Mesagne. E' giallo sull'atto intimidatorio, forse più moventi In evidenza

Ottobre 10, 2015 4992

cartucceLe indagini sull'ennesimo atto di intimidazione portato a segno (Articolo completo su Nuovo Quotidiano di Puglia)

nei confronti della famiglia di un tecnico dell'Enichem sono febbrili tanto da poter segnare un fatto nuovo. Anche se, di fatto, ormai è un giallo la sequela di atti criminali che da alcuni anni si stanno abbattendo, ripetutamente, su questa famiglia di Mesagne, apparentemente del tutto normale, tali da fiaccarne l'armonia e la qualità della vita. Compresa quella di due bambini. Casi di "cold case divenuti dei gialli irrisolti. Dei veri tormentoni per gli investigatori. E' accaduto nuovamente mercoledì notte quando il tecnico dell'Enichem di Brindisi ha trovato davanti all'ingresso della propria abitazione una busta con dentro tre cartucce per fucile da caccia calibro 12. Un messaggio intimidatorio, ancora una volta, in chiaro stile mafioso. Forse il "postino" è lo stesso che lo scorso 7 settembre, esattamente un mese fa, aveva sparato un colpo di fucile all'indirizzo del portone della famiglia. Un colpo di teatro messo a segno con spavalderia su un palcoscenico super controllato. Evidentemente, però, non ci sono prove a sufficienza per inchiodare gli autori alle loro responsabilità. Già gli autori, al plurale. Poiché a complicare questa triste storia potrebbero esserci più autori con più mandanti per episodi differenti. Proprio su questa circostanza gli inquirenti stanno focalizzando i loro sforzi. Vogliono essere certi di comprendere bene gli accadimenti prima di emettere qualsiasi provvedimento giudiziario. In commissariato sono amareggiati da tanto accanimento dimostrato dai criminali nei confronti della famiglia, in ogni modo dalla loro bocca non esce una sillaba. La parola d'ordine imposta dal commissario, Rosalba Cotardo, è di non parlare con nessuno per non compromettere le indagini. Su questo fronte, quindi, è nebbia fitta poiché non si conoscono i termini delle indagini tanto meno gli strumenti investigativi, vecchi o nuovi, messi in campo per cercare di ottenere una corretta lettura dei fatti. L'episodio si è verificato mercoledì mattina quando il tecnico 37enne dell'Enichem è uscito di casa per andare a lavoro ed ha trovato una busta con dentro tre cartucce di fucile. Inorridito è entrato in casa ed ha telefonato al commissariato. Poco dopo i poliziotti sono giunti in casa e hanno sequestrato la busta con il relativo contenuto. La polizia scientifica ha effettuato i rilievi di rito e trasmesso i risultati agli investigatori. Particolarmente scossa anche Sabrina Didonfrancesco, nota esponente locale di Forza Italia, moglie del tecnico. La preoccupazione della donna è per i suoi piccoli che sta tutelando lasciandoli all'oscuro dei fatti che stanno coinvolgendo la famiglia. Così, ancora una volta, i poliziotti hanno ricominciato a scavare nella vita dell'uomo poiché sono certi che la soluzione del giallo è li davanti ai loro occhi, solo che si sa ben nascondere. Magari si tratta di episodi vecchi che lui stesso non ricorda poiché li ritiene superficiali, oppure c'è dell'altro. Qualcosa che non si vorrebbe diventasse di dominio pubblico, per motivi di riservatezza. Il condizionale, naturalmente, è d'obbligo proprio perché, al momento, questa storia sembra essere inspiegabile quanto banale. Insomma un intrigante giallo autunnale. Gli atti ufficiali di cui si è a conoscenza perpetrati nei confronti della famiglia del tecnico di Mesagne sono diversi. Il 7 ottobre 2015 c'è il ritrovamento delle tre cartucce di fucile calibro 12 in una busta recapitata a "mano". Il 7 settembre 2015 c'è stato un colpo di fucile sparato all'indirizzo dell'abitazione del tecnico di 37 anni che da qualche tempo è divenuto, suo malgrado, l'obiettivo di criminali per un movente al momento sconosciuto. Solo il mese di aprile scorso il tecnico fu il destinatario di una missiva piuttosto macabra quanto inquietante. Qualcuno nella notte del 25 aprile aveva appeso una busta alla maniglia del suo portone di casa. All'interno vi era una testa mozzata di un cane di grossa taglia, peraltro il corpo era stato rivenuto in campagna da alcuni netturbini. La busta fu trovata dall'uomo che, uscendo da casa per andare a lavoro, l'aveva aperta. Lo sconforto per una tale azione fu tale da chiedere immediatamente l'intervento dei poliziotti. Un messaggio in chiaro stile mafioso che, tuttavia, nulla sembra avere a che fare con le cosche. Almeno di questo sembrano convinti gli investigatori. Il 9 maggio scorso, intorno alle ore 2 della notte, alcuni individui appiccarono il fuoco alla Fiat Panda del tecnico e fuggirono. Il mezzo andò completamente distrutto. E ancora. Nella notte dell’8 luglio 2015 ad andare a fuoco era stata l’auto della moglie, Sabrina Didonfrancesco, in uso al tecnico. Il 4 giugno 2014 ad andare a fuoco fu l'Audi A4 Sw, di colore nero, di sua proprietà. A un tratto il mezzo, per cause ancora in fase d’indagini, aveva preso fuoco dal vano motore. Alcuni residenti si erano accorti delle fiamme e avevano lanciato l’allarme. Sul posto era giunta una squadra di vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi oltre a polizia e carabinieri. I poliziotti avevano monitorato la zona non trovando nessun elemento che potesse far pensare a un atto di origine doloso. Tuttavia, qualche residente aveva sentito uno stridio di gomme prima del crepitio delle fiamme. Sembra che allo stesso operaio erano già stati infranti i finestrini di un’altra auto di sua proprietà sempre posteggiata in strada.