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«CARTE DI MUSICA», A SAN VITO LA MOSTRA SU TRE SECOLI DI MUSICA

Giugno 18, 2021 495
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Da sinistra Cosimo Prontera e Dinko Fabris Da sinistra Cosimo Prontera e Dinko Fabris

Tre secoli di musica, tra testi e spartiti, cesellati da luminari della musica, un viaggio nel genio e nell’arte messo alla prova del tempo e dei cercatori di bellezza. Questo e altro è «Carte di Musica», mostra che dopo le tappe del Museo Archeologico Provinciale di Potenza, del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi e nelle sale dell’ex Ospedale San Rocco di Matera, approda nella Civica Biblioteca Giovanni XXIII di San Vito dei Normanni, dove sarà visitabile dal 20 al 27 giugno prossimi, negli orari di apertura al pubblico della biblioteca.

L’allestimento è il risultato di un lavoro di ricerca e ricostruzione realizzato negli ultimi anni dal prof. Dinko Fabris, tra i musicologi italiani più conosciuti al mondo, e dal M.O Cosimo Prontera, titolare della cattedra di Organo e Composizione Organistica al Conservatorio «Gesualdo da Venosa» di Potenza, componente della British Harpsichord Society e direttore dal 1997 del Centro Studi e Documentazione «Leonardo Leo».

Un breve attraversamento delle terre del Sud, geografia di musica e di documenti ricostruita con l’animo della passione, della creazione di storie che profumano di antico, come la cellulosa conservata negli scaffali. Pagine, a migliaia, che ripercorrono genio e umanità di compositori con l’urgenza dell’arte, di quel nesso invisibile che sublima l’uomo alla sua immortalità. Musicisti partiti dalle periferie del Sud, come Leonardo Leo da San Vito dei Normanni che avrebbe fatto della sua stessa vita un capolavoro divenendo una fonte illuminata per la Scuola Napoletana del XVIII secolo. Nel Settecento Napoli è meta ambita d’innumerevoli e illustri viaggiatori, tra i quali alcune delle più prominenti figure musicali dell’epoca come Händel, Mozart e Gluck. In quel tempo a Napoli la musica è ovunque, nelle chiese, per le strade, nelle case, nei teatri e nei suoi quattro conservatori.

E se la documentazione è la prova provata del tempo attraversato, interpretato dal genio e regalato al gusto del mondo, «Carte di Musica» è la summa di un periodo d’oro per la musica, la mostra ha il potere di riavvolgere il tempo e di testimoniare la disperata ricerca estetica e la sperimentazione cominciata nel Seicento, proseguita nel secolo dei lumi e delle rivoluzioni, il “secolo d’oro di Napoli”, culminata negli ideali romantici dell’Ottocento e nella magnificazione dei sentimenti. La mostra espone alcuni volumi particolarmente significativi per la carriera di Leonardo Leo e di altri musicisti della «Scuola napoletana», ma anche di anonimi musicisti al servizio di comunità periferiche e della musica quotidiana.

«L’attenzione ricade nell’area napoletana - ha detto Cosimo Prontera - che comprendeva tutte quelle regioni che vivevano l’influenza di Napoli come baricentro culturale dell’Europa illuminata. Il Regno di Napoli era uno dei territori storicamente più estesi dell’Italia antica. Quando furono istituiti i quattro Conservatori, una moltitudine di ragazzi provenienti da tutte le provincie, in buona parte pugliesi, confluì a Napoli per studiare musica. Questo perché la Puglia aveva un maggior numero di feudi rispetto alle altre zone e ogni feudatario voleva “fare scout”, diremmo oggi, pregiandosi di aver offerto talenti al Regno, che faceva studiare a proprie spese. Leonardo Leo è un esempio lampante. Per questo nella mostra c’è tanto di pugliese. Napoli è stata una prodigiosa scuola di educazione al bello. Nella mostra abbiamo posto un accento speciale sulla musica sacra: la gente frequentava le feste religiose al pari degli spettacoli di divertimento a teatro, e i due mondi si avvicinarono sensibilmente proprio all’epoca di Leonardo Leo. Pergolesi insegnò quanto la musica sacra potesse incontrare e mescolarsi con la musica teatrale ed il suo capolavoro, lo “Stabat Mater”, ne è un esempio. È sintesi tra stile severo e teatro religioso ma soprattutto è musica funzionale progettata per le processioni svolte in strada ».

Per la mostra si è scelto di raggruppare i manoscritti secondo un criterio di omogeneità di contenuto in tre categorie: un primo gruppo che contiene musica sacra, un altro dedicato all’insegnamento della musica ed un terzo gruppo che mostra esemplari di musica profana concepita per l’intrattenimento. Oltre a queste categorie, è possibile fare una distinzione molto evidente tra le edizioni a stampa e i manoscritti.     

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Ultima modifica il Venerdì, 18 Giugno 2021 07:07
Redazione

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