Mesagne. Un monumento per ricordare le vittime di mafia, almeno 5 In evidenza

Tranquillino Cavallo Febbraio 02, 2020 3003

via la scaletta dove dovrebbe esserci la porta della legalità Per entrare nel centro storico di Mesagne vi sono tre antiche porte:

Porta Grande, Porta Piccola e Porta Nuova. Presto, però, potrebbe essercene una quarta: la Porta della Legalità, dedicata alle vittime mesagnesi della mafia. L’idea è stata lanciata da alcuni cittadini, dal magazine Bune Nuove e accolta dall’assessore ai Lavori pubblici, Roberto d’Ancona, che ha promesso di lanciare un concorso di idee affinché possa essere realizzata. La città di Mesagne, infatti, non ha un monumento dedicato alle vittime di mafia. Eppure sono almeno tre i mesagnesi deceduti negli anni di piombo per mano dei sicari della criminalità organizzata. Nonostante ciò le Amministrazioni comunali che si sono succedute a Palazzo dei Celestini, anche se hanno portato avanti iniziative tese a pregnare la città della cultura della legalità, non hanno mai pensato di erigere un qualcosa di pubblico, un simbolo, che potesse ricordare il sacrificio di queste vittime innocenti di mafia. A richiedere un monumento è stato, tra gli altri, anche il professor Cosimo Greco. A Mesagne, secondo i dati ufficiali, sono almeno tre le vittime. La prima è Marcella Di Levrano ammazzata il 5 aprile 1990. Il corpo di Marcella fu trovato nel Bosco dei Lucci, fra Mesagne e Brindisi. Era scomparsa da qualche giorno, di lì a poco avrebbe compiuto 26 anni. Lasciò una bambina di sei anni, due sorelle e la madre Marisa che di anni oggi ne ha 78. Su Marcella il sindaco Matarrelli, solo pochi giorni fa, aveva dichiarato: “Ritengo che Mesagne dovrà essere prestissimo promotrice di una iniziativa che leghi per sempre il nome di questa giovane vittima della mafia alla città che le diede i natali e che dalla criminalità organizzata è riuscita ad affrancarsi per sempre”. In ogni modo, il 1990 fu un anno sanguinario per Mesagne poiché fu ucciso anche Angelo Raffaele Longo. Vittima innocente poiché si parlò di un errore che i killer avrebbero commesso a causa, probabilmente, di uno scambio di persona. Longo fu ammazzato nella sua casa di campagna dove risiedeva nel periodo estivo. Poi c’è Tonino Calò, all’epoca 37enne, che fu ammazzato, il 14 ottobre 1994, con quattro colpi di pistola calibro 7,65 in contrada “Vasapulli”. Il suo errore, probabilmente, fu quello di essere un cittadino modello e denunciare i topi d’auto che “lavoravano” nei pressi dell’ospedale dove lui faceva il parcheggiatore. Questo suo civismo gli fu fatale. Davanti a questi orrendi delitti di mafia la città di Mesagne ha il dovere di ricordare i suoi figli tragicamente scomparsi. Poi ci sono omicidi nn chiariti come quello della guardia giurata Fernando Cipolletta e dell'imprenditore edile De Giuseppe. L’idea è di realizzare un monumento urbano incastrato nella stessa città. Tra, e con, quelle pietre più volte calpestate dagli uomini di mafia e dalle stesse vittime. Il luogo è il centro storico lì dove la criminalità organizzata spadroneggiava a cavalo degli anni Ottanta e Novanta. Precisamente la salita della scaletta che porta in piazzetta Dei Ferdinando che, attualmente, è in fase di restauro. Sui gradoni, che saranno realizzati tra qualche settimana, si potrebbero incidere i nomi delle vittime mentre in alto potrebbe essere costruita, con un concorso di idee, “La porta della legalità”, che introduce nel centro storico. Un simbolo, una riconoscenza, un ricordo e un monito affinché gli anni bui ed asfissianti in cui la città era in mano alla criminalità organizzata siano solo un cattivo ricordo del passato. “La porta della legalità sarà il riscatto visivo di un passato asfissiante”, ha chiosato l’assessore D’Ancona.  

Ultima modifica il Domenica, 02 Febbraio 2020 13:22