Mesagne. Salento Fun park, parte un'interrogazione In evidenza

Luglio 07, 2017 2270

Salento fun parkIl discusso stato dei lavori del «Salento Fun park», con i suoi 150 mila euro spesi,

ha lasciato perplessi politici e cittadini che in questi giorni si stanno interrogando su chi aveva il dovere istituzionale di effettuare i controlli e verificare che tutto si stesse svolgendo regolarmente. In fin dei conti in quell'opera sono stati investiti migliaia di euro pubblici. Così, per cercare di comprendere meglio gli accadimenti ieri mattina i movimenti politici Progettiamo Mesagne e il Movimento 5 stelle hanno presentato un'interrogazione al sindaco Molfetta. «Certamente molte cose in questa vicenda lasciano perplessi - hanno esordito Antonio Calabrese e Angelo Pacciolla, rispettivamente responsabili di Progettiamo e dei pentastellati - abbiamo fatto un sopralluogo sul posto e abbiamo riscontrato diverse criticità. La ciliegina sulla torta è senz'altro la realizzazione di una barriera architettonica in prossimità dei bagni che, di fatto, oltre ad aver violato tutte le norme in materia di accessibilità ai luoghi pubblici, pone un ostacolo evidente alla libera fruizione dei servizi da parte dei disabili». Per i due coordinatori «il progetto di rigenerazione intendeva raggiungere dei precisi requisiti di qualità, fra questi quelli più disattesi sono: “la collaborazione stabile, leale e continuativa tra l’ente locale, proprietario dello spazio, e il soggetto gestore dello spazio pubblico” (requisito della stabilità) e la realizzazione di “uno spazio fruibile da tutti, accessibile senza barriere e ostacoli, piacevole e accogliente, aperto anche nelle modalità̀ di gestione e coinvolgimento della comunità locale” (requisito dell’apertura)». Quello che per Progettiamo Mesagne e il movimento 5 stelle è fondamentale è «la corretta gestione dei beni comuni, la loro valorizzazione, tenuto conto che il pattinodromo è uno spazio comunale gestito da un’associazione che persegue finalità pubbliche. L'Amministrazione ha il dovere morale e politico di tutelare tutti i beni pubblici e controllare, dunque, che i lavori che vengono effettuati su tali spazi siano fatti a regola d'arte ed eventualmente prendere provvedimenti nei confronti di chi ostacola questi percorsi». «Le premesse a dire il vero non erano state le migliori perché vi fu uno scontro tra i due laboratori urbani a causa del ruolo passivo assunto dal Comune, circostanza che bisognava ad ogni costo evitare trattandosi di due incubatori di politiche giovanili preziosi per la città», ha spiegato Francesco Rogoli, segretario del Pd secondo cui «confusa e a posteriori, sempre per responsabilità e scelte squisitamente politiche, fu l’assegnazione ad un tecnico esterno dell’incarico per la redazione del progetto e il coordinamento tra gli uffici comunali e il gestore della struttura».