Carlo Manzoni, un umorista per imparare l’italiano ridendo

Marcello Ignone Novembre 02, 2020 5071

Un tempo (per fortuna non molto lontano…) proponevo, come monografia, ai miei studenti dell’ultimo anno delle superiori la lettura di alcuni testi di Carlo Manzoni. Erano liberi di scegliersi il testo che volevano tra i dieci della collana “Il Suspense del riso” e, una volta finito di leggere il proprio testo, anche di scambiarlo. I ragazzi leggevano (cosa non scontata…) ed imparavano con leggerezza l’italiano. Ricordo ancora quanto mi raccontò, la prima volta, uno studente che si era recato in una edicola di Brindisi per comprare uno dei libri della collana. Alla richiesta del giovane studente, l’edicolante scoppiò a ridere e disse, ad alta voce davanti ai clienti presenti in quel momento, che il docente aveva sbagliato nome, l’autore si chiamava Alessandro Manzoni e non Carlo Manzoni! Facemmo arrivare i libri per conto nostro e con lo sconto…

Carletto, come lo chiamavano gli amici, era un umorista sottile e raffinato, dotato di fantasia irrefrenabile e dal tratto surreale e parodistico, capace di scrivere una miriade di testi e di scriverli, come dice Oreste del Buono, in modo “leggero, aereo, ineffabile e celestiale” e, soprattutto, di scriverli anche in un italiano eccellente.

Carlo Manzoni nasce a Milano il 16 aprile del 1909. Frequenta in modo svogliato le Scuole Tecniche di piazza Fratelli Bandiera, successivamente lavora come apprendista in uno studio di architettura, come pittore di pubblicità, stampatore di cataloghi ed opuscoli, tipografo e, infine, approda al futurismo come pittore e poeta. Forse per costituzione o per fame, era magrissimo, al punto di essere soprannominato “Fildiferro”. Esordisce come scrittore di racconti e rubriche sui settimanali della Rizzoli. “Scriveva come disegnava, sottile”. Filippo Tommaso Marinetti lo paragonò ad Ettore Petrolini. Insieme a Giovanni Mosca e Vittorio Metz fonda il Bertoldo. Carletto vi “scriveva raccontini, faceva disegnetti e inventava battute”. Inizia anche a scrivere scenette e riviste per l’EIAR, l’ente radiofonico di Stato. Dopo la seconda guerra mondiale è al fianco di Giovanni Mosca e Giovanni Guareschi nella fondazione del settimanale Candido, erede del Bertoldo. Su questo giornale di satira politica, soprattutto anticomunista, scriveranno, oltre a Mosca, Guareschi e Manzoni, autori come Indro Montanelli, Leo Longanesi e Oreste del Buono.

venerandaIn tanti ricordano Manzoni per aver inventato “Il signor Veneranda” (1949) e “Il signor Brambilla” (1953), satira feroce dell’italiano medio.

Noi lo ricordiamo come l’inventore della parodia dei romanzi polizieschi americani di Michey Spillane. Per prendere in giro i gialli all’americana, inaugurò una sua personale collana umoristica e parodistica, sempre per la Rizzoli, che chiamò “Suspense del riso”.

Ti spacco il muso bimbaNel 1959 pubblicò “Ti spacco il muso, bimba!”, il primo dei dieci romanzi della collana “Il Suspense del riso”; seguirono: “Io quella la faccio a fette!” (1960), “Che pioggia di sberle, bambola!” (1961), “Un colpo in testa e sei più bella, angelo!” (1961), “Ti svito le tonsille, piccola” (1962), “Ti faccio un occhio nero e un occhio blu!” (1962), “Un calcio di rigor sul tuo bel muso” (1963), “Pancia da schiaffi” (1963), “Ti stiro i connotati, tesoro!” (1964), “Con un bacio ti brucio” (1968).

Che pioggia di sberle bambolaProtagonisti della serie sono l’investigatore privato Chico Pipa (diminutivo di Chicomanda Pipa), parodia dell’investigatore americano Mike Hammer, e il suo improbabile socio Greg, cioè il cane poliziotto Gregorio Scarta. Innamorati entrambi del bourbon, Chico Pipa delle belle donne e Greg delle cagnette con la coda lunga, devono vedersela con la concorrenza del tenente Tram, comandante della Squadra Omicidi e del suo subalterno, il sergente Caucciù. 

Manzoni scriverà anche per il teatro, per il cinema e la televisione. Muore a Milano il 16 maggio del 1975.

Era un’altra Italia: più semplice, umana e, soprattutto, migliore. La gente leggeva, anche per il semplice divertimento, comprava fumetti e andava al cinema. C’era più cultura e più gente colta, piena di entusiasmo e voglia di vivere e sorridere.

Abbiamo un disperato bisogno di Carlo Manzoni oggi, con la gente depressa, che non ride e non si aspetta nulla dal futuro.

 

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