Il primo maggio è la festa degli italiani in difesa dei diritti

Maggio 01, 2020 1029

uilpensionati stu appia antica logoIl primo maggio è la festa degli italiani in difesa dei diritti. Il dramma vissuto, in questi mesi, dovrebbe far riflettere soprattutto le istituzioni e chi s’interessa di politica, di salute e di economia che dovrebbero attuare una politica in difesa al diritto ad un sistema sanitario efficiente, del lavoro, agli introiti da pensione, alla garanzia di avere più sicurezza nelle strutture per anziani, alla lotta contro la povertà e al diritto all’invecchiamento attivo.

Non si può dire che torneremo come prima, ma per la Uil pensionati di Brindisi “Stu Appia Antica” è possibile costruire un nuovo umanesimo. Il Covid-19, un virus invisibile che ha messo l’uomo in ginocchio, tiene in scacco l’umanità e intende lacerare la nostra economia. È necessario un progetto Paese che rispetti il diritto alla salute e il diritto al lavoro, valorizzando le cure, la crescita economica e il ruolo delle imprese, tale da non gettare il lavoratore in miseria e far morire la persona anziana senza un sorriso o un abbraccio della persona cara.

La festa del primo maggio 2020 ha un valore storico che gravita gli effetti del coronavirus e la voglia di costruire una nuova cultura del lavoro. Il diritto alla salute è un diritto fondamentale in base all’art. 32 Cost. così come il diritto al lavoro, sancito dall’art. 1 della Cost., intendono costruire la rinascita delle politiche sanitarie a carattere nazionale e quelle del lavoro per una società umana che sia più fruibile in salute e in sviluppo economico e far vivere in benessere le famiglie e l’intera comunità.

Una pacificazione fiscale, far ripartire l’edilizia e una nuova liberalizzazione delle attività potrebbero essere, per gli anni a venire, un volano per una rinascita economica nel suo processo d’integrazione europea. Sono passi evidenti enunciati nel Def (Documento di economia e finanza) che potrebbero dare coraggio alle imprese per uscire dalla pandemia e dalla precarietà del lavoro. Serve ponderatezza e prudenza politica, invece di una certa faciloneria sovranista e populista che potrebbe provocare nella società incertezza e uno stato di permanente instabilità politica.

I politici sicuramente ricorderanno il motto di Einaudi alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando s’identificava il valore in una forma di democrazia economica con la libertà del consumatore: “era il consumatore che col suo acquisto giornaliero deponeva un bollettino di voto”. Oggi la società ha bisogno di credere nella propria rinascita di responsabilità condivisa e non nelle capacità depressive che lacerano le masse popolari. Oggi l’uomo ha bisogno di credere che la festa del primo maggio possa essere il punto di partenza per avviare un cambio di cultura. Il sindacato dei pensionati preconizza una società in cui l’uomo diventi uguale all’industriale o all’imprenditore non perché è ricco, ma perché è capace di pensare e di apprezzare la cultura del benessere e dei beni essenziali di vita.

La città di Brindisi, in questo momento, ha bisogno di un revisionismo in un ruolo produttivo d’impresa diverso. Il lavoratore ha bisogno di un cambio di sistema che abbandoni la politica conservatrice per un cambio di passo che soddisfi la comunità e che non allontani i figli dalla propria terra. La fragilità dell’uomo ha fatto scoprire le proprie debolezze anche nelle residenze sanitarie per gli anziani. Il pensionato ha bisogno di essere curato dai propri figli. L’anziano ha vissuto in questo periodo di quarantena momenti di riflessione e ha scoperto le fragilità assistenziali, ma ha compreso che i figli hanno bisogno di una comunità che faccia un passo avanti per costruire nuovi contenuti ed attuare efficaci modelli produttivi, economici e logistici.

Oggi più che mai, vi è la necessità di una rinnovata cultura per un futuro migliore, che metta in luce le crescenti violazioni dei diritti per una solidarietà universale in difesa dei diritti del lavoro e della salute e in un’azione di contrasto alle disuguaglianze e a sostegno della democrazia.

In questi giorni abbiamo ricordato e vissuto “disuniti, ma uniti” in modo virtuale “tutti insiemi” la giornata della Liberazione e la giornata mondiale della salute globale; abbiamo scoperto attraverso le reti di solidarietà che la “resistenza è bella”; a fronte di questo impegno abbiamo ritrovato la forza collettiva in ciò che ci unisce nella sussidiarietà e nella solidarietà per chi soffre. Una vittoria che rafforza l’anziano, ma che gli dà speranza e a noi insegna la via per rinascere. La crisi che i lavoratori devono affrontare, fa parte di una crisi politica, che si è fatta dominare dall’interesse e dal capitale, che ha generato una struttura sociale da un capitalismo dannoso e parassitario, basato sul caos del “vuoto” anziché sull’attività produttiva. Il sindacato chiede, invece, di lavorare insieme per una prosperità e per una democrazia condivisa destinata a realizzare la società di domani. Brindisi ha bisogno di affrontare la realtà futura del lavoro. Gli operai, un tempo, erano insieme nelle fabbriche; oggi, invece, il lavoro è stato esternalizzato e reso precario. La provincia di Brindisi ha bisogno di contrastare la precarietà del lavoro e avviare una politica di speranza verso un’altra cultura più giusta.

Induciamo le aziende nel nostro territorio a ripristinare il lavoro e “non far vivere più” gli operai e le loro famiglie nel segno dell’impotenza e dell’incertezza. È impossibile, per il sindacato, accettare che la produzione e le attività produttive del brindisino si siano spostate verso i paesi in via di sviluppo lasciando in ginocchio il nostro indotto lacerato, ma un tempo competitivo.

Il primo maggio 2020 ha bisogno di una risposta, data dal governo e dai politici che guardano agli interessi di responsabilità condivisa e che possa essere applicata a favore della stabilità garantendo impulso all’economia e al lavoratore. In uno scenario così complesso è giunto il momento di riconsegnare il lavoro al lavoratore in modo che possa essere resiliente alla povertà. Esiste una povertà “strutturale” legata a patologie stabili che impediscono ai giovani il lavoro, la crescita e l’autonomia economica.

A questi giovani la società deve rendere conto, la cui sfida politica è quella di affermare con scelte serie e ponderate il ruolo dei giovani in una società che potrebbe rinascere dando certezza e responsabilità condivisa per un futuro ricco di lavoro, di benessere e di democrazia della cura in salute. L’auspicio è possibile, la cui speranza è in un riscatto economico e sociale, mentre i giovani guardano al nostro vissuto nell’attesa di proteggersi dalle paure per chi il lavoro non ce l’ha, per chi è in cassa integrazione, per chi ha una partita IVA e di avere coraggio e nuove visioni progettuali di lavoro e per chi è senza diritti garantiti, prima che veda peggiorare la propria situazione.

Il segretario Tindaro Giunta

Ultima modifica il Venerdì, 01 Maggio 2020 09:05