Pizzica in piazza Vittorio Emanuele. Identità e memoria nel cuore di Mesagne
Nel caldo abbraccio dell’estate mesagnese, Piazza Vittorio Emanuele si trasforma in un palcoscenico vivente. Tanti volti sorridenti, mani intrecciate, piedi che battono il tempo al ritmo antico e potente della pizzica: tutto questo non è solo festa. È cultura in movimento. La comunità che si ritrova a celebrare con gesti, suoni, tradizioni, incarna ciò che la sociologa Wendy Griswold ha definito come oggetto culturale: “un significato condiviso incorporato in una forma”. Quelle note musicali, quel battito di tamburello, quell’abbraccio danzato tra generazioni non sono solo divertimento, ma espressioni materiali di significati profondi, che raccontano appartenenza, identità e memoria. Griswold, nel suo libro Sociologia della cultura (1997), ci guida attraverso il modello del diamante culturale, in cui: I creatori culturali danno vita a gesti, musiche e riti, dando vita a forme espressive che emergono dal loro vissuto e dalle loro visioni. Questi oggetti culturali, come la pizzica, nascono e si evolvono in spazi pubblici come le piazze, diventando manifestazioni tangibili di un’identità condivisa. Il pubblico si appropria della danza e la reinterpreta, attribuendole nuovi significati e adattandola al proprio sentire. Tutto ciò avviene in un contesto sociale intriso di storia e comunità, che ne influenza profondamente il valore e ne guida la trasformazione nel tempo.
Emblematica, in questo senso, è la presenza del sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, che scende in piazza e si unisce alla sua gente danzando la pizzica. Il suo gesto non è solo simbolico, ma riveste una forte valenza sociale, politica e sociologica: rappresenta un atto di partecipazione attiva, di riconoscimento del valore culturale del territorio, e di condivisione concreta con la comunità. La sua danza è segno di un'amministrazione che non osserva dall'alto, ma che vive e supporta le tradizioni popolari come strumenti di identità, coesione sociale e inclusione. La pizzica, in questa cornice, è un oggetto culturale a tutti gli effetti: affonda le radici nella storia popolare, ma vive nel presente e viene continuamente reinventata attraverso le emozioni di chi la danza. Il passo di danza non è solo passo: è narrazione di storia locale, è trasmissione di valori, è relazione sociale. E quando tutto questo accade in Piazza Vittorio Emanuele, quel luogo centrale e simbolico, il territorio intero partecipa a una riattivazione delle radici, dove la festa diventa pensiero. In Mesagne, la cultura non è un concetto astratto: è sorriso, è profumo di piazza, è il rumore delle mani che battono a tempo. È un oggetto culturale vivo, condiviso, partecipato.
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