Legambiente si oppone al ddl caccia

Maggio 23, 2025 481

Legambiente: “Questo ddl è inaccettabile, normalizza il bracconaggio e se approvato cancellerà gli ultimi 60 anni di politiche e impegni italiani a tutela e conservazione degli animali selvatici, calpestando l’art. 9 inserito nei principi costituzionali. Chiediamo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di impedire questo scempio legislativo”.

“Dieci anni dopo l’approvazione della legge sui delitti ambientali, occorre urgentemente colmare i vuoti normativi prevedendo i delitti contro gli animali nel Codice penale,

con sanzioni efficaci e dissuasive, a partire dalla tutela delle specie protette”.

“Il ddl che si appresta ad arrivare in Cdm – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è un testo inaccettabile. Se venisse approvato cancellerebbe gli ultimi 60 anni di politiche, impegni e azioni dell’Italia a tutela e conservazione degli animali selvatici, calpestando, al tempo stesso, l’art. 9 inserito nel 2022 nei principi della Costituzione, che obbliga lo Stato, attraverso le sue leggi, a garantire la tutela degli animali”.

Legambiente, nel giorno del decimo anniversario della legge sui delitti ambientali nel Codice penale, rivolge un forte appello alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Impedisca questo scempio legislativo e si impegni, invece, insieme al governo – continua Ciafani - a completare quella riforma di civiltà avviata nel 2015, approvando finalmente sanzioni efficaci e dissuasive contro chi commette crimini contro gli animali, a partire dal bracconaggio e dai traffici di specie protette, come prevede la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente”.

“Ci preoccupano moltissimo le anticipazioni circolate sul nuovo ddl sulla caccia – dichiara Nanni Palmisano, direttore di Legambiente Puglia - in quanto si tratterebbe di una vera e propria deregulation venatoria. La caccia viene ridefinita come attività sportiva utile alla biodiversità. Contestiamo l'idea che l'attività venatoria possa essere equiparata a uno strumento di tutela ambientale, quando invece, stravolge il senso stesso di biodiversità e sostenibilità, e troviamo quindi inammissibile l'espansione dell'elenco delle specie utilizzabili, che passerebbero da 7 a 47.
Inoltre, estenderebbe poi i territori dove sarà possibile cacciare: oltre alle campagne e ai boschi, infatti anche nei territori e nelle foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere. In pratica, anche le aree finora considerate protette. Così facendo si rischia di trasformare la caccia in un'attività senza più limiti, minacciando la biodiversità, violando il diritto alla proprietà e aprendo a una liberalizzazione selvaggia”.

In Italia le specie animali selvatiche, anche quando particolarmente protette e a rischio di estinzione, come dimostra il caso dell’Ibis eremita (Geronticus eremita), sono reiteratamente oggetto di caccia illegale.  Per questo, in fatto di tutela degli animali, il nostro Paese non può fare passi indietro con un Ddl palesemente incostituzionale e che renderebbe legale il bracconaggio, che deve invece diventare un delitto, con la reclusione da tre a sei anni.

Legambiente ricorda, inoltre, che a tre anni dall’inserimento in Costituzione della tutela degli animali, l’80% degli atti successivamente approvati non rispetta il principio costituzionale richiamato dall’art.9 e solo il 20,5% è in linea con la riforma del 2022. A livello politico l’attenzione maggiore si è concentrata sugli animali d’affezione, mentre gli animali selvatici sono costantemente “sotto attacco” a causa del bracconaggio e di importanti traffici illeciti, anche internazionali, e del tutto privi, ancora oggi, di un’effettiva tutela penale, a partire dalle specie protette. 

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