Addio a Molfetta. Mesagne torna al voto in primavera In evidenza

Gennaio 22, 2019 2236

comune con auto posteggiateIeri alle ore 13, con la firma delle dimissioni da consiglieri comunali

davanti al notaio Francesco Di Gregorio, si è conclusa l’esperienza politica dell’Amministrazione Molfetta a poco più di un anno dalla sua naturale conclusione. A firmare le dimissioni sono stati i consiglieri di maggioranza Alessandro Cesaria, Toni Esperte, Toni Matarrelli, Antonello Mingenti, Giuseppe Semeraro, Gino Vizzino ed Elvira Zurlo. Non hanno aderito i consiglieri Alessandro Campana, Gianfrancesco Castrignanò e Vito Lenoci. Hanno firmato le proprie dimissioni anche i consiglieri di minoranza Francesco Mingolla e Alessandro Pastore, del Partito democratico. Successivamente l’atto di dimissioni dei consiglieri è stato inviato in prefettura. Questa mattina il prefetto dovrebbe emettere il decreto di scioglimento del Consiglio comunale e nominare un commissario prefettizio. Le dimissioni “ultra dimidium” hanno natura di atto collettivo, caratterizzato dall'essenziale perseguimento del disegno unitario di provocare lo scioglimento del Consiglio comunale, con la volontà degli effetti volta non alla mera rinuncia alla carica, bensì ad essa quale strumento per realizzare, unitariamente e concordemente da parte della maggioranza, l'intento comune dello scioglimento del Consiglio. Il sindaco Molfetta è stato sfiduciato oltre che dai consiglieri anche dalla sua intera giunta composta dagli assessori Marco Calò, Roberto D’Ancona, Maria Teresa Saracino, Annamaria Scalera e Omar Ture. Oltre che dai delegati esterni Vincenzo Carella, al Randagismo, e Maurizio Piro, direttore artistico della città di Mesagne. E’ la prima volta che a Mesagne un sindaco ha una sfiducia così partecipata. La compagine politica ha giustificato la bocciatura del sindaco Molfetta: “Il manifesto politico-programmatico attraverso cui il nostro candidato sindaco aveva dapprima allestito una coalizione civica e, poi, vinto le elezioni aveva il segno esplicito di una apertura alla città, di un coinvolgimento ad ogni livello delle forze sane nell'amministrazione della cosa pubblica e di una coesione proficua con i soggetti componenti la maggioranza”, hanno spiegato i dimissionari che hanno tenuto a precisare che “col passare dei mesi il primo cittadino ha manifestato un atteggiamento, diventato strutturale, di diffidenza verso le forze politiche che ne avevano consentito l'elezione, verso i consiglieri comunali che ne supportavano l'azione amministrativa e verso la città”. Inoltre, negli ultimi tempi, le criticità emerse nei dibattiti politici con la maggioranza “non sono state mai affrontate dal sindaco con spirito costruttivo bensì con un ulteriore atteggiamento di chiusura verso il confronto e la volontà di sintesi”. Per i dimissionari “nemmeno l'esperienza politica della giunta, espressione esclusiva della maggioranza nominata ad aprile, nonché l’ottimo lavoro svolto dagli assessori stessi è bastato a redimere le difficoltà di comunicazione tra il sindaco e la maggioranza”. Ragioni che hanno instaurato in Comune un clima di incomunicabilità. “Come ovvia conseguenza – hanno aggiunto - ci si sarebbe aspettati che il sindaco, preso atto delle numerose criticità sollevategli e dell’assenza di dialogo con la propria maggioranza, avesse rassegnato le dimissioni. Così non è stato. Ne prende atto allora la maggioranza, nulla avendo contro la persona del primo cittadino ma nell'interesse esclusivo della città e ben oltre le trascurabili speculazioni di qualcuno”.