, viene riportato solo il dato relativo alle destinazioni, che raggiunge le 1512 nel 2019. L’andamento storico delle destinazione dei beni mobili registrati è tracciabile dal 1982: nella relazione 2017-2018 dell’Agenzia nazionale, infatti, viene riportato che fino al 2018 sono stati destinati 3.829 beni mobili di diversa tipologia, con queste percentuali: Distruzione/Demolizione: 42.07%; Comodato gratuito: 20,55%; Vendita: 18,65%; Assegnazione forze dell’ordine:14,60%; Cessione ai VVFF e soccorso pubblico 4,12%.

Sul fronte delle aziende- commenta Libera- la maggior parte delle aziende confiscate giungono nella disponibilità dello Stato prive di reali capacità operative e sono spesso destinate alla liquidazione e chiusura, se non si interviene in modo efficace nelle fasi precedenti. Molte però sono scatole vuote, società cartiere o paravento per le quali risulta impossibile un percorso di emersione e continuità produttiva. Su un totale di 4.384 aziende confiscate dal 1982 ad oggi, quelle destinate sono state quasi tutte liquidate. Ne rimangono in gestione all’Agenzia altre 2.919. Di queste però, secondo i dati risalenti a un anno fa, 1.931 aziende erano in confisca definitiva e solo 481 risultavano attive. Come nel caso degli immobili, anche per le aziende confiscate è possibile rintracciare una progressione storica delle destinazioni: è interessante come negli anni dal 2008 al 2019 si sia passati dalle 5 del 2010 alle 441 del 2019. 

“In questi 25 anni – commenta Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera- abbiamo assistito a un lavoro straordinario: il lavoro della magistratura e delle forze di polizia per individuare i beni frutto degli affari sporchi delle mafie, e renderne operativa la confisca; il lavoro di associazioni ed enti pubblici per restituire davvero quei beni alla gente, trasformandoli in scuole, commissariati, centri aggregativi per giovani e anziani, realtà produttive che offrono lavoro pulito e rafforzano il tessuto sociale ed economico dei territori. Un enorme lavoro corale, insomma, che dopo 25 anni ci chiede però uno scatto ulteriore di impegno, intelligenza e determinazione. La legge può essere migliorata, potenziata sia nel dispositivo che soprattutto nell’attuazione. C’è una debolezza strutturale dello Stato nei confronti delle mafie che vive di lungaggini burocratiche, disordine normativo, competenze non sempre adeguate. Non possiamo permettere che tutto questo si traduca in un messaggio pericoloso: cioè che la 109 è un bluff, uno specchietto per le allodole, nient’altro che un giocattolino per illudere gli onesti.”

Nel dossier Libera ha mappato le esperienze di riutilizzo dei beni confiscati per finalità sociali per  raccontare una nuova Italia, che si è trasformata nel segno evidente di una comunità alternativa a quelle mafiose, che immagina e realizza un nuovo modello di sviluppo territoriale. Libera ha censito 867 soggetti diversi del terzo settore impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli enti locali, in ben 17 regioni su 20. In Puglia sono stati censiti 89 realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie. Mediamente nel campione del censimento di Libera tra il sequestro e l'effettivo riutilizzo sociale trascorrono ben 10 anni.

A venticinque anni di distanza dall’approvazione della legge per il riutilizzo sociale, oggi presa a modello in Europa ed a livello internazionale come Libera  evidenziamo alcuni punti rispetto ai quali chiediamo:

Mafie e corruzione stanno approfittando sempre di più dell’emergenza sanitaria e della crisi economica e sociale, per questo chiediamo l’effettiva estensione ai "corrotti" delle norme su sequestri e confische previste per gli appartenenti alle mafie, con la loro equiparazione e l’attuazione della riforma del codice antimafia nelle sue positive innovazioni.

L'assegnazione di adeguati strumenti e risorse agli uffici giudiziari competenti e all'Agenzia nazionale in tutto il procedimento di amministrazione dei beni, prevedendo il raccordo fra la fase del sequestro e della confisca fino poi alla destinazione finale del bene ed assicurando il necessario supporto agli enti locali.

La piena accessibilità delle informazioni sui beni sequestrati e confiscati e la promozione di percorsi di progettazione partecipata del terzo settore e di monitoraggio civico dei cittadini.

La destinazione di una quota del Fondo Unico Giustizia, delle liquidità e dei capitali confiscati ai mafiosi e ai corrotti, per rendere fruibili i beni mobili ed immobili e sostenere la continuità delle attività aziendali, tutelandone i lavoratori, nonché per dare supporto a progetti di imprenditorialità giovanile, di economia e inclusione sociale e

L'utilizzo delle risorse previste per la valorizzazione sociale dei beni confiscati nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu, assicurando un percorso di trasparenza e di partecipazione civica nella progettazione e nel monitoraggio.

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Sono stati rinvenuti e restituiti ai legittimi proprietari, anche tre veicoli, precisamente un’Alfa Mito, rubata poche ore prima nel parcheggio dell’ospedale Perrino e due trattori agricoli, rubati il giorno 3 u.s. da un’azienda agricola brindisina.

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L’attività dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, nella giornata di ieri, si è concretizzata nel rinvenimento di una pistola semiautomatica, sulla litoranea Nord di Brindisi, immersa nell’acqua, nei pressi della riva. La segnalazione era giunta alla Sala Operativa  da parte di un uomo che stava facendo una passeggiata sulla battigia. Sono in corso accertamenti per risalire alla marca, al calibro ed alla matricola della pistola, corrosa dall’azione erosiva del mare.

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Arrestato M.C. di anni 25, poiché responsabile di rapina ai danni di una ragazza. La donna, dopo aver parcheggiato l’auto, mentre era in procinto di raggiungere la propria abitazione in Brindisi, veniva raggiunta alle spalle da un soggetto che le tirava i capelli  e cercava di strapparle la borsa. L’uomo, impossessatosi della borsa, contenente effetti personali e la somma di € 300,00, si dirigeva versa la sua autovettura che aveva lasciato con il motore acceso e lo sportello lato guida aperto. La malcapitata lo inseguiva nel tentativo di riprendersi quanto rubato, ma il reo inseriva la marcia e riusciva a dileguarsi, urtano con la carrozzeria le gambe della donna.

Immediatamente un equipaggio della Sezione Volanti si recava sul posto della rapina dove riceveva le descrizioni del reo e del veicolo usato per la fuga. Le notizie apprese venivano subito trasmesse agli altri equipaggi presenti sul territorio che, pochi minuti dopo, notavano una persona sospetta in Piazza Vittorio Emanuele II, alla guida di un’autovettura simile a quella descritta dalla rapinata. Quindi procedevano al controllo ed immediatamente rinvenivano la borsa rubata, all’interno dell’abitacolo, occultata sotto il sedile lato guida. Pertanto l’uomo, condotto negli uffici della Sezione Volanti per le formalità di rito, veniva arrestato e condotto presso la locale Casa Circondariale. La borsa, con l’intero contenuto, veniva restituita alla proprietaria.

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Da Filomena Schiena, Segretaria CGIL Brindisi. 

 
L'8 marzo sarà celebrato nel pieno dellemergenza COVID, questo ci obbliga a ripensare le modalità tradizionali con cui negli anni passati come sindacato lo abbiamo celebrato.
 
Cogliamo quindi loccasione per una riflessione più approfondita, sul pensiero delle donne e la loro forza in un contesto così difficile come quello della pandemia. La storia e la rappresentazione delle donne, il lungo cammino che hanno percorso e lattualità, segnata dallemergenza sanitaria, le vede confrontarsi ancora, e purtroppo, con un lavoro non ancora paritario e segnato da forti discriminazioni. 
 
Giusto per citare un dato: le donne, a parità di mansioni, continuano a guadagnare di meno degli uomini. Senza contare la violenza o le molestie che subiscono sui posti di lavoro e questo solo perché donne. Tra le diverse forme di violenza quella nel mondo del lavoro è sicuramente la più difficile da contrastare e forse anche quella meno quantificabile. Pochissime, purtroppo, le denunce. Una violenza che noi definiamo sottile, particolarmente complessa e delicata ma non per questo meno presente, come si evince dagli attuali indicatori di riferimento. 
 
Chiaro che cè un problema che è principalmente culturale e quindi bisogna impegnarsi di più in campagne di sensibilizzazione a vastissimo raggio verso tutti gli ambiti sociali a cominciare dalle scuole perché la socializzazione al genere inizia dalla nascita e continua durante linfanzia, ma anche le aziende hanno un ruolo fondamentale nelle campagne di comunicazione e di formazione contro gli stereotipi. E poi cè il sindacato che da anni si batte per la difesa dei diritti delle donne in tutti gli ambiti, soprattutto in quello lavorativo. 
 
La CGIL di Brindisi, dopo lapertura dello sportello salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, che è di supporto a tutti i lavoratori per la gestione delle problematiche relative alla salute e sicurezza sul lavoro, a breve aprirà anche uno sportello di ascolto contro le molestie, la violenza e le discriminazioni di genere sui luoghi di lavoro, con lobiettivo di offrire supporto anche di natura legale a chi, donna o uomo, subisce discriminazioni, molestie o violenze sul lavoro.  
 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi venerdì 5 marzo 2021 in Puglia, sono stati registrati 10.530 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 1.418 casi positivi: 610 in provincia di Bari, 64 in provincia di Brindisi, 93 nella provincia BAT, 169 in provincia di Foggia, 198 in provincia di Lecce, 273 in provincia di Taranto, 3 casi di residenti fuori regione. 8 casi di provincia di residenza non nota.

Sono stati registrati 19 decessi: 9 in provincia di Bari, 1 in provincia di Brindisi, 2 in provincia BAT, 1 in provincia di Foggia, 2 in provincia di Lecce, 3 in provincia di Taranto, 1 residente fuori regione.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.603.289 test.

114.497 sono i pazienti guariti.

34.250 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 152.819, così suddivisi:

58.899 nella Provincia di Bari;

16.049 nella Provincia di Bat;

11.258 nella Provincia di Brindisi;

30.178 nella Provincia di Foggia;

13.039 nella Provincia di Lecce;

22.604 nella Provincia di Taranto;

605 attribuiti a residenti fuori regione;

187 provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.