Consiglio di Stato: nessuna revisione prezzi per Axa, il Comune di Mesagne ha agito legittimamente

Ottobre 11, 2025 946

Si chiude definitivamente la lunga battaglia legale tra il Comune di Mesagne e la società Axa s.r.l., che per anni ha gestito la raccolta dei rifiuti in città. Il Consiglio di Stato, la più alta autorità della giustizia amministrativa, ha respinto il ricorso presentato dalla società, confermando la sentenza già emessa nel 2023 dal Tar di Lecce. Al centro della vicenda, la richiesta di Axa – capogruppo dell’associazione temporanea d’imprese con Gial Plast s.r.l. – di ottenere dal Comune la revisione dei prezzi del servizio di igiene urbana per gli anni dal 2013 al 2017, per un importo complessivo di 438 mila euro, oltre Iva e interessi. Secondo l’azienda, in quegli anni i costi di gestione e di manodopera erano aumentati notevolmente e l’amministrazione avrebbe dovuto adeguare i compensi. Il Comune di Mesagne, difeso dall’avvocato Giuseppe Tanzarella, aveva però sempre respinto la richiesta, sostenendo di aver già riconosciuto quanto dovuto e spiegando che, dopo la scadenza del contratto principale, il servizio era proseguito non per “proroga” ma per effetto di ordinanze contingibili e urgenti firmate dal sindaco. Queste ordinanze, necessarie per garantire la continuità di un servizio pubblico essenziale, fissavano di volta in volta nuovi corrispettivi e nuove condizioni, rendendo quindi non applicabile la revisione prezzi del vecchio contratto. La tesi del Comune era già stata accolta dal Tar, ma Axa – rappresentata dall’avvocato Matteo Sanapo – aveva fatto appello al Consiglio di Stato. La società sosteneva che il rapporto contrattuale fosse rimasto lo stesso e che le clausole sulla revisione dei prezzi dovessero continuare a valere anche negli anni successivi. Il Consiglio di Stato, con sentenza depositata dopo l’udienza del 15 maggio 2025, ha però confermato punto per punto la decisione dei giudici di primo grado. Nella pronuncia, redatta dal consigliere Ofelia Fratamico, si legge che le ordinanze del Comune «hanno fissato di volta in volta nuovi corrispettivi, frutto di una vera e propria rinegoziazione tra le parti».

Ciò significa, in sostanza, che ogni ordinanza ha dato vita a un rapporto autonomo, diverso dal contratto del 2012, e che quindi non può essere applicata retroattivamente la revisione dei prezzi prevista da quell’accordo. I giudici amministrativi hanno anche chiarito che gli aggiornamenti economici devono essere calcolati secondo criteri oggettivi, utilizzando l’indice ISTAT dei prezzi al consumo, che rappresenta la soglia massima di revisione. Aumenti del costo della manodopera o il rinnovo del contratto collettivo nazionale non bastano, da soli, a giustificare incrementi ulteriori. Inoltre, secondo la sentenza, Axa ha partecipato ogni anno alle procedure per la definizione del piano economico-finanziario del servizio, senza mai contestare formalmente i conteggi. Per questo motivo non può ora lamentare un difetto di istruttoria o di partecipazione al procedimento. Il ricorso è stato dunque integralmente respinto, e la società è stata condannata a pagare al Comune le spese legali del grado di giudizio, pari a 8.000 euro oltre accessori. La decisione chiude una controversia durata più di sei anni e ribadisce un principio importante per gli enti locali: quando il servizio di raccolta rifiuti prosegue tramite ordinanze urgenti, in attesa di una nuova gara, quelle ordinanze valgono come nuovi accordi e non come proroghe automatiche dei contratti precedenti. Per il Comune di Mesagne, la sentenza rappresenta una vittoria piena e la conferma della correttezza dell’azione amministrativa. Per Axa, invece, cala definitivamente il sipario su una vertenza che, alla fine, non le ha riconosciuto alcun credito.

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