Articoli filtrati per data: Domenica, 18 Ottobre 2020

Domenica, 18 Ottobre 2020 23:17

Un successo l'Appia day di Mesagne

⭕Un tripudio tra Mesagne e Muro Tenente per festeggiare il grande fascino della via Appia Antica, da Roma a Brindisi.
✳Alle ore 7.30 sono partiti dal castello, gli atleti dell'Asd Atletica Mesagne e di altre associazioni provenienti da diversi comuni della provincia, direzione Muro Tenente, lungo la "Regina Viarum".
✳Ore 9, si sono radunati i cicloamici FIAB di Mesagne con i loro ospiti, provenienti dai diversi comuni della provincia, direzione Carosino, lungo il percorso della via Appia Antica, con fermata "obbligatoria" a Muro Tenente.
✳Ore 11, un folto gruppo dell'Archeoclub di Carosino/Sava, ha fatto visita al Parco Archeologico di Muro Tenente.
✳Ore 11, contestualmente a Mesagne è partito dal castello, il Walkscape lungo il tratto urbano della via Appia Antica, a cura dell’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Storia dell' Arte (ANISA) sezione Salento.
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Pubblicato in Spettacoli e Cultura
Domenica, 18 Ottobre 2020 22:56

Polo “MESSAPIA”: al via l’ERASMUS PLUS!

Polo “MESSAPIA”: al via l’ERASMUS PLUS! L’IISS Ferraris De Marco Valzani capofila per parlare di Europa digitale, creativa e inclusiva.

La sfida Covid del Polo “MESSAPIA” passa anche attraverso ben due progetti Erasmus. Un segnale forte e di attenzione ai bisogni degli studenti e delle studentesse del territorio brindisino che per la prima volta si cimentano nell’avvio di una cooperazione europea su tematiche ritenute prioritarie per la comunità europea senza dimenticare la grande attenzione per l’educazione civica a cui l’Istituto Ferraris De Marco Valzani  ha sempre dato grande rilievo.

Il  primo progetto “Sharing cultural treasures” vede il Polo “Messapia”capofila in collaborazione con paesi come Portogallo, Spagna, Francia, Turchia e Norvegia. I nostri ragazzi e le nostre ragazze, anche in tempo di pandemia, come a scongiurare un ennesimo lockdown, in modalità telematica e tramite conference call,  scopriranno il proprio territorio, tesoro prezioso per la loro crescita ed il loro futuro, e lo confronteranno con quello dei loro coetanei europei. E quale momento migliore per visitare, anche virtualmente, siti e monumenti della nostra città e provincia, conoscere ricette  e danze tradizionali, personaggi sportivi del presente e passato e tanto altro ancora da catalogare e impaginare in prodotti multimediali…

  • Il secondo progetto Can you play with me? vede partner quali Repubblica Ceca, Polonia, Portogallo e turchia. Grazie alla conoscenza di giochi tradizionali, da tavolo, digitali, sfide on line su piattaforme quali Kahoot o Quizziz gli studenti promuoveranno una consapevolezza interculturale fondamentale per il loro ruolo di cittadini europei.

 Entrambi i progetti mirano a creare interesse e  motivazione nell’apprendimento della lingua inglese , migliorare le competenze del personale della scuola e rafforzare la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento.

“Tali progetti rappresentano per la scuola una opportunità di cambiamento in dimensione europea – afferma il dirigente scolastico Rita Ortenzia DE VITO – proprio quando l’Europa sta affrontando una delle sfide più dure della sua vita, parlare di cittadinanza europea, di valori condivisi come l’inclusione e l’integrazione interculturale, trasforma la paura in un punto di forza da cui ripartire. E tutti noi abbiamo bisogno proprio di questo, di sentirci un po’ meno soli”.

 

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Pubblicato in Attualità

Una nota in occasione della prossima seduta del Consiglio comunale di Mesagne.

Cosimo Greco

Torino, 18/10/2020

Il Presidente del Consiglio comunale di Mesagne ha convocato il Sindaco e i Consiglieri alla seduta del 22 ottobre 2020, inserendo all’ordine del giorno anche il "Punto 10: GIORNATA COMMEMORATIVA IN ONORE DEL MARESCIALLO D’ITALIA GIOVANNI MESSE E INDIVIDUAZIONE SITO PER LA COLLOCAZIONE DEL BUSTO".

La prima cosa che salta all'occhio è la seguente: non si discuterà se il famoso busto è da collocare o meno, ma solo dove è da collocare. Perché questa esigenza di commemorare il Giovanni Messe? E perché questa esigenza di esporne il busto? Tutto sommato una "giornata di studi" gli è già stata dedicata (ottobre 2000). Non solo: il Consiglio comunale deliberò a suo tempo di installare il busto nella biblioteca comunale, ma alla delibera non fu mai dato seguito (sembra per opposizione dei familiari che ambivano a qualcosa di più “nobile”). L’attuale maggioranza, quindi, anziché dare seguito a una delibera già emanata dal Consiglio, si appresta a sconfessarla per venire incontro alle richieste di alcuni privati.

E inoltre: perché questa questione viene sollevata proprio adesso e in questi termini? È lecito il dubbio che il motivo stia nel fatto che si vogliano onorare debiti contratti con qualche fascista e con qualche giornalista locale? Un dubbio, solamenti nu pòlici 'ntra la recchia. Ma c’è una certezza: la questione viene sollevata adesso e in questi termini perché la maggioranza che governa la Città è bulgara e muscolare, mentre l'opposizione è pressoché assente e mingherlina. Quindi ... se non ora quando? D'altronde con questo tipo di maggioranza consiliare si giustifica tutto e il contrario di tutto, Liliana Segre e Giovanni Messe … per dire.

Bene ha fatto l'ANPI "Eugenio Santacesaria" di Mesagne a emettere una ferma nota di protesta. Tale nota è reperibile qui

(Per i riferimenti scarica il documento a fondo pagina)

oppure qui

(Per i riferimenti scarica il documento a fondo pagina)

E bene ha fatto anche l’Associazione “Giuseppe Di Vittorio” di Mesagne il cui comunicato stampa è disponibile qui

(Per i riferimenti scarica il documento a fondo pagina)

Personalmente ho effettuato una prima ricerca sul Giovanni Messe già un anno fa. La relativa nota fu pubblicata da tutti i quotidiani locali online tranne uno; mi permetto di riproporla al seguente link (è scaricabile):

(Per i riferimenti scarica il documento a fondo pagina)

La vulgata sul Giovanni Messe militare afferma l'assoluto valore del Nostro, ma la bibliografia nazionale e internazionale pone dubbi anche su questo aspetto. Per non parlare dell'opacità del Messe nel dopoguerra, opacità mai abbastanza indagata, ma che comunque viene fuori via via che alcuni faldoni dei Servizi italiani e stranieri vengono aperti e resi pubblici. Ultime rivelazioni, in ordine di tempo, quelle pubblicate nel libro "Le menti del doppio stato" di Giovanni Fasanella e di Mario J. Cereghino, ed. Chiarelettere, luglio 2020. In questa pubblicazione gli autori riportano quanto riportato nei documenti ufficiali desecretati dei Servizi inglesi, americani, italiani e del P.C.I. Ne viene fuori un ritratto del Messe a tinte fosche.

Alcuni punti salienti che ben inquadrano le caratteristiche del Soggetto sono state evidenziate dall'ANPI di Mesagne, punti che riporto a mia volta e che integro per completezza[1]:

1. comandante (Arma dei Carabinieri) dell’Unione Patriottica Anticomunista, organismo con "trame eversive", "abbondantemente fornita di armi" e basata "su una forma organizzativa cellulare";

2. ideatore e coordinatore nel 1947 di un vero e proprio golpe che prevedeva "l’occupazione di tutte le caserme, con l’aiuto dei membri militari del Movimento (ndr Tricolore); occupazione degli edifici pubblici e delle sedi dei partiti politici; l’instaurazione di una dittatura militare apertamente favorevole alla monarchia; il divieto di attività a tutti i partiti politici". In particolare il PCI doveva essere sciolto ed un’eventuale resistenza dei suoi membri sarebbe stata "soffocata col sangue”;

3. […] "Ed era Giovanni Messe il principale punto di riferimento <<per un eventuale gioco militare>>

4. ideatore nel 1947 anche di "un esercito di circa 4 milioni di uomini" che, tra l’altro, avrebbe dovuto "prelevare le liste di caporioni comunisti da chiudere in un campo di concentramento e farli poi sparire";

5. sostenitore dell’idea che bisognava "posporre il più possibile le elezioni per l’Assemblea costituente".

6. [Il generale Roberto Bencivenga] ... "Non era il solo a coltivare velleità neoautoritarie. Anche il generale Giovanni Messe (Arma dei Carabinieri) si stava dando parecchio da fare. Entrato in rotta di collisione con il governo Bonomi proprio all'epoca della mancata strage dell'ottobre 1944, era stato via via emarginato. Ma ora covava i suoi propositi di rivincita alla testa del Movimento Tricolore, appena fondato. Era una forza a <<carattere cospirativo>>, segnalò il capitano Angleton [della CIA].

7. Dopo la disastrosa campagna di Tunisia, Messe si consegnò agli inglesi che gli assicurarono una prigionia dorata nella villa di Wilton Park, presso Londra. Qui venne opportunamente istruito in vista del suo riciclaggio in Italia (che avvenne dopo l'8 settembre 1943). "L'obiettivo di Messe, manco a dirlo, era quello di <<posporre il più possibile le elezioni per l'Assemblea Costituente; rimettere in carica tutti i funzionari fascisti epurati dalle Commissioni; foraggiare i movimenti insurrezionali di sinistra, per avere così il pretesto di adottare misure reazionarie>>. (NB: l'"istruzione" di Messe da parte degli inglesi non meraviglia: questi consideravano l'Italia come una sorta di loro protettorato, complottando e brigando fino agli anni '70/80, forse fino ai tempi attuali. Vedasi al proposito i libri "Il golpe inglese" e “Colonia Italia”).

8. Ultima citazione: "I piani eversivi non si fermarono nemmeno dinanzi alla fine dei governi di unità nazionale, avvenuta negli ultimi giorni di maggio del 1947 [...] Il piano golpista era stato messo a punto dal generale Giovanni Messe, su impulso degli <<angloamericani>>. Ed era parte di un progetto assai più vasto e ambizioso che si stava realizzando <<sotto l'egida inglese>>". Ancora!

Qualche storico locale, nella sua foga apologetica, sembra giustificare (se non esaltare) tutto l'agire del Messe in quanto oppositore del comunismo, della sinistra e - addirittura - della rivoluzione proletaria. Insomma, Messe giustificato (se non esaltato) in quanto argine contro il "pericolo comunista". Tutte frottole.

Il pericolo comunista era tale solo agli occhi dei complottisti e dei golpisti. Lo stesso Togliatti, se vogliamo parlare del dopoguerra, e ancor più dal maggio 1947 in poi, era ormai solo, lasciato al proprio destino anche da Stalin dopo gli accordi tra Molotov e gli americani (ratificati poi a Parigi). Togliatti, anche se estromesso dal governo di unità nazionale "... continuava tuttavia a vedere nel compromesso costituzionale con la DC la base del futuro equilibrio politico del Paese, della convivenza pacifica tra l'anticomunismo democratico e il comunismo illuminato". Quindi, niente cosacchi in piazza San Pietro ... per dire.

Togliatti era un pragmatico: accettava l'appartenenza dell'Italia al "blocco" occidentale; sapeva che nessuna rivoluzione - nel senso per esempio di quella d'Ottobre - era proponibile; sapeva che, per note ragioni, lo stesso Stalin lo considerava un problema. Togliatti perseguiva invece la crescita dell'influenza del PCI nell'ambito della Costituzione. Quindi, altro che pericolo comunista. È storia, invece, che il PCI sia sempre stato il maggior baluardo posto a difesa della Costituzione e della Democrazia in Italia. Come non ricordare, ad esempio, che Togliatti rivolse al popolo comunista un fermo monito a “stare calmi” in occasione dell’attentato che subì il 14 luglio 1948?

In conclusione, è d’uopo sottolineare che la tecnica dei conservatori reazionari fu (è) quella di inventare il pericolo per poi poter giustificare azioni che avevano (hanno) in programma di realizzare comunque. Nel caso particolare il pericolo era quello comunista.

Un ultimo commento. Nel corso del convegno "Il Maresciallo d'Italia Giovanni Messe" (Mesagne, 27-28 ottobre 2000), fu svolto un solo intervento critico nei confronti della ricerca sul Messe. Bene, tale intervento fu l'unico, per quanto ne sappia io, a non essere registrato nel volume degli atti. Censura?

Mi permetto infine di proporre:

  • che l’Amministrazione comunale pensi a onorare la memoria dei circa quaranta partigiani mesagnesi impegnati nella Resistenza, alcuni dei quali caduti;
  • che l’Amministrazione comunale pensi ad aggiornare l’elenco dei caduti mesagnesi inciso sul Monumento ubicato nel cimitero. Sul Monumento ai Caduti mancano infatti una trentina di nominativi accertati, molti dei quali risultano caduti o dispersi durante la Campagna di Russia (a differenza del generale Giovanni Messe che chiese e ottenne di rientrare in Italia);
  • che l’Amministrazione comunale soprassieda alla collocazione del busto del generale Giovanni Messe o, in subordine, che dia seguito alla vecchia e già citata delibera del Consiglio comunale che prevede la collocazione nella Biblioteca comunale.

 

[1]Le menti del doppio stato”, Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino, ed. Chiarelettere 2020.

 

 

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Pubblicato in Politica
Domenica, 18 Ottobre 2020 18:38

Mesagne. In tilt i totem degli infopoint

Nel Comune di Mesagne vi sono quattro totem infopoint elettonici che aiutano i mesagnesi e i turisti a comprendere la storia della città e dei monumenti che stanno visitando. Un infopoint è collocato nella chiesa Matrice, uno nel castello Normanno-Svevo, uno davanti a palazzo Piazzo e l'ultimo davanti alla biblioteca comunale. Di questi due sono fuori servizio da alcuni anni. Si tratta di quelli presenti davanti alla biblioteca e palazzo Piazzo. Quando sono stati realizzati, alcuni lusri fa, sono costati al Comune, quindi ai cittadini, diverse miglia di euro. I contenuti sono stati offerti da validi studiosi locali. Oggi, purtroppo, non funzionano per semplici problemi tecnici che potrebbero essere risolti affinché si possa coninuare a offrire alla città, e non solo, un servizio culturale d'eccellenza. Perciò l'avvcato Marco Calò, il consulente Mimmo Stella e il sindaco Mtarrelli, particolarmente sensibili alla promozione turistico-culturale della città, farebbero bene a farli rimettere in funzione.  

 

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Pubblicato in L'occhio sulla città
Domenica, 18 Ottobre 2020 18:30

Avviso per "pompieri" atipici

Il presente avviso è apparso in un centro storico della provincia di Brindisi e si rivolge a quei vigili del fuoco, atipici, che vogliono spegnere una fantomatico incendio con l'acqua dell'inciviltà. 

 

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Pubblicato in L'occhio sulla città
Antonucci (F. I.): la Regione faccia chiarezza sui nuovi posti di terapia intensiva a Brindisi. Parte dalla stampa l’annuncio secondo cui la ASL brindisina avrebbe autorizzato l’utilizzo dei moduli prefabbricati fisicamente dislocati dall’ospedale Perrino e situati nel piazzale antistante il PS, contenente 28 posti di terapia intensiva e sub-intensiva destinati ai soli pazienti COVID.
Auspicando che questo potenziamento dell’offerta sanitaria risponda a verità, decisamente tardiva l’apertura di questo nuovo ‘reparto di terapia intensiva’ che aveva visto la sua inaugurazione 6 mesi fa. Da quel 24 aprile, infatti, pare siano finalmente ‘giunti’ ventilatori polmonari, monitor multiparametrici con stazione di controllo centralizzata e altre apparecchiature mediche necessarie per l’assistenza di pazienti Covid-19. Una mancanza che, proprio nel giorno dell’inaugurazione, non era sfuggita agli occhi dei tanti cittadini che in quel video postato ‘erroneamente’ dal Sindaco Rossi, aveva motivato il divieto d’accesso persino alla stampa.
Ma ritorniamo all’apertura del nuovo reparto. Non sono stati comunicati dettagli sull’organico destinato ai nuovi posti letto: si tratta di personale medico, infermieristico e tecnico destinato esclusivamente ai pazienti COVID che necessiteranno di un ricovero nel nuovo reparto? Se così non fosse, sono stati creati percorsi separati Covid e Covid-free con apposita area di decontaminazione per il personale che eventualmente seguirà anche pazienti non covid?
Come influirà, in questo scenario, la carenza di anestesisti tanto emersa nei mesi passati? Sono già state inserite nuove figure nell’organico o si prevedono nuovi concorsi o assunzioni ad hoc?
Non è sufficiente comunicare l’apertura di un nuovo reparto per mettere a tacere le domande dei tanti brindisini preoccupati per una sanità locale che nei mesi passati è salita agli onori della cronaca per evidenti deficit gestionali, essendo stato il Perrino stesso prima fonte di contagio.
Oggi, la Regione ha il dovere di comunicare con forza e autenticità l’offerta sanitaria presente nella nostra provincia, alla stregua di tutte le altre province pugliesi.
I cittadini hanno il diritto di sapere qualora dovessero contagiarsi, quale sarà il loro destino.
Il diritto alla salute pubblica passa da atti di coraggio e di trasparenza.
 
Livia Antonucci
Coordinatrice cittadina Forza Italia
 

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Pubblicato in Cronaca
Domenica, 18 Ottobre 2020 17:43

Mesagne - Virtus Lecce 5 - 1

Mesagne - Virtus Lecce 5 - 1
Reti:
Di Santantonio (M) 3 pt
Caraccio (M) 17 pt
Caraccio (M) 11 st
Pedone (VL) 27 st rig. 
Iunco (M) 29 st
Iunco (M) 42 st
 
1° Tempo:
2 tiro di Di Santantonio parato dal portiere 
3 gol del Mesagne con Di Santantonio 
Gran diagonale di sinistro nulla da fare per il portiere leccese
17 gol del Mesagne con Caraccio
Caraccio entra in area, salta pure il portiere e deposita in rete
36 occasione del Mesagne con iunco che da posizione centrale calcia alto
38 tiro da fuori di Montinaro marco, para centralmente Petrelli
43 protopapa da posizione ravvicinata tira male e alto
45 punizione calciata da Montinaro Marco che finisce sopra la traversa 
Il primo tempo finisce con il Mesagne in vantaggio per 2 reti a 0
 
2° Tempo:
4 tiro di iunco centrale para Aprile
9 punizione di Di Santantonio che finisce di poco fuori 
11 gol del Mesagne con caraccio
Di Santantonio libera Caraccio e deposita in gol
18 iunco servito da un gran passaggio in verticale di Lotito, stoppa il pallone, ma la sua conclusione è sfortunata, e il pallone esce di pochissimo alla destra del portiere 
20 colpo di testa pericoloso di Di Nunno da posizione ravvicinata, ma para sicuro Petrelli 
25 rigore per la Virtus Lecce, per un fallo commesso da Denisi 
Sul dischetto si porta pedone che realizza spiazzando petrelli
28 De Gennaro mette in mezzo una palla pericolosa, la difesa del Mesagne si salva in angolo
29 gol del Mesagne con Iunco
Iunco in area si smarca e fa partire un sinistro che risulta imprendibile dal portiere
38 iunco servito da Di Santantonio prova il tiro a volo ma risulta impreciso
42 gol del Mesagne con iunco 
Iunco con furbizia ruba palla al portiere, lo dribla e da fuori area realizza
47 punizione di pedone che termina di poco a lato sulla destra di Petrelli 
Finisce con la vittoria del Mesagne per 5 a 1.
Con questa vittoria il Mesagne conquista i primi tre punti della stagione.
Domenica prossima i gialloblù osserveranno un turno di riposo, ritorneranno in campo domenica 1 novembre nella trasferta di Seclì.
 
Formazioni e  Tebellino della gara:
 
Formazione MESAGNE 
1) Petrelli 
2) Guerrieri 
3) Montefrancesco 
4) Marini
5) Simmini 
6) Denisi C. 
7) Caraccio 
8) Lotito 
9) Iunco
10) Di Santantonio 
11) Morleo 
________________________
12) Trevisi 
13) Branca 
14) Sacco
15) Arsena 
16) Rini
17) Giardino
18) Sgura
19) Manca
20) Colletta
 
Allenatore : Calabrese 
 
CAMBI MESAGNE :
1) ESCE  il n 5 ENTRA il n 14 al min 13 st       
2) ESCE  il n 6 ENTRA il n 16 al min 37 st
3) ESCE  il n 7 ENTRA il n 16 al min 37 st
4) ESCE  il n 2 ENTRA il n 18 al min 37 st 
5) ESCE  il n 11 ENTRA il n 13 al min 42 st
 
AMMONITI MESAGNE :
6, 2, 11
 
ESPULSI MESAGNE :
Nessuno 
 
 
Formazione Virtus Lecce 
1) Aprile 
2) Camassa
3) Dell'Anna
4) Caiffa
5) Palermo Samuele 
6) Zecca
7) Pedone 
8) Palermo Gianmarco 
9) Protopapa
10) Montinaro Marco
11) Di Nunno
 
_______________________
12) Marti
13) Conte
14) Montinaro Gianmarco 
15) Luperto
16) Costantini Gianmarco 
17) Merlino
18) De Gennaro 
19) Martina
20) Adamo
 
 
Allenatore : 
 
CAMBI VIRTUS LECCE :
1) ESCE  il n 8 ENTRA il n 18 al min 13 st  
2) ESCE  il n 2 ENTRA il n 16 al min 35 st
3) ESCE  il n 9 ENTRA il n 19 al min 31 st
4) ESCE  il n 10 ENTRA il n 14 al min 31 st
5) ESCE  il n 6 ENTRA il n 20 al min 38 st
 
AMMONITI VIRTUS LECCE :
1
 
ESPULSI VIRTUS LECCE :
Nessuno 
 
ARBITRO:
Cipriani di Bari
 
(Foto Samuele Carluccio)
 

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Pubblicato in Sport

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi domenica 18 ottobre 2020 in Puglia, sono stati registrati 4633 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 301 casi positivi: 154 in provincia di Bari, 22 in provincia di Brindisi, 30 in provincia BAT, 75 in provincia di Foggia, 7 in provincia di Lecce, 13 in provincia di Taranto, 1 attribuito a un residente fuori regione (1 caso di residenza non nota è stato riclassificato e attribuito).

Sono stati registrati 3 decessi: 2 in provincia di Bari, 1 in provincia di Bat.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati  488.758 test.

5.517 sono i pazienti guariti.

5.233 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 11.385, così suddivisi:

4782 nella Provincia di Bari;

1060 nella Provincia di Bat;

874 nella Provincia di Brindisi;

2696 nella Provincia di Foggia;

940 nella Provincia di Lecce;

944 nella Provincia di Taranto;

85 attribuiti a residenti fuori regione;

4  provincia di residenza non nota.

 I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

 

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Pubblicato in Attualità
Domenica, 18 Ottobre 2020 16:59

Il busto del generale Messe

Cap.1 Liliana Segre

Per provvidenziale combinazione, nel dicembre dello scorso anno, questa amministrazione  decise di conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice  Liliana Segre proprio mentre discuteva della collocazione del busto del Generale Messe. La cosa suscitò un po di scalpore, qualche sussulto di indignazione che però non sortì effetto alcuno poichè non si dolse il popolo sovrano, ne si scalfì la  determinazione dell’amministrazione di portare avanti i due obiettivi.

Io non presenziai alle sedute consiliari in cui fu conferita l’alta onorificenza alla senatrice Segre in segno di protesta e ne rappresentai le ragioni al Presidente del Consiglio con una nota in cui sostenevo che:  salire sul treno della memoria seguendo l’onda emotiva per le minacce subite dalla senatrice, mi pareva una operazione beffarda e propagandistica allestita solo per cercare di affermare un’identità  vagamente antifascista al governo in carica e per appagare il peloso campanilismo e qualunquismo di destra pure presenti nella compagine governativa.

L’antifascismo non è una medaglia da appuntare sul vestito buono per le sfilate, non è solo storia e memoria ma è pratica quotidiana: è cercare nella propria vita di respingere le tentazioni revansciste e ri-fasciste che girano anche dalle nostre parti sotto mentite spoglie. Significa opporsi alla tentazione di intendere il governo come esercizio del potere, di usare il corpo, la violenza e la propaganda come strumento di lotta politica, significa resistere alle pulsioni nazionaliste, sovraniste e discriminatorie, significa respingere gli attacchi alla costituzione repubblicana e alle istituzioni democratiche. Non mi pare che questo esercizio sia compiutamente espresso dal governo cittadino in carica, che anzi sembra essere perfettamente a proprio agio nell’uso di certi metodi e strumenti.

Il conferimento della cittadinanza onoraria  presuppone l’attivazione di un percorso di partecipazione con il corpo associativo, con i movimenti culturali cittadini affinché la comunità intera adotti ed accolga con piena consapevolezza e nel modo più degno il nuovo prestigioso “concittadino”. Niente di tutto questo è successo: solo qualche conferenza stampa unilaterale, un Consiglio Comunale ed una mesta cerimonia senza la sposa.

Eppure c’era chi aveva fatto autonomamente un serio percorso della memoria, chi sistematicamente da anni studia, approfondisce e sperimenta nei luoghi e nella carne l’obblio dell’olocausto. Sono i giovani studenti del liceo E. Ferdinando che, alla fine del loro percorso formativo, avevano in animo di ascoltare la testimonianza di Liliana Segre. Forse ci sarebbero riusciti se non ci fosse stato il “ratto della senatrice” da parte di un governo a cui non è sarà parso vero di appuntarsi la spilla dell’antifascismo a così basso costo e con  cotanta risonanza mediatica.

Cap.2 Giovanni Messe

Da quasi mezzo secolo il busto del Generale Giovanni Messe si aggira inquieto nelle vie e nelle piazze della sua città natale anni in cerca di un piedistallo che renda giustizia della sua grandezza.  Sembra un insulto averlo lasciato marcire per tanto tempo nel limbo  della contesa politica o della controversa interpretazione dei fatti. Non si può certo disconoscere che egli è stato uno dei principali protagonisti del primo novecento nei ranghi dell’Esercito Italiano. Un uomo che è riuscito a scalare tutti i gradi della gerarchia militare ricevendo dalle mani stesse di Mussolini il grado di Generale di Corpo d’Armata e la nomina prestigiosa a Maresciallo d’Italia, per lasciare infine la carriera militare con il grado di Capo di Stato Maggiore Generale dell’Esercito assegnatogli direttamente da Vittorio Emanuele.  Un militare che poteva eccepire agli ordini del suo comandante supremo (il Duce), che poteva permettersi di contrastare le strategie militari di Rommel, che aveva ricevuto le lusinghe del generale Montgomery. Un campione di strategia e organizzazione militare che si era coperto di ferite e di medaglie durante la prima guerra mondiale, che aveva fondato il glorioso corpo degli Arditi, che tante volte aveva tolto le castagne dal fuoco al suo committente in Nord Africa, in Grecia e che infine aveva comandato, fors’anche con disappunto, lo sciagurato corpo di spedizione in Russia (ARMIR).

Come mai allora con cotanta biografia e bibliografia, con una montagna di documenti impilati negli archivi militari di mezza Europa non si è ancora sciolto il nodo del busto e la sua città natale si ostina o non riconoscerli la gloria che la storia gli attribuisce?

Negli anni trascorsi si è considerato sufficientemente dignitoso e bastevole organizzare varie iniziative di approfondimento e di studio, la più importante delle quali si svolse nel 2000 la presenza delle più alte cariche dell’Esercito Italiano, di storici di sicura fama con la diffusione e pubblicazione di documenti inediti.

Si è considerato dignitoso e il pregiato lavoro dei cultori della nostra storia patria che pure hanno arricchito il corredo documentale sulla figura del generale. Inoltre si sono spese  nel tempo nobili contese storico culturali dentro e fuori dalle istituzioni. Niente di tutto questo ha portato alla determinazione di innalzare il suo busto su di un sempiterno piedistallo.

Non andò bene il mausoleo fatto costruire dai potenti governi democristiani nel piazzale della basilica del Carmine dove fu sloggiato da un nutrito drappello di comunisti inferociti, di reduci dell’AMIR, di braccianti e mezzadri coi forconi. Non è andata bene la biblioteca comunale dove pure fu destinato da una delibera del Consiglio Comunale. Non lo si è voluto al cimitero comunale,  nell’atrio del comune e in  altre cento postazioni che nel tempo si sono vagheggiate.  Come mai? Forse semplicemente perché, in altri tempi, questo avrebbe scatenato l’ira funesta dei famigliari dei morti in guerra, l’indignazione di un popolo ancora fieramente legato ai valori dell’antifascismo e del pacifismo e l’irritazione di un corpo elettorale ancora molto ideologizzato e con la memoria lunga.

 Nessuna sindaco e nessun governo finora  aveva osato sfidare l’onta di legare la storia della nostra città alla storia di un uomo di guerra, monarchico e se non fascista non certo antifascista. Nessuno ha voluto alzare un monumento ad un uomo che, anche nell’Italia repubblicana, si era distinto per il dinamismo con cui aveva cercato di costruire il fronte di una destra monarchica e reazionaria e che  forse aveva disegnato trame eversive e golpiste.

Nemmeno io, seppur pressato da una maggioranza ostile, ho assunto questa determinazione. Con metodo strumentalmente dilatorio ho fatto slittare la questione sui i binari morti di una commissione che non poteva decidere e ho prefigurato soluzioni  che non potevano essere praticate. Quindi almeno quest’onta mi deve essere risparmiata.

Oggi questo tabù si rompe senza fragore e la statua finalmente troverà la sua dimora nella piazza che fu del mercato. Quello che non è stato fatto in più di 40 anni per il rispetto dovuto alla storia e al sentimento diffuso della nostra comunità si farà adesso e sarà senza spargimento di sangue perché finalmente (sich!) i tempi sono maturi.

In questo gesto eclatante-senza clamore sta la straordinarietà del nostro sindaco che strappa in un colpo solo tutta la storia del novecento relegando definitivamente il secolo breve nell’ultraremoto e nei libri di testo. Egli segna con un tratto nero della sua matita di ferro una linea netta di demarcazione fra passato e presente ed elimina in un colpo solo tutto il retaggio degli “inutili” ideologismi del passato.

Non esiste più la destra ne la sinistra. Si può liquidare sia il fascismo che l’antifascismo in un unica soluzione,  basta il conferimento sciatto della cittadinanza onoraria a Liliana Segre ed un piedistallo per il generale Messe. Zero a zero palla al centro! Andiamo tutti allegramente verso un mondo nuovo che strizza l’occhio al pragmatismo della ragione e al qualunquismo dell’ “uomo qualunque”, un mondo  che ha come dogma il governo-potere ad ogni costo e che ha come orizzonte temporale il prossimo appuntamento elettorale. 

E’ questo l’archetipo dominante, la mossa vincente che ha consentito in Italia di sdoganare senza pudore la destra più retriva e reazionaria della nostra storia, che ha consentito ai penta stellati di stare a proprio agio sia nel governo di centro-destra che di centro- sinistra, che sta logorando la sinistra in una perenne crisi di identità. Questo è il tutto/nulla politico che ha permesso alla gioiosa macchina da guerra di Emiliano-Matarrelli-Vizzino di asfaltare tutti i potenziali competitor nella nostra provincia. Al governo dunque sempre, comunque e con chiunque sia disposto a riconoscere il potere del capo.

 E’ naturale dunque che, di fronte a questo scenario, il popolo sovrano sia ormai drammaticamente persuaso che “… sono tutti uguali,  conviene stare zitti, pedalare e scegliere bene da che parte stare” A noi “non ci resta che piangere”.

Ma in fila indiana e col cappello in mano… mai.!!!!

Pompeo Molfetta

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ARESTA (M5S) RISPONDE AL SINDACO DI BRINDISI ROSSI: “DA NOI PROPOSTE INCLUDENTI, FACCIAMO RETE NELL’INTERESSE DEI CITTADINI”. “Vorrei tranquillizzare il sindaco Riccardo Rossi, non è nostra intenzione contrapporre il capoluogo con gli altri comuni della nostra provincia. Sia sui fondi del Recovery Plan sia su quelli dei Contratti Istituzionali di Sviluppo siamo promotori di una proposta includente di tutti gli attori e i territori in grado di non sprecare questa straordinaria occasione. Nessuno disfa niente, tanto meno, come ho avuto modo di dichiarare nella mia relazione, gli eventuali livelli di accordo già raggiunti tra il Governo e i comuni di Lecce e Brindisi. D’altronde è lo stesso Riccardo Rossi a ricordarsi di essere  presidente della provincia – ovvero rappresentante anche di tutti i comuni del brindisino – nell’auspicare anche un CIS per l’insieme del territorio.” E’ quanto afferma Giovanni Luca Aresta, deputato del M5S, promotore dell’incontro istituzionale tenuto nel Palazzo della città di Mesagne venerdì scorso, con il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sen. Mauro Turco e le istituzioni e i rappresentanti delle associazioni produttive locali. 

“Bisogna abbassare il volume delle polemiche di campanile e sintonizzarsi sulla qualità delle proposte in campo – prosegue Aresta – e chiunque abbia incarichi di responsabilità li deve esercitare per fare rete, per unire e non per dividere. Le città di Brindisi e di Lecce sono più forti e non più deboli se si rapportano con il resto del territorio, perché da questa crisi si esce solo se si è  uniti, nessuno si salva da solo.” 

“Il sindaco Rossi e tutti gli altri - conclude Aresta -  utilizzino per questi obiettivi i diversi parlamentari espressione della nostra comunità. Personalmente sono sempre a disposizione di uno sforzo collegiale che non lasci indietro nessuno. Anche del sindaco Rossi se vuole. Abbiamo una sfida da condurre come Mezzogiorno per colmare il gap che esiste con gli altri Paesi europei e con il Nord Italia. Infrastrutture, digitalizzazione, centri di ricerca e di eccellenza, strutture portuali adeguate, rivoluzione verde, riequilibrio di genere, rilancio e qualificazione dell’agricoltura, del turismo e della sanità di prossimità non devono rimanere belle parole su fogli di carta. Prima usciamo dalla logica dei confini del proprio orticello e prima saremo tutti in grado di rispondere ai bisogni concreti delle persone.”

 

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