Mesagne. Mille lire e un sogno di Dio: la lettera che commosse Don Angelo
Mesagne, dicembre 1965
Tra le pagine ingiallite degli appunti di Don Angelo Galeone, sacerdote amatissimo e indimenticato, la sua famiglia ha ritrovato una lettera che racchiude un gesto di profonda devozione e umiltà. Scritta da una giovane parrocchiana, la missiva è datata dicembre 1965, quando Don Angelo celebrava messa nel capannone dell’Enel, destinato a diventare la parrocchia di San Giuseppe. La lettera, semplice e sincera, racconta la storia di una ragazza che, pur vivendo in ristrettezze economiche, decide di mettere da parte qualche soldo per contribuire al restauro della chiesa. Mille lire: una somma modesta, ma carica di significato. Troppo timida per consegnarla di persona, la giovane affida il suo dono a una lettera che oggi, a distanza di sessant’anni, riemerge come una testimonianza viva di fede autentica.
La lettera
Mesagne, dicembre 1965 Signor Parroco, sono una sua parrocchiana, sinceramente desiderosa di aiutare la nostra parrocchia, ma purtroppo le ristrettezze in cui vive la mia famiglia non mi permettono di fare molto. I miei genitori le hanno già dato le loro modeste offerte per il restauro della chiesa. Io, da parte mia, ho voluto mettere da parte qualche soldo ancora per tale scopo. Sono riuscita a raccogliere solo 1.000 lire, che la prego di accettare, anche se so che è molto poco. Proprio per questo mi sono vergognata di consegnargliele di persona. Con devota osservanza, una sua parrocchiana.
Quel gesto silenzioso e umile, racchiuso in una lettera del 1965, risplende oggi come una gemma di spiritualità autentica. Mille lire, frutto di sacrifici e timidezza, diventano simbolo di una fede che non misura il valore in quantità, ma in profondità. È impossibile non pensare alla vedova del Vangelo che, nel tempio, offre due spiccioli. Gesù, osservando, dice: «In verità vi dico: questa vedova ha dato più di tutti gli altri» (Luca 21,1-4). Perché ha donato tutto ciò che aveva, con il cuore.
Don Angelo Galeone, in quel tempo, celebrava messa in un capannone, ma sognava una chiesa vera. E quel sogno, come tanti altri, lo ha realizzato. Non una, ma due chiese ha edificato a Mesagne: San Giuseppe e San Pio. Pietre vive di una comunità che ha imparato da lui a costruire non solo muri, ma relazioni, speranza, futuro.
Il suo insegnamento non si è fermato con la sua vita terrena. Continua a vivere nei gesti semplici, nei ricordi, nelle parole che ancora risuonano: «Noi siamo il sogno di Dio», diceva. E quel sogno, oggi, sembra che Don Angelo lo stia ancora tessendo dal cielo, con la stessa dolcezza e forza che lo hanno reso guida e padre spirituale di un’intera città.
Mesagne lo ricorda, lo sente vicino. E quella lettera, ritrovata dopo sessant’anni, è come una carezza che ci invita a credere che anche il più piccolo gesto, se fatto con amore, può diventare eterno.
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