Uil pensionati. In Italia è necessario un “Nuovo Patto Sociale”

Tindaro Giunta Giugno 13, 2017 1538

uil pensionati logo lug16Il bisogno di competenze demanda l’esigenza di più conoscenze utili che coinvolgono direttamente le istituzioni nell’attuazione di politiche attive d’inclusione sociale, in particolare per l’occupazione, il lavoro e la previdenza, tasti dolenti in Italia.

Recentemente la commissione europea ha invogliato gli Stati membri ad assicurare a chiunque un reddito minimo adeguato. L’Italia ha un tasso di povertà assoluto (soprattutto minorile) tra i più alti in Europa. Il presidente Letta nel 2013 avviò la sperimentazione verso il “Sostegno attivo all’inclusione (SIA)”. Matteo Renzi, introducendo il Reddito d’inclusione (REI), garantì su tutto il territorio, l’accesso a contributi economici e a beni e servizi, necessari a condurre un livello di vita dignitoso. È stata per un milione e settecento mila persone, l’acquisizione di un trasferimento pubblico sotto “forma di diritto soggettivo e non come assistenza discrezionale”. Il rischio dei limiti del REI, purtroppo nel Sud dove i servizi per l’impiego quasi non esistono, è stato di “pagare la povertà” senza promuovere l’auto-sufficienza economica dei beneficiari. L’alto tasso di povertà è dovuto alla mancanza di occupazione, che il sindacato della Uil pensionati di Brindisi considera un fardello pesante che si trascina dagli sessanta e che ha causato un tasso di attività del 10% in meno rispetto alla Francia, alla Germania e che, ultimamente, persino anche la Spagna ci ha superati.

L’obiettivo è nel ridistribuire il lavoro che c’è e favorire l’occupazione anche per le fasce più deboli. Queste sono due priorità che potrebbero garantire un reddito di cittadinanza a tutti. Tutto questo però, non può essere esaustivo; la sfida è nel rispetto del mutamento tecnologico e della globalizzazione, riuscendo a inventare nuove produttività e occupazioni senza rassegnarsi nel porre fine alle barriere della concorrenza, alla fiscalità punitiva, agli oneri sociali troppo alti e agli ostacoli che pongono in essere il lavoro giovanile femminile e maschile.

La priorità è verso un “Nuovo Patto Sociale” che si orienti per un modello di sviluppo capace di affrontare gli ostacoli e le competitività della globalizzazione. Occorre partire dalla riconciliazione tra l’Europa economica e l’Europa sociale, guida per superare le linee di tensione e la rotta di collisione ”euro contro welfare” e per rispondere alle sfide comuni (valori, sicurezze, minacce e incertezze) e alle esigenze di avere una vita gratificante e dignitosa. La necessità è in politiche sociali solide che, offrendo prodotti e servizi, rispondano ”a una futura modernizzazione della nostra economia”, pronta nell’inglobare “digitalizzazione e innovazione tecnologica e sociale” a “protezione dei diritti e aumento del benessere delle persone”.

L’Italia attraverso l’attuazione delle riforme strutturali può avviare un percorso sostenibile e sbloccare il potenziale di crescita, anche attraverso un’assistenza efficace e trasparente dei fondi dell’Unione, ma autorevoli osservatori nei quotidiani nazionali dei giorni scorsi , ci comunicano che per il periodo 2014-2020, dopo oltre 3 anni di attuazione, sono stati utilizzati dagli italiani soltanto l’1,2% di 42,7 miliardi di euro disponibili. Occorre pensare ai giovani e in particolare al loro futuro pensionistico attraverso investimenti concreti. Il Jobs Act, secondo la Uil pensionati territoriale, non può essere l’illusione di un’occupazione del “Nulla”, che fa ripiombare il lavoro nell’incubo del precariato. L’Osservatorio pugliese del precariato fa registrare un crollo – (9.694 da gennaio ad agosto 2016 contro le 13.507 dello stesso periodo nel 2015, con gli sgravi del Jobs Act in atto). La necessità è nell’attuazione di politiche attive che creino condizioni e investimenti strutturali per le aziende territoriali, piccoli e grandi, impantanati in pastoie burocratiche.

Per il sindacato bisogna portare a compimento la cosiddetta “fase due” della previdenza. È necessario, per la Uil pensionati di Brindisi, riprendere il confronto tra Governo e sindacati per avviare “una riforma del sistema fiscale che razionalizzi e riduca il peso della tassazione su lavoro e pensioni”. Il sindacato vuole che si alimenti un sistema forte e sostenibile e che si eviti al lavoratore 65 enne di salire sopra un‘impalcatura rischiando incidenti e a volte persino la morte. L’Ape social è una novità della riforma delle pensioni. Essa non è esaustiva, ma serve per limare il requisito contributivo in modo che siano attuabili i requisiti per accedere al pensionamento. Per la Uil pensionati territoriale occorre trovare il modo di spezzare questa spirale.

Dare occupazione e lavoro significa avere un “Nuovo Patto sociale” che si orienti per avere dignità e una previdenza gratificante. 36 anni di contribuzione richiesti per le donne e per gli edili sono sufficienti per andare in pensione, specie quando passa sotto silenzio la pensione veloce per i deputati.

Per la Uil pensionati è prioritario prevedere il riconoscimento del lavoro di cura, per i figli ma anche per gli altri famigliari in caso di non autosufficienza e delle fasce deboli della popolazione. La Uil pensionati ritiene importante valutare una previdenza che getti le basi a livello europeo, per i “piani individuali pensionistici volontari”, tali da essere considerati un’economia di scala che possa favorire la riduzione dei costi e offrire maggiore scelta per chi vuole risparmiare per la pensione. Noi siamo per una nuova apertura mentale verso un “patto sociale” per il lavoro, l’occupazione e la sicurezza nel rispetto della continuità, lavoro a tempo indeterminato e della dignità nel lavoro e nel suo futuro previdenziale. È una priorità che deve essere al centro del patto sociale sempre in sintonia di responsabilità in un confronto contributivo tra istituzioni e forze sociali.

Il segretario responsabile
Tindaro Giunta

Ultima modifica il Martedì, 13 Giugno 2017 13:23