Redazione

Fino al 31 marzo chi dona il sangue per la prima volta sarà sottoposto a test sierologico per verificare la presenza di anticorpi anti-Sars-CoV2. È l’iniziativa del Centro Trasfusionale del Perrino di Brindisi in accordo con la direzione sanitaria dell’ospedale. In caso di positività agli anticorpi verrà eseguito il tampone.

“Vogliamo sensibilizzare i più giovani alla cultura della donazione – dice la responsabile del Trasfusionale Antonella Miccoli – che è un atto di generosità, ma anche l’occasione per un controllo: il test sierologico si aggiunge all’esame emocromocitometrico e a tutti gli altri test utili per la validazione delle sacche. Si può donare dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 12. In più domenica 28 marzo è in programma una giornata di apertura straordinaria del Centro e accoglierò personalmente i donatori che si presenteranno in ospedale, previa prenotazione”.

Prima di accedere al Trasfusionale, attraverso un percorso protetto con il rispetto di tutte le misure a tutela di operatori e utenti, deve essere effettuato un pre triage telefonico al numero 0831 537274.

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 Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi martedì 9 marzo 2021 in Puglia, sono stati registrati  10732 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 1.286 casi positivi: 524 in provincia di Bari, 109 in provincia di Brindisi, 67 nella provincia BAT, 171 in provincia di Foggia, 147 in provincia di Lecce, 256 in provincia di Taranto, 3 casi di residenti fuori regione, 9 casi di provincia di residenza non nota.

Sono stati registrati 39 decessi: 13 in provincia di Bari, 3 in provincia di Brindisi, 2 in provincia BAT, 14 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Lecce, 2 in provincia di Taranto.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 1.637.604 test.

117.371 sono i pazienti guariti.

35.805 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 157.337  così suddivisi:

60.894 nella Provincia di Bari;

16.314 nella Provincia di Bat;

11.544 nella Provincia di Brindisi;

30.873 nella Provincia di Foggia;

13.557 nella Provincia di Lecce;

23.333 nella Provincia di Taranto;

614 attribuiti a residenti fuori regione;

208 provincia di residenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

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Gli over 80 di Mesagne sono ancora in attesa che l’Asl di Brindisi possa aprire anche in città un hub vaccinale evitando, in questo modo, che gente anziana e con gravosi problemi di salute possa spostarsi altrove per potersi sottoporre a vaccinazione anti Covid. L’Amministrazione comunale di Mesagne, da parte sua, ha offerto all’Asl la disponibilità gratuita della palestra della scuola di primo grado “Giovanni Falcone” per insediare le quattro postazioni previste. Dunque, mugugnano gli anziani mesagnesi, e non solo poiché presso l’hub si potrebbero vaccinare anche le altre categorie autorizzate, per non avere la possibilità di potersi vaccinare in città. Molti di loro, infatti, hanno problemi di salute per recarsi fuori sede, oppure non hanno chi li possa accompagnare. D’altronde sono problemi comprensibili poiché stiamo parlando di una fascia di popolazione over 80 che gradirebbero un percorso facilitato proprio per il loro “status”. “Ricordo che quando nel 1973 ci fu l’epidemia da colera – ci confida una nonnina 90enne – fummo chiamati a vaccinarci presso l’allora ufficio Sanitario di Mesagne. Eppure stiamo parlando di 48 anni fa, cioè mezzo secolo. Possibile che in tanti anni siamo regrediti sotto l’aspetto dell’organizzazione, della funzionalità e dell’efficienza?”. A seguire le fasi di insediamento dell’hub in città c’è il sindaco Toni Matarrelli. “Posso assicurare che noi non siamo rimasti a guardare”, ci ha spiegato il primo cittadino -. Abbiamo predisposto una struttura, peraltro già ponta da diversi giorni, che è in grado di effettuare 700 vaccinazioni al giorno con un’organizzazione complessa, ma efficiente. La palestra della scuola “Falcone” è idonea ad accogliere l’hub avendo sale d’attesa, toilette, zone idonee in cui far sostare la gente per la fase di osservazione dopo la somministrazione del vaccino”. Il sindaco Matarrelli ha, quindi, concluso: “L’Asl, da parte sua, ha le attrezzature necessarie. Manca solo l’accreditamento del centro. Si tratta di giorni. Tuttavia, il funzionamento dell’hub dipende, soprattutto, dall’approvvigionamento dei vaccini da parte dell’azienda sanitaria. Così, se entro giugno arriveranno in Italia 60 milioni di vaccini noi siamo pronti a vaccinare l’intera popolazione in maniera rapida e in totale sicurezza”.

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Operazione “OTTOBRE ROSSO”. SGOMINATA DAI CARABINIERI BANDA DI NARCOTRAFFICANTI INTERNAZIONALI, 19 ORDINANZE IN CARCERE ED 1 MANDATO DI ARRESTO INTERNAZIONALE.

Alle prime luci dell’alba di oggi 9 marzo, i militari della Compagnia di Santa Margherita Ligure - supportati da personale del Nucleo Investigativo di Genova, dai comandi Arma territorialmente competenti, nonché da squadre dei “Cacciatori di Puglia” e da unità cinofile - hanno dato esecuzione a 22 misure cautelari emesse dall’Ufficio GIP del Tribunale di Genova nei confronti di altrettanti soggetti (di cui 15 italiani e 14 di origine albanese) ritenuti a vario titolo, responsabili di “Associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale, detenzione e vendita di stupefacenti”, “Estorsione” e “Detenzione di armi clandestine”.

L’articolata attività investigativa, avviata ad ottobre 2016 con il coordinamento della D.C.S.A., sotto la costante direzione della locale D.D.A.A., a seguito del recupero a Rapallo di 38 kg di marijuana occultati all’interno del bagagliaio di un’autovettura, effettuato nell’ambito di locali servizi di controllo del territorio, ha condotto all’individuazione di un più vasto e articolato traffico di sostanze stupefacenti di portata internazionale.

I successivi sviluppi investigativi, condotti con metodi tradizionali ed attività tecnica, hanno consentito progressivamente di individuare una ramificata organizzazione di origine albanese coinvolta sia nel traffico di “marijuana”, della quale curava direttamente la produzione nei territori di origine, sia nella commercializzazione di “cocaina”, reperita sul mercato romano grazie all’intermediazione di connazionali.

L’organizzazione albanese riusciva ad operare sul territorio nazionale avvalendosi della stretta collaborazione di esponenti della Criminalità Organizzata Pugliese, in accordo con i quali venivano predisposte e organizzate le operazioni di ricezione dei carichi di marijuana, provenienti via mare dall’Albania e successivamente accolti in vari punti (definiti all’occorrenza), dislocati sulle coste Pugliesi e Abruzzesi, tra i comuni di Lesina (FG) e Fossacesia (CH).

Gli esponenti della Sacra Corona Unita, oltre a fornire delle basi logistiche per lo “sbarco” dello stupefacente, ne gestivano in proprio la quota ad essi riservata, quale corrispettivo del supporto fornito agli operatori “albanesi”. Tale quantitativo di stupefacente veniva successivamente inserito dall’organizzazione italiana nel proprio circuito di traffico e spaccio al dettaglio, arrivando a raggiungere anche altri paesi europei, tra i quali la Germania.

La rimanente parte dello stupefacente veniva, invece, presa in carico dagli operatori albanesi e convogliata sulla Capitale, ove l’organizzazione aveva allestito un deposito centrale, ubicato in zona Tiburtina, nel quale confluiva anche la cocaina approvvigionata sul mercato romano e altre tipologie di sostanze oggetto di spaccio. Dal citato “hub di stoccaggio” venivano quindi prelevati dei quantitativi di minore entità, successivamente veicolati in differenti punti della città attraverso l’impiego di autovetture intestate a prestanome, utilizzate come vere e propri “mini depositi itineranti”, con capacità di carico variabili dai 15 ai 40 kg.

Tale meccanismo, oltre a consentire una elevata mobilità del carico, avrebbe dovuto evitare - in caso di sequestro da parte delle FF.OO. - di risalire al deposito centrale, compromettendo in tal modo l’intera partita. E fu proprio in una di tali vetture, come accennato sopra, sequestrata a Rapallo nel 2016, che venne sequestrato il primo importante carico di stupefacente.

Gli esponenti di vertice della citata organizzazione albanese avevano stabilito nella cittadina del Tigullio la propria base operativa, dalla quale gestivano, oltre alla famiglia, l’intero traffico di stupefacenti, in particolar modo di “marijuana”.

Mentre lo stupefacente destinato alla capitale veniva affidato ad una rete di spacciatori locali, gestita da nordafricani (in prevalenza di origine Nigeriana), le connesse attività di vendita e distribuzione al dettaglio nel territorio ligure venivano condotte in parte dagli stessi esponenti albanesi e in parte da criminalità locale all’uopo assoldata.

Oltre alla riviera ligure, le attività di traffico del gruppo albanese - condotte con il medesimo e collaudato modus operandi dei “mini” depositi mobili - si estendevano in altre città italiane, da Bologna a Firenze, fino a coinvolgere anche cittadine oltre confine, in Francia e in Germania.

Nel corso delle attività sono state effettuati ingenti sequestri di sostanze stupefacenti avvenuti soprattutto sulle coste Pugliesi, e in molti casi alcuni carichi, provenienti dall’Albania, sono stati intercettati al momento dello sbarco, operando in sinergia con le unità Aero-navali della G.d.F., attivate dal Comando Provinciale CC di Genova nell’ambito di un Protocollo di Intesa stipulato tra le due Forze di Polizia e volto a favorire la razionalizzazione dell’impiego dei servizi navali.

L’operazione, giunta al culmine con l’esecuzione di 29 Ordinanze di Custodia Cautelare, di cui

-     20 ordinanze in carcere, di cui 1 Mandato di Arresto Internazionale, nei confronti di un soggetto dimorante in Albania; tra i destinatari, 1 soggetto è già detenuto in carcere, a Brindisi, per altra causa, mentre 1 soggetto è a Sulmona, già in regime di arresti domiciliari;

-     9 obblighi di dimora, di cui uno a carico di 1 soggetto già agli arresti domiciliari, a Bari.

In particolare, sono stati sottoposti a sequestro (per un valore complessivo di circa 50 Milioni €):

-     oltre 7 tonnellate di stupefacente (“marijuana”, “hashish” e cocaina);

-     3 litri di droga sintetica liquida del tipo “ayahuasca”, detta anche “droga dello sciamano”;

-     3 gommoni oceanici con motori da 500 cv, del valore complessivo di 200.000€;

-     1 pistola semiautomatica “imi jericho” cal. 9x19, completa di caricatore e 15 cartucce stesso calibro;

-     8.850 €, ritenuti provento di attività illecita;

-     9 veicoli fittiziamente intestati a prestanome.

L’operazione “Ottobre Rosso”, in sintesi, oltre ad infliggere un duro colpo all’intera organizzazione albanese, con lo smantellamento dell’intero vertice, ha messo in evidenza l’esistenza di consolidati ed efficienti rapporti di cooperazione tra sodalizi nazionali e stranieri coinvolti, a vario titolo, nel traffico internazionale di grosse partite di stupefacenti.

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Il 2020, con il lockdown prima e le successive restrizioni poi, è stato contrassegnato da un notevole incremento rispetto alle due annualità precedenti, negli accessi ai Cav, + 14% e + 34%,  e del 61% nella messa in protezione in casa rifugio.  

I 27 Centri e i loro sportelli sul territorio hanno accolto 2.349 nuove donne nel  2020, con un aumento di 290 rispetto all’anno 2019 e di 599 rispetto all’anno 2018. Le donne allontanate per motivi di sicurezza e messe in protezione presso le case rifugio di primo livello sono state 113 (nel 2019 erano state 70).

La violenza è trasversale alle fasce di età, ai titoli di studio, alla condizione lavorativa, anche se la percentuale più alta viene registrata tra donne che hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni (58%). Solo il 27,6% delle donne  ha un’occupazione stabile (- 6% rispetto al 2019) a fronte del 44,8% di donne senza occupazione (casalinghe e/o non occupate) e del 18,4% di donne con un’occupazione precaria e, quindi, con una fonte di reddito incerta. La maggior parte delle donne (70%) si è rivolta al cav in maniera spontanea, a dimostrazione della fiducia creata sui territori di riferimento. 

Nel 2020 la tipologia di violenza prevalente è quella psicologica (44,9%), seguita da quella fisica (40,7%) e dallo stalking (6,4%). Rispetto a tutte le annualità precedenti emerge come prima tipologia di violenza subita quella psicologica (era sempre stata quella fisica la forma prevalente), con un aumento del 6,6% rispetto al 2019. Questo dato, con molta probabilità, potrebbe avere una stretta correlazione con le condizioni di costrizione che le donne hanno vissuto a causa dell’emergenza pandemica, soprattutto nella fase del lockdown. Le donne che si rivolgono ai centri antiviolenza spesso riferiscono di aver subito violenze multiple, infatti accompagnano le violenze fisiche o sessuali a quella psicologica e/o di carattere economico.

La violenza si consuma prevalentemente fra le mura di casa: le donne più “esposte” sono le coniugate e le conviventi (52%), a cui seguono le donne nubili (26%) e le donne separate/divorziate (21%). Fra gli autori delle violenze figurano infatti il partner e l’ex partner, due tipologie di autori che rappresentano complessivamente l’81%; se aggiungiamo la percentuale cha fa riferimento all’area dei “parenti” (12%), abbiamo una percentuale complessiva del 93%. Il “partner attuale” è l’autore di violenza nel 53,3% dei casi mentre gli “ex” continuano ad agire violenza, nonostante la chiusura del rapporto, nel 27,5 % dei casi.

Si riduce sensibilmente il numero delle donne che sporge denuncia: nel 2020 la percentuale è del 39,3% rispetto al 52,3 % del 2019. Questo preoccupante dato,  di forte contrazione rispetto alle ultime due annualità, potrebbe avere correlazione con le difficoltà connesse all’emergenza pandemica e a tutte le relative restrizioni, ma potrebbe essere anche la spia di una crescente sfiducia delle donne nel sistema giustizia, per le tante difficoltà che si trovano ad affrontare nella fase del post denuncia: tempi lunghi dei procedimenti, situazioni di  vittimizzazione secondaria, spesso legate ai percorsi giudiziari per l’affidamento dei figli nella fase di separazione, percezione di scarsa protezione anche a seguito di reiterate segnalazioni e/o denunce, sensazione di essere poco credute oltre che poco protette rispetto ai loro aguzzini. La sfiducia nel sistema di protezione e la mancanza di autonomia potrebbero aver inciso sulla decisione delle donne di “rinuncia al servizio” (20% nel 2020); in questa percentuale di donne che si sono allontanate dai centri antiviolenza, il 54,7% (187 donne in termini di valore assoluto) ha fatto rientro nel nucleo maltrattante.

L’incremento delle donne messe in protezione presso le case rifugio di primo livello, 113  contro le 70 del 2019, potrebbe sicuramente aver risentito dell’escalation di violenza intra-familiare registrata nel periodo delle limitazioni dovute alla pandemia e alle sue conseguenze, che ha costretto le donne a convivere con i maltrattanti.  Le donne con figli rappresentano il 66% del totale e sono 106 i minori che hanno seguito le madri nelle case (nel 2019 erano 57). Anche per gli inserimenti in casa rifugio, si registra una “rinuncia al servizio” nel 29 % dei casi, con 21 donne (56,8% di chi ha rinunciato al servizio) che ha fatto rientro nel nucleo maltrattante.

Nel corso del 2020, presso le 7 case operative di seconda accoglienza per i percorsi di semi autonomia, gestite dai centri antiviolenza, sono state accolte 35 donne con 20 figli (nel 2019 le donne erano state 18 con 19 figli).

I centri antiviolenza garantiscono la reperibilità telefonica h 24 attraverso il numero verde nazionale 1522.

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XYLELLA: COLDIRETTI PUGLIA, DISTURBARE IL 'CANTO D'AMORE' PER CONTROLLARE POPOLAZIONE 'SPUTACCHINA' CON CONFUSIONE SESSUALE.

Disturbare il ‘canto d’amore’ delle sputacchine per controllare la popolazione dell’insetto vettore della Xylella fastidiosa in un periodo preciso, ad agosto quanto le femmine iniziano ad emettere richiami per attirare un partner con cui accoppiarsi, adottando anche la lotta biologica della confusione sessuale contro il dilagare della fitopatia che ha colpito il 40% della regione causando oltre 1,6 miliardi di danni al patrimonio olivicolo della Puglia. E’ quanto rende noto Coldiretti Puglia, dando notizia dello studio di Biotremologia per il futuro controllo sostenibile della sputacchina, vettore di Xylella fastidiosa, frutto di una collaborazione sviluppatasi nell’ambito del progetto XF-ACTORS tra Università di Trento, CIHEAM Bari e  Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.

Sono state inizialmente investigate le forme di comunicazione tra le sputacchine usando la biotremologia, branca innovativa dell’entomologia che studia i segnali vibrazionali e il loro effetto sul comportamento degli insetti – spiegano i ricercatori su InfoXylella - permettendo di sviluppare strategie agricole eco-compatibili per il controllo di insetti dannosi. Decodificando i segnali si è scoperto che il maschio emette vibrazioni non appena entrato nella fase adulta in primavera, mentre la femmina aspetta la fine dell’estate per “cantare”. Questo “duetto” è essenziale per la riproduzione della specie, perché permette al maschio di localizzare la posizione della compagna. La femmina, d’altra parte, produce uno specifico segnale di rifiuto se un maschio l’approccia in primavera o se tenta di accoppiarsi senza averla appropriatamente corteggiata in estate. Per comprendere la predisposizione al canto e al “duetto”, alcune femmine sono state sottoposte alla registrazione di un corteggiamento o alla presenza fisica di un maschio, quindi è stato osservato lo sviluppo dei loro ovari, previa dissezione microscopica. Si è scoperto che le femmine cominciano a chiamare, rispondere e riprodursi con il maschio solo quando nei loro ovari sono presenti le prima uova, ovvero a partire dal mese di agosto. Con il progredire della stagione – aggiungono su InfoXylella - la maturazione delle uova aumenta ed un numero sempre maggiore di femmine emette vibrazioni e cerca un compagno con il quale accoppiarsi. Conseguentemente, qualsiasi futura tecnica di confusione sessuale vibrazionale indirizzata a interferire con la comunicazione tra maschio e femmina sarebbe efficace solo se applicata dopo agosto, quando le femmine iniziano ad emettere richiami per attirare un partner con cui accoppiarsi.

“Lo studio è ancora in corso e certamente porterà ad evidenze scientifiche essenziali per la lotta all’insetto vettore. E’ evidente da anni l’importanza della ricerca scientifica nella lotta alla Xylella Fastidiosa che va sostenuta dando una stretta al finanziamento per le attività di ricerca dei laboratori, monitoraggio e campionamento grazie ai 10 milioni stanziati dal Piano per la Rigenerazione olivicola”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Solo nell’area infetta risultano contaminati 183mila ettari e 21 milioni di alberi e contro il dilagare della Xylella che è arrivata a Polignano “i fondi UE per monitoraggi e test di campionamento 3 milioni di euro per tutto il territorio italiano e per altri 7 patogeni della stessa categoria, sono solo briciole”, insiste il presidente Muraglia.

Ricerca, monitoraggio, campionamento, analisi di laboratorio e tempestive pratiche di prevenzione fitosanitaria sono attività cruciali, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione – aggiunge Coldiretti Puglia – su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto.

“Negli anni passati Coldiretti Puglia ha chiamato alle armi anche ANAS, Demanio, Sindaci e Assessori dei Comuni delle aree di contenimento e cuscinetto, perché nelle zone delimitate infetta, cuscinetto e di contenimento sono obbligatorie le pratiche di prevenzione fitosanitaria per la lotta all’insetto vettore, la sputacchina, mentre nella zona indenne sono fortemente raccomandate. La prevenzione non può essere obbligatoria e a carico dei soli agricoltori, rimasti soli dal 2014 a creare un fronte contro l’avanzata della Xylella”, conclude il presidente Muraglia.

Coldiretti Puglia ha scritto nuovamente ai Sindaci dei 258 Comuni pugliesi perché il tempo stringe ed il batterio è trasmesso da insetti (emitteri) che si nutrono succhiando la linfa dei vasi xilematici. In Puglia sono stati accertati 3 insetti vettori Philaenus spumarius, Philaenus italosignus e Neophilaenus campestris. Il più efficace è il Philaenus spumarius (noto come "sputacchina media"). L’insetto si alimenta succhiando la linfa dalla vegetazione tenera della pianta (germogli, polloni), si infetta (acquisisce il batterio) esclusivamente nutrendosi da pianta infetta e trasmette il batterio alle altre piante con le punture di alimentazione (analogamente alle modalità di propagazione della malaria attraverso la zanzara anofele).

La sputacchina nasce sana e si infetta (acquisisce il batterio) esclusivamente nutrendosi da pianta infetta, rimane infetta per tutta la sua vita sino alla morte. La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l’intero territorio regionale e l’obbligatorietà che impone la normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena, impongono scelte e provvedimenti oltremodo urgenti, anche in considerazione – conclude Coldiretti Puglia - della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando in provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione.

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Fasano – Gli studenti di Fasano incontrano Roberto Vecchioni, seppur solo virtualmente.  È per mercoledì 17 marzo (ore 18.00, pagina Facebook del Comune) l’appuntamento online con il cantautore, docente e artista che presenterà il volume  “Lezioni di volo e di atterraggio” (edizioni Einaudi).  

 
L’incontro è organizzato in collaborazione con i Presidi del Libro di Fasano e coinvolgerà le scuole superiori della città. L’Amministrazione ha acquistato 100 copie del libro che saranno donate agli studenti e da loro lette e analizzate. 
 
Vecchioni sarà intervistato dal prof. Michele Iacovazzi, docente all’I.I.S.S. “Leonardo da Vinci” e dalla prof.ssa Cinzia Cupertino, docente all’I.I.S.S. “Gaetano Salvemini”. 
 
«Avremmo voluto organizzare l’incontro in presenza – spiega l’assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione Cinzia Caroli – ma la situazione attuale dei contagi non ce lo consente. L’incontro è stato pensato soprattutto per i nostri studenti e ringrazio i Presidi del Libro e le scuole per la collaborazione». 
 
La scuola di Roberto Vecchioni è un luogo in cui, in realtà, s’insegna senza impartire lezioni: è un viaggio tra i miti classici che già contengono la verità sul mondo, un percorso continuo tra poesia e filosofia. 
«L’intento di questo assessorato è quello di far comprendere, cosi come ci insegna Vecchioni, che la cultura non è “sapere” ma “cercare”, cercare all’infinito – dice l’assessore Caroli – . Per questo auguro ai nostri studenti di volare sempre alto, ma anche di atterrare, cioè di imparare a vivere la parte più umana e più fragile con coraggio e senza paura». 
 
«In un periodo di grande difficoltà per la scuola italiana e per i nostri studenti, in cui la didattica a distanza costringe tutti a sacrifici e sforzi ancora più grandi, le lezioni di Vecchioni contengono insegnamenti che tanti vorrebbero ascoltare tra i banchi – dichiara il sindaco Francesco Zaccaria –. Le parole di un professore illuminato come lui saranno, per i nostri ragazzi, una importante occasione di confronto, seppur a distanza, con un docente che è artista anche nel modo di insegnare e per il quale la scuola diventa, al di là degli schemi dei programmi ministeriali, uno spazio di incontro, di scambio, di accoglienza e quindi di crescita vicendevole fra insegnanti e allievi».
 

Nella prima mattina, in Brindisi, i Carabinieri della locale Compagnia, con il supporto dello Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori “Puglia”, del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari e del Nucleo Cinofili di Modugno (BA), hanno eseguito due ordinanze di misure cautelari, emesse una dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce, l’altra dal G.I.P. presso il Tribunale di Brindisi, su richiesta delle rispettive Procure della Repubblica (D.D.A. di Lecce e ordinaria di Brindisi), nei confronti complessivamente di otto individui (sette raggiunti da custodia cautelare in carcere e uno da sottoporre agli arresti domiciliari), indagati a vario titolo per i reati di:

‒   associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti;   associazione per delinquere finalizzata a commettere furti di autovetture, furto aggravato e ricettazione.

 

Nella prima mattina di martedì 9 marzo, in Brindisi, i Carabinieri della locale Compagnia, con il supporto dello Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori “Puglia”, del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari e del Nucleo Cinofili di Modugno (BA), hanno dato esecuzione a due ordinanze di misure cautelari, emesse una dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce (dott. Alcide Maritati), l’altra dal G.I.P. presso il Tribunale di Brindisi (dott.ssa Stefania De Angelis), su richiesta delle rispettive Procure della Repubblica (D.D.A. di Lecce e ordinaria di Brindisi che hanno coordinato le attività d’indagine), nei confronti complessivamente di otto individui (sette raggiunti da custodia cautelare in carcere e uno agli arresti domiciliari), indagati a vario titolo per i reati di:

-​ ​ ​ ​associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti;

-​ ​ ​ ​associazione per delinquere finalizzata a commettere furti di autovetture, furto aggravato e ricettazione.

Le due ordinanze di misure cautelari scaturiscono da due distinte attività investigative condotte dal N.O.R. – Sezione Operativa della Compagnia di Brindisi, anche con l’ausilio di attività tecniche.

La prima indagine, convenzionalmente denominata “SINCRO”, direzione e coordinamento dei Pubblici Ministeri dott.ssa Giovanna Cannarile (Sost. Proc. della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce – Direzione Distrettuale Antimafia) e dott. Luca Miceli (Sost. Proc. presso la Procura di Brindisi, applicato presso la DDA di Lecce), sviluppata tra aprile e dicembre 2019, ha consentito di:

-​ ​ ​ ​delineare l’operatività di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti dall’Albania a Brindisi, con al vertice un pregiudicato considerato elemento di spicco della criminalità organizzata brindisina denominata Sacra Corona Unita;

-​ ​ ​ ​procedere, in differenti circostanze:

  • ​all’arresto in flagranza di reato di un 48enne di Catania, incensurato, con il contestuale sequestro di 55 kg di sostanza stupefacente tipo marijuana(in Villapiana Scalo - CS - il 17.09.2019);
  • ​al recupero e sequestro a carico di ignoti di 217 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana, rinvenuti in un immobile disabitato (in Brindisi il 21.09.2019);
  • ​all’arresto in flagranza di reato di un 39enne, censurato, e al contestuale sequestro di 145 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana(in Brindisi in data 11.11.2019);
  • ​all’arresto in flagranza di reato di un 54enne, censurato, e al contestuale sequestro di 73 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina(in Brindisi il 17.10.2019);

-​ ​ ​ ​documentare oltre 50 cessioni di cocaina, identificando 6 clienti abituali;

-​ ​ ​ ​individuare il luogo di occultamento degli stupefacenti;

-​ ​ ​ ​comprovare la reciproca assistenza e il pagamento delle spese legali in favore dei sodali.

La seconda indagine, convenzionalmente denominata “SINCRO-2”, direzione e coordinamento del Pubblico Ministero dott. Luca Miceli (Sost. Proc. presso la Procura della Repubblica di Brindisi), condotta da gennaio a giugno 2020, ha consentito di:

-​ ​ ​ ​acclarare l’operatività di un’associazione per delinquere operante nel territorio di Brindisi e nella città di Lecce, finalizzata a commettere furti di autovetture su commissione dei ricettatori e lo smontaggio delle auto rubate, per immetterne i componenti nel mercato nero dei pezzi di ricambio;

-​ ​ ​ ​appurare che gli indagati:

  • ​eseguivano sempre una accurata attività di sopralluogo degli obiettivi e dei luoghi dove perpetrare i furti;
  • ​impiegavano ricetrasmittenti durante le attività delittuose;
  • ​disponevano di tre garage utilizzati per occultare le automobili rubate.

Nel complesso:

-​ ​ ​ ​sono stati ricostruiti sei episodi di furto di autovetture, tra consumati e tentati;

-​ ​ ​ ​è stata impedita la commissione di altri furti di automobili, attraverso il mirato intervento preventivo di pattuglie con colori d’istituto, fatte gravitare nei pressi degli obiettivi individuati dai malviventi;

-​ ​ ​ ​sono state rinvenute, all’interno di un garage ubicato in Brindisi, numerose parti meccaniche e di carrozzeria, di provenienza illecita.

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Diffuso a novembre scorso, “Download… un antivirus gratis per Covid-19” è un progetto messo a punto dall'Unità operativa Qualità, Comunicazione, Formazione, Educazione Sanitaria e Promozione della Salute del Dipartimento di Prevenzione, rivolto alle scuole primarie e secondarie per sensibilizzare studenti e famiglie alle buone pratiche finalizzate alla prevenzione del Covid-19. La consegna dei lavori, inizialmente prevista per metà marzo, è prorogata al 10 aprile.

Come spiega Liborio Rainò, responsabile dell'Unità operativa e coordinatore del Gruppo Interdisciplinare Aziendale della Asl Brindisi, l'iniziativa mira alla promozione di comportamenti necessari alla prevenzione della diffusione del Coronavirus e all'utilizzo dell'app Immuni, coinvolgendo gli studenti e le loro famiglie nella realizzazione di contenuti multimediali esplicativi delle misure da adottare per prevenire il contagio.

“L'assunto iniziale del progetto – afferma Rainò - trova le sue ragioni nel divario culturale esistente tra genitori, appartenenti all'epoca del libro, e figli, i cosiddetti nativi digitali: le due culture non sono contrapposte e necessitano di essere promosse in ugual misura in quanto, come dice Serge Tisseron, psicoanalista e psichiatra francese, ciascuna delle due si richiama a un funzionamento cerebrale e psichico differente, in modo tale che l’essere umano va più veloce se le usa tutt’e due, esattamente come si muove più rapidamente se utilizza tutte e due le gambe di cui è dotato”.

Da queste considerazioni si è messo in moto il meccanismo che ha portato alla definizione di “Download” in tutti i suoi aspetti: si tratta di un intervento informativo-educativo, modulato in funzione delle varie fasce d’età che parte dai criteri e dalle metodologie contenuti nel Piano strategico Regionale per la Promozione della salute nelle scuole.

Nella pratica, i responsabili del progetto hanno messo a punto tre kit, uno per ogni ordine di scuola, comprendenti tutto il materiale necessario (video, immagini template, ecc.) da consegnare agli studenti per elaborare gli input ricevuti creando la loro opera multimediale originale a tema Covid-19. Inoltre, sul canale You Tube aziendale, è pubblicato un video informativo che si rivolge ai più piccoli, e dal quale prendere spunto.

Molti contributi sono già arrivati nella casella postale della Asl. Tra questi, la presentazione multimediale di Alberto Lodedo della quarta A dell'istituto comprensivo, presieduto da Lucia Palazzo, racconta dell'esperienza vissuta in prima persona dal bambino: il Coronavirus ha colpito la sua famiglia che è stata curata e ha superato la malattia grazie a Pietro Gatti, direttore del reparto di Medicina interna dell'ospedale Antonio Perrino. Il piccolo Alberto bolla il Covid come “Nemico numero 1” e scrive nelle sue slide: “Purtroppo in famiglia abbiamo sperimentato la malattia, per fortuna in modo lieve, ma questa esperienza mi ha fatto capire che l’attenzione non è mai troppa. Bisogna sacrificarsi un po’, ma è necessario. La speranza è che tutto finisca quanto prima e che resti solo un brutto ricordo”.

Anche il video di Alessia Diana della quinta A della Gianni Rodari di Brindisi ha centrato il punto, raccontando le difficoltà di una bambina di 10 anni alle prese col virus e la speranza che arriva dai vaccini. Quando tutti i lavori saranno raccolti, le classi che hanno aderito all'iniziativa parteciperanno all'estrazione - prevista per il 15 aprile - di un Pc portatile.

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L’otto marzo del 1921  fu proclamata la giornata internazionale della donna operaia.  
L'otto marzo1946 si celebrò in Italia per la prima volta, la giornata della donna organizzata dall’ UDI, Unione Donne Italiane. Nel 1946 veniva anche scelto il simbolo di quella giornata: la mimosa.
La mimosa ha un significato preciso, è forte, fiorisce anche laddove altri alberi non riescono, è resistente. L’Italia usciva dalla guerra e le donne, le partigiane avevano dato un contributo fondamentale alla resistenza. 
Fu Teresa Mattei assieme a Rita Montagnana e Teresa Noce a scegliere la mimosa, che fioriva proprio in quei giorni colorata e rigogliosa, quale simbolo di quella giornata.
 
Con il passare degli  anni la celebrazione dell’otto marzo  ha talvolta perso  il suo significato originale, scambiando la celebrazione che era stata voluta dal movimento per ricordare l’impegno teso al raggiungimento della parità di diritti tra i generi, con una festa dalle finalità più consumistiche  e commerciali. A partire dalla richiesta del suffragio universale in poi, la battaglia per la parità di diritti ha percorso  una strada lunga e faticosa
 
Oggi 8 marzo 2021 noi donne di Brindisi Bene Comune abbiamo scelto, per celebrare questa giornata, di donare alla Città di Brindisi proprio quel simbolo scelto dalle nostre compagne partigiane: un albero di mimosa che pianteremo nel cuore del parco del Cillarese, ed intitoleremo questo albero a Teresa Mattei, quale tributo alla sua memoria.
 
Il nostro impegno quotidiano di donne nel movimento, a casa, al lavoro, vuole aggiungere passi a quei passi, nel percorso della strada verso stati, popoli, religioni, regimi, alla ricerca costante di quella parità che ogni singola donna ha meritato, merita e meriterà.
L’albero mette radici, fiorisce, profuma ed illumina la vita esattamente come ogni bimba che sarà donna.
Buona giornata della donna a ciascuna di noi, alle bimbe di oggi, alle donne di domani.

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