“Mesagne solo apparentemente è una città tranquilla. In effetti sotto la cenere c’è il fuoco che cova ed è pronto a esplodere”. E’ questo il leit motiv che ha scandito gli interventi dei componenti l’Osservatorio permanente sulla legalità che si è riunito a Mesagne dopo alcuni fattacci di cronaca che si sono verificati in città e su cui indagano le forze dell’ordine. Unanime il pensiero che dopo alcuni anni di “lotta” la città ha abbassato la guardia contro la criminalità.

Anni di rilassamento che hanno permesso alle cosche di riorganizzarsi in maniera silente, ma altrettanto potente e pericolosa. Una criminalità che si è evoluta, ma che quotidianamente chiede il pizzo riscuotendo nel tessuto produttivo una complicità inconsapevole. E che dire dell’omertà che ha caratterizzato gli ultimi due episodi criminali. Il primo un pestaggio avvenuto presso il parco Potì mentre il secondo è stato un tentato sequestro di persona avvenuto in piazza Vittorio Emanuele.

Entrambi di pomeriggio quando era presente diversa gente. E poi c’è la presenza oppressiva delle sostanze stupefacenti su cui i carabinieri stanno conducendo una battaglia impari per far emergere questo traffico deleterio. C’è il gioco d’azzardo, con la ludopatia che ha in pugno diverse famiglie; le aste giudiziarie, divenute “lavatrici” in cui ripulire i soldi provenienti da varie attività illecite. Insomma, un sommerso criminale ignoto ai più. L’assessore alla legalità, Anna Maia Scalera, ha inviato tutti i componenti a rialzare la guardia per fare risvegliare la città. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco, Toni Matarrelli, l’onorevole Gianluca Aresta (M5S) e il presidente del Consiglio, Omar Ture. Unanime il pensiero dei componenti dell’Osservatorio di rinvigorire gli anticorpi sociali dell’antimafia. Per il Partito democratico, che ha chiesto la convocazione dell’Osservatorio, è intervenuta la consigliera Rosanna Saracino.

“Devo dire che noi siamo molto preoccupati per l’atteggiamento che si sta diffondendo a Mesagne. Un atteggiamento di omertà, dove si vede ciò che accade, la gente guarda, ma nessuno interviene. Nessuno che sente il dovere di allertare le forze dell’ordine. Purtroppo, quando la città ritorna nel silenzio, evidentemente, c’è qualcosa che non va”, ha sottolineato l’esponente di minoranza che ha contezza del fenomeno in atto. Peraltro la Dia, nella sua ultima relazione, ha scritto che a Mesagne “è presente una mafia di seconda generazione, scalpitante e violenta”. “È così – ha affermato l’avvocatessa – poiché penso ai traffici di droga, di armi, di furti che avvengono in città. Fenomeni criminali che mi preoccupano non poco. Oggi nei tribunali – ha proseguito - assistiamo ai processi che si celebrano e non possiamo far finta di non capire che il fenomeno è grave e sta ritornando in maniera importante. In passato ci siamo riscattati da un peso che oggi riavvertiamo”. Il vicario foraneo, don Gianluca Carriero, ha proposto di istituire all’interno dell’Osservatorio dei “gruppi di lavoro che possano leggere con obiettività la nostra situazione. Con un tema annuale di riflessione e aiuto alla lettura delle realtà, in tutti gli ambiti sociali, per avere gli strumenti necessari ad affrontarla. Bisogna lavorare sui valori e fare un buon lavoro sui giovani”. Il già sindaco Franco Scoditti ha voluto sottolineare “la splendida reazione avuta dalla città contro la criminalità organizzata, dopo che molti sodali erano finiti in carcere. Poi la città ha avuto la sensazione di essere oltre il pericolo ed ha fatto cadere l’attenzione. Purtroppo abbiamo compreso che, pur avendo vinto una battaglia, non si è vinta la guerra contro la criminalità organizzata. E abbiamo scoperto che il fuoco cova sotto la cenere”. Ed ha concluso: “Oggi in città, tra le altre cose, c’è il problema della diffusione della droga. Se ciò accade, evidentemente, c’è qualcosa che non va. È necessario, secondo me, istituire gruppi di lavoro per affrontare queste devianze aiutati da vari esperti”.

Infine, Fabio Marini, presidente dell’antiracket locale e regionale, ha ricordato che la “Scu è camaleontica ed i metodi mafiosi sono cambiati”. Marini ha, quindi, ricordato “che tali fenomeni esistevano ed esistono. Oggi non c’è più la richiesta violenta, ma amichevole. I gruppi dominanti sono sempre gli stessi, sono solo cambiate le dinamiche”. Il presidente ha spiegato come tuttora è “difficile intercettare le denunce delle vittime”. Ed ha sottolineato che: “a Mesagne resta il problema agricolo dei furti. Oggi è difficile far fare alle vittime le denunce”. E sul fonte del racket ha detto: “Sappiamo bene che è presente, specialmente nei grandi gruppi commerciali di Mesagne e Brindisi. Come se non bastasse c’è il problema delle difficoltà economiche dovute al lockdown. Operatori economici fermi e in crisi per la complessità ad accedere ai finanziamenti bancari”.

 

 

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