Il porto delle nebbie

Teodoro Marinazzo Legambiente Settembre 07, 2019 1273

legambiente brindisi logoIl previsto ed al momento scongiurato scarico nel porto di Brindisi

di carbone e quello in corso di materiale ferroso, in entrambi i casi con destinazione lo stabilimento tarantino di Arcelor Mittal hanno provocato un'acceso dibattito, rischiando di produrre una guerra fra poveri a Brindisi e fra brindisini e tarantini. Prima di entrare nel merito dell'attuale scarico e trasporto di materiale ferroso, ci sembra necessario sottolineare che il porto, che il presidente dell'autorità di sistema portuale ha definito in passato “complementare” a quello di Bari, viene usato come area di servizio quando si favoriscono interessi ed attività che nessuna positiva ricaduta e soprattutto nessuna condivisibile prospettiva producono per Brindisi. A tal proposito, è da tempo che sollecitiamo una riflessione sulle cause di una crisi legata a monocolture (quella del carbone innanzitutto) che erano destinate a finire, invece di valorizzare realmente il ruolo strategico del porto, le professionalità e le più che sufficienti infrastrutture, prive dei servizi e di una politica di marketing che le rendano competitive. Il periodo estivo non ha consentito di riservare la giusta attenzione alla sentenza del TAR Lecce che ha accolto il ricorso dell'avvocato Giuseppe Durano per conto di No al carbone nei confronti dell'Autorità portuale con oggetto le opere nell'area di S. Apollinare e soprattutto il giudizio di compatibilità ambientale negativo della Commissione VIA-VAS del Ministero dell'Ambiente sulla colmata e sui dragaggi nel porto medio. Il segretario generale dell'autorità di sistema portuale Tito Vespasiani ha cercato di sminuire il giudizio della Commissione VIA-VAS facendo riferimento alla richiesta fatta di sospendere l'espressione di tale giudizio in attesa di approvazione di un nuovo piano di caratterizzazione dei sedimenti da dragare. Il dottor Vespasiani non può non sapere che è oggetto di VIA la documentazione facente parte dello studio di impatto ambientale e che la Commissione ha consentito di integrare tale documentazione. Il giudizio di compatibilità va espresso sulla base della docuementazione tecnica, degli atti e dei pareri endoprocedimentali e non sulla base di un successivo progetto esecutivo. Legambiente conferma quanto già riferito nelle proprie osservazioni in merito alla presenza nei sedimenti di elementi inquinanti, in primo luogo metalli pesanti, che porterebbero a classificare i sedimenti come rifiuto pericoloso da non stoccare a Capobianco e da smaltire a termine di legge. Legambiente, però, conferma le critiche, ampiamente documentate, su opere ad alto impatto ambientale e sul ricorso continuo a varianti ed a deroghe che hanno portato a stravolgere il vecchissimo piano regolatore del porto del 1975. Valuteremo attentamente il nuovo piano in itinere e quello di efficientamento energetico già a commento dell'incontro del 9 settembre, ma la logica delle mega opere e la perdurante assenza di servizi essenziali, quali quelli offerti ai passeggeri in transito, quelli tecnologici o di elettrificazione delle banchine da fonti rinnovabili, non sono una valida premessa. E non è una buona premessa l'aver portato avanti, fino quasi all'atto conclusivo, l'autorizzazione per lo scarico di carbone citato senza informare e coinvolgere nell'istruttoria adeguatamente le istituzioni interessate, ma questa non è una novità: basti ricordare la reazione dell'Assessore Borri, non adeguatamente informato ed invitato a partecipare alla necessaria revisione del piano delle opere portuali coinfliggenti con i criteri di sostenibilità che ispirano i principi e gli obbiettivi del PUG. Il fatto che oggi sia in corso lo scarico ed il trasporto a Taranto di materiale ferroso non deve far calare l'attenzione e la richiesta delle necessarie misure di prevenzione e salvaguardia. Il pensare a Brindisi come porto per tale scarico, oltre a rendere ancora più palese la quasi ingovernabilità di tutte le attività dell'attuale ciclo di produzione dell'acciaieria, deriva anche da processi autorizzativi non sottoposti al necessario iter valutativo della fattibilità e della compatibilità ambientale. La necessaria trasparenza istituzionale avrebbe dovuto portare a spiegare pubblicamente le ragioni e le caratteristiche dell'attività di scarico e di tutte le successive fasi, ma soprattutto la caratterizzazione dei materiali ferrosi e le misure di prevenzione, di esclusione o mitigazione degli effetti  ambientali e sanitari nelle fasi di scarico, stoccaggio in banchina e trasporto di tali materiali. All'autorità di sistema portuale si chiede quindi di rendere pubblici gli atti istruttori e quelli autorizzativi che hanno motivato la scelta del porto di Brindisi e sorreggono tecnicamente l'atto finale e il suo iter esecutivo attuale. Al Sindaco di Brindisi in quanto Ufficiale di Governo in materia sanitaria e componente del comitato portuale, si chiede quali decisioni abbia assunto o intende assumere in merito ad atti di cui ha pubblicamente affermato di non essere stato informato e di non essere stato parte ed alle attuali attività di scarico, stoccaggio, movimentazione e trasporto del materiale ferroso, da caratterizzare sia di per se, sia per quel che attiene lo spolveramento e gli effetti ambientali e sanitari. Alla dirigente dell'Arpa Puglia di Brindisi si chiede se è stata chiamata ad esprimere un parere in fase istruttoria sulle attività da compiere e se è stata chiamata ad effettuare e sta regolarmente effettuando le caratterizzazioni indicate.