Polizia: emessi 37 avvisi di garanzia per l'operazione "Inganno"

Marzo 14, 2017 1853

POLIZIOTTI CON MERCURIO 2È il 2012 e lo Stato concede una “sanatoria”

per il lavoratori stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale. Scatta la corsa per l’inoltro delle “dichiarazioni di emersione” allo sportello unico per l’immigrazione tramite la procedura telematica predisposta dal Ministero dell’interno. La regolarizzazione può essere però richiesta da quei datori di lavoro che, alla data del 9 agosto 2012, occupano “in nero” alle proprie dipendenze, da oltre tre mesi, lavoratori stranieri già presenti sul territorio nazionale almeno dal dicembre 2011. L’occasione appariva talmente “ghiotta” per numerosissimi stranieri che sarebbero così sfuggiti alle ristrette dinamiche dei flussi migratori contingentati e, pertanto, non potevano permettersi di perderla. L’unicità della occasione offerta dalla legge veniva, per contro, immediatamente colta da personaggi senza scrupoli che, approfittando della situazione di necessità in cui versavano gli stranieri, decidevano di lucrare illecitamente sulle spalle dei malcapitati fornendo, dietro lauto compenso, la documentazione falsa che consentiva la regolarizzazione della procedura di emersione. Con l’indagine, convenzionalmente denominata “Inganno”, svolta dagli investigatori della Squadra Mobile brindisina tra il gennaio e l’aprile 2013, centinaia di dichiarazioni di emersione telematicamente inoltrate allo sportello unico per l’immigrazione venivano analizzate e sottoposte a rigorosa verifica anche con l’ausilio degli operatori dell’Ufficio Immigrazione della locale Questura. I primi accertamenti permettevano di rilevare che diverse pratiche per l’avvio delle relative istruttorie amministrative venivano inviate dal medesimo indirizzo IP e spesso in ristretti lassi di tempo; che la disponibilità reddituale ed economico-finanziaria dei presunti datori di lavoro che volevano regolarizzare la posizione di alcuni stranieri non sembrava essere particolarmente florida ed utile a giustificare la dichiarata assunzione; che vi era una ciclicità di assunzioni soprattutto in campo agricolo proprio in concomitanza di sanatorie. Ulteriori motivi di sospetto per gli investigatori, attesa l’esperienza maturata in similari attività di indagini, era quella costituita dal dato, ritenuto oltremodo anomalo, dell’assunzione, in qualità di badanti, di uomini stranieri di nazionalità cinese. L’incrocio dei dati dei fenomeni cui si è accennato, l’analisi dei documenti posti alla base delle pratiche di emersione, il controllo delle dichiarazioni prodotte, la verifica sulla genuinità delle certificazioni presentate a supporto delle istanze di regolarizzazione (sia per quanto concerne il loro contenuto che la loro stessa formazione), erano tutte attività di primo accertamento le cui risultanze venivano rimesse alla locale Procura della Repubblica che avviava un apposito procedimento penale. Le operate indagini facevano risaltare l’esistenza di un “sistema” che vedeva gli extracomunitari interessati alle procedure di emersione versare ad alcuni italiani somme di danaro che oscillavano tra i 400 e i 2000 Euro. Questi ultimi, ufficialmente impegnati nel prestare ausilio e supporto per la presentazione delle istanze, fornivano agli immigrati che non avevano titolo di fruire di quel condono, alcuni “servizi” come la possibilità di disporre di non veritiere certificazioni prodotte da professionisti, pubblici ufficiali o datori di lavoro attestanti la presenza degli stranieri in territorio nazionale in periodi antecedenti all’emanazione della sanatoria; quella documentazione presentata a corredo dell’istanza di emersione ne avrebbe conseguentemente favorito la illegale permanenza in Italia. Un sistema, quindi, che – secondo la formulata accusa ed in estrema sintesi – vedeva una convergenza d’intenti e di interessi tra immigrati clandestini che lavoravano in nero e operatori del sociale, professionisti e pubblici ufficiali: tutti coinvolti, a vario titolo, nelle dinamiche delittuose scoperte e contestate dall’Autorità Giudiziaria inquirente. In particolare, veniva scoperta l’esistenza di 3 distinte cellule – operanti in Brindisi, San Donaci e San Pietro Vernotico – i cui componenti, per lo più in concorso tra loro nell’ambito dei rispettivi gruppi, avevano attivato l’accennato sistema secondo il quale veniva favorita l’emersione dalla clandestinità di lavoratori extracomunitari irregolarmente presenti in territorio nazionale e ciò attraverso la produzione di atti dal falso contenuto agli organi istituzionali competenti al vaglio delle istanze di cui al Decreto Legislativo n.109 del 16 Luglio 2012. Nei giorni scorsi, a conclusione del prescritto iter procedurale, su disposizione del P.M. titolare della indagini, il Sostituto Procuratore della Repubblica Dr. Francesco Carluccio, gli investigatori della II Sezione della Squadra Mobile brindisina, specializzati nelle indagini sulla criminalità straniera e nel contrasto al crimine diffuso ed allo sfruttamento della prostituzione, hanno notificato ai 37 indagati – 16 italiani e 21 stranieri di varie nazionalità come Cina, Ucraina, Russia, Pakistan, Tunisia, Senegal – il documento emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi dell’Avviso della Conclusione delle Indagini Preliminari, Informazione di Garanzia, Informazione sui Diritti di Difesa e nomina del difensore.  

Ultima modifica il Martedì, 14 Marzo 2017 11:25