Gestione associata di Muro Tenente, il direttore scientifico sarà il professor Gert Burgers
I comuni di Mesagne e Latiano hanno confermato alla direzione scientifica del parco di Muro Tenente l’archeologo olandese, professor Gert Burgers. L’atto di nomina recita la seguente motivazione: “Per la riconosciuta competenza e la pluriennale esperienza professionale, nonché per l’approfondita conoscenza del sito”. La decisione è stata assunta durante la conferenza dei sindaci alla quale hanno partecipato il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli, e il sindaco di Latiano, Mino Maiorano, insieme ai consulenti politici dei due Comuni, Mimmo Stella e Angelo Gaglione, e ai referenti tecnici dei due enti, gli architetti Marta Caliolo e Giuseppe Muri. Pertanto Muro Tenente, il Parco archeologico tra Mesagne e Latiano presso cui sono emersi tratti ben conservati della Regina Viarum, da luglio scorso patrimonio Unesco, continuerà a far parlare di sé ancora per altre nuove e ottime ragioni, tutte valide per la valorizzazione di un intero territorio. Intanto, si pensa come valorizzare il riconoscimento della via Appia Antica come bene materiale dell’Unesco. Una riflessione è giunta dall’ingegnere mesagnese Carlo Patrizio, con studio professionale in Roma. “Dopo il pur giustificato ed entusiastico clamore dell’immediato – ha esordito l’ingegnere Patrizio - ora che i riflettori di quell’annuncio si stanno spegnendo, occorre però l’audacia di una visione, senza farsi prendere la mano dalla smania di capitalizzare in fretta il risultato appena ottenuto in termini di tornaconti elettorali, e occorre trovare gli strumenti disciplinari e normativi più adatti per mettere mano ad un disegno che a mio parere dovrebbe avere il carattere non di un comune progetto - per quanto unitario esso possa essere - né di un ordinario atto di pianificazione - per quanto integrato lo si possa immaginare -, ma di un vero e proprio processo multidimensionale di rigenerazione territoriale”. Secondo l’ingegnere la vastità delle aree interessate dal percorso della via Appia e per i legami che tra queste la Regina Viarum ha intessuto nel tempo lungo della storia “oggi abbiamo dinanzi la chance di studiare e pianificare un sistema di trasformazioni che favorisca, consolidi e migliori il legame che c’è tra le genti che abitano lungo la via Appia e il loro patrimonio territoriale, fatto di sistemi ambientali e naturali, di sistemi culturali e di giacimenti archeologici. Non per farne altrettante “riserve”, siano esse di storia o di natura, nelle quali imbalsamare lo statu quo ante, bensì per inaugurare un processo di ri-territorializzazione attiva che, per essere su così larga scala, prometterebbe effetti di tale portata che anche la valorizzazione turistica ne resterebbe correttamente ricompresa”. Con quale strategia generale, allora, bisognerebbe procedere? “Se la rigenerazione territoriale appare lo strumento disciplinare più adatto – ha proseguito Patrizio -, un sistema di bio-regioni tra loro strettamente interconnesse, mi sembra invece uno scenario strategico capace di produrre le innovazioni attese e sicuramente in grado di articolare una nuova dorsale territoriale attraverso mezza Italia, grazie alla quale sperimentare atti di governo del territorio secondo un programma condiviso dalle comunità locali, basato sull'idea che in quei territori possano prendere corpo sistemi economici locali e compatibili con l'ambiente”. Riassumendo il tutto si potrebbe dire che lungo la via Appia bisogna osare: “Certamente. Non progetti e risorse a pioggia, ma un solo grande progetto di territorio, condiviso e articolato. Perciò serve attivare un processo”, ha concluso il tecnico.
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