PolyCristallyne, primo nodo politico di Mesagne

Agosto 11, 2019 1839

rogoli francescoIn seguito all'ultima seduta del consiglio comunale, si è aperto un dibattito sulla questione “PolyCristallyne”

e più in generale sul futuro sviluppo economico della nostra città. Appare doveroso sottolineare che bisognerebbe avere più rispetto del ruolo dei consiglieri comunali e delle posizioni di tutti, anche di coloro che hanno espresso contrarietà motivate. Non è molto elegante, per esempio, che il proponente si inserisca a posteriori nel dibattito dando i voti per separare i buoni dai cattivi. Tutti teniamo allo sviluppo del nostro territorio e la nostra città da oltre venti anni si è disposta al meglio per attrarre investimenti pubblici e privati. Quando ci sono delle difficoltà oggettive bisogna cercare di superarle insieme mantenendo sempre dritta la barra su quei principi di tutela del territorio e difesa degli interessi legittimi dei privati, di tutti i privati. Gioverà ricordare altresì che Apulia Diagnostic ha beneficiato di una interpretazione molto generosa del concetto di interesse pubblico per poter realizzare l’investimento in zona F, quindi è difficile sostenere la tesi che ci siano sensibilità oppositive a prescindere, così come deprecabile è la strumentalizzazione politica di chi predica bene e razzola male. Vero è che la gestione operativa della nostra zona industriale si è sviluppata negli anni in maniera armonica perché il comune ha cercato sempre di corrispondere all’interesse generale di promuovere sviluppo ma cercando di tutelare il territorio e gli interessi privati degli investitori che potevano contare su procedure eque e concorrenziali. Il risultato a distanza di anni colloca la nostra zona industriale tra le meglio organizzate e funzionali della Provincia. Questo risultato è il frutto di una sapiente pianificazione urbanistica e di strumenti disciplinari specifici (Norme Tecniche di Attuazione – Regolamento di assegnazione delle aree) adeguati che si fondavano su due presupposti: la proprietà da parte del comune delle superfici territoriali preventivamente espropriate e l’urbanizzazione primaria e secondaria che precedeva l’assegnazione dei lotti edificabili. Oggi purtroppo queste precondizioni non ci sono più. Il comune non ha le risorse in grado di espropriare e di urbanizzare il comparto di ampliamento approvato e questo fatto congela la possibilità di qualsiasi sviluppo successivo. E’ questo è il problema di cui l’amministrazione comunale deve farsi carico studiando la possibilità di rimodulare la tipizzazione di quest’area, di utilizzare strumenti normativi più flessibili oppure di realizzare uno sviluppo modulare per micro comparti omogenei all’interno del disegno generale. Qualunque proposta e qualunque procedura si debba adottare o variare dovranno essere sempre rispettate due condizioni preliminari essenziali: a) il proponente deve acquisire la proprietà dell’area oggetto dell’intervento perché questo ci garantisce da eventuali speculazioni immobiliari ; b) devono esser garantite le urbanizzazioni primarie e secondarie perché questo tutela il territorio. La proposta progettuale oggetto della delibera di consiglio comunale della società Polycristallyne non era ammissibile per via ordinaria perché la proponente non era nelle condizioni per chiedere un atto autorizzatorio diretto. Per superare tutti questi ostacoli il proponente ha chiesto di utilizzare una norma derogatoria ai sensi dell’art. 8 D.P.R. n. 160/2010. Le condizioni per l’applicazione di questa norma di salvaguardia sono sostanzialmente due: 1) garantire il diritto a realizzare un opificio industriale laddove non vi siano, o siano insufficienti aree specificamente destinate ( e non è questo il caso); 2) richiesta di variante delle NTA (norme tecniche di attuazione) per garantire demolizioni e ricostruzioni, ampliamenti, rimodulazione dell’attività industriale ( e non è questo il caso). Altro elemento cardinale di questa norma è che la sua applicazione deve essere straordinaria, motivata, una tantum ed esclusivamente circoscritta al progetto, non ai piani, non a comparti di territorio, non può trascinare più attività economiche a diventare lo strumento ordinario di attuazione della zona industriale per aggirare le NTA del PIP. Ciò significa che non è possibile ricorre a detto strumento derogatorio in via ordinaria ovvero, se detto strumento è stato utilizzato per la realizzazione dell’opificio in questione, non potrà più essere utilizzato per altri progetti simili o anche maggiormente attrattivi per il nostro territorio. E’ del tutto evidente, quindi, che autorizzare un percorso privilegiato in deroga per una sola azienda crea i presupposti per una sperequazione di fatto rispetto ad altri potenziali investitori e non sblocca l’attuazione del PIP. È facilmente intuibile come detta procedura abbia avuto un iter molto lungo, durato oltre nove mesi e la discussione avrebbe meritato ben altro tipo di approfondimento, invece è stata strozzata da una tempistica che ha soffocato la possibilità di ulteriori passaggi e serie riflessioni sul futuro del nostro territorio anche dal punto di vista ambientale. Per dare risposte ai tanti interrogativi che tutt’oggi si addensano intorno a questa vicenda bene avrebbe fatto il governo in carica a dare tempo e spazio ad una discussione serena e approfondita che guardasse a questo progetto con la lungimiranza di chi ha a cuore l’intero sviluppo della zona industriale e non solo a corrispondere a legittime aspettative di un singolo -per quanto importante - soggetto privato. Se questo è il modo per decretare la “fine dell’immobilismo ”, ne prendiamo nettamente le distanze, in quanto è lontano anni luce dal nostro modo di concepire lo sviluppo complessivo di tutto il territorio a favore di tutti e non di pochi. Partito Democratico Movimento Libero e Progressista