Le curiosità su San Martino, tra cultura, fede e folklore

Tranquillino Cavallo Novembre 11, 2019 1476

Ignone marcello nov 19Il giorno di san Martino, per molti, è la data in cui degustare il vino d’annata. Da qualche decennio la “spillatura” del vino nuovo è stata sostituita dal déboclage, termine francese per indicare la prima apertura del vino novello.
Troppo spesso questa particolare tipologia di vino è considerato come un prodotto di serie B sul quale, però, è opportuno fare chiarezza. A spiegare la differenza è Oronzo Pati, presidente della cooperativa vinicola di San Pancrazio.

“Il vino novello – ha spiegato l’esperto - è un prodotto molto interessante e che se realizzato con maestria sa regalarci dei bouquet molto piacevoli e caratteristici. Un vino che ha intensi colori tendenti al violaceo, soprattutto se ottenuto con i nostri vitigni tipici quali Negramaro e Malvasia.

L’attuale normativa prevede la possibilità di vendere il novello realizzato solo con il 30% di vino ottenuto con macerazione carbonica.

“E’ vero, però così facendo si dà vita a blend di bassa qualità, venduti a prezzi infimi. Ecco perché invitiamo i consumatori ad acquistare dalle cantine del territorio, che con grande sapienza ottengono da uve eccellenti un vino al 100% da macerazione carbonica e da uve autoctone, donandoci quel nettare profumato chiamato Novello, che arricchirà i nostri palati e le nostre tavole per la tradizionale cena di San Martino.

Tuttavia, tale festività di san Martino è anche cultura, storia, folklore. Ne parliamo con il professor Marcello Ignone, storico e specialista di tradizioni popolari.

Professore Ignone, quali sono le nostre tradizioni contadine legate alla festività di san Martino?

“I nostri contadini, e non solo loro, prima del grande digiuno fino a Natale e nel giorno di san Martino, aprivano le botti o, meglio ancora, li capasuni, per bere con parenti e amici il vino nuovo, e mangiare alcuni cibi tradizionali. Attenzione, però, non confondiamo il vino novello con il vino nuovo”.

Ci parli, quindi, della festa di san Martino.

“È una festa molto diffusa nel nostro Salento. Secondo la tradizione, in questo giorno, è celebrata la munificenza di un valoroso soldato di origine ungherese, un certo Martino, divenuto eremita e ascetico in Francia, poi vescovo di Tours e, infine, santo. Possiamo sintetizzare questa festa in tre caratteristiche principali: la cena, sempre e solo cena, mai pranzo; Lu vinu (o mieru); si beve vino, non solo il novello, com’è ormai tradizione da qualche tempo, ma anche quello vecchio, rimasto ntra lli capasuni, allo scopo di far posto a quello nuovo; la focaccia ripiena (fucazza chiena), il sedano (acciu), le cicorie, il finocchio, le cime di rape (li rapicauli), olive nere, le castagne, le noci, li sardi, li pettuli, li turcinieddi”.

Prof perché di san Martino si dice che sia “la festa dei cornuti”?

“Se si capisce la ragione del perché san Martino sia il protettore dei soldati, meno comprensibile è il fatto che questa festa sia indicata come “festa dei cornuti”. Ci sono alcune ipotesi: forse è da associare al vino che, copioso, ubriaca e l’ebbrezza allenta i freni inibitori; ed ancora, in questo giorno si uccideva il bestiame, dal maiale, al montone, al bue, alcuni di questi dotati di corna; altra ipotesi rimanda ai costumi nordici, considerato che gli elmi dei vichinghi e dei celti erano dotati di corna.; infine, non ultima, anche l’ipotesi, tutta napoletana, di dare al montone il nome di “Martino” e, da qui, cornuto”.

Ultima modifica il Lunedì, 11 Novembre 2019 12:43