Cellino 900, il ritorno alle origini contadine

Febbraio 18, 2017 1932

2017-02-18 134806Un bagno di folla ha accolto l’idea di Angelo Maci di riunire in sala Selvarossa alcuni dei protagonisti di una Cellino san Marco che, nonostante la sua estensione da piccolo comune, ha un nome che rimbalza in tutto il mondo.

L’occasione è stata la presentazione del libro di Pietro Caprioli “Cellino 900” con un mattatore d’eccezione, il giornalista Bruno Vespa.

Gli onori di casa e il benvenuto sono stati a cura del direttore generale di Due Palme, Assunta De Cillis, che ha introdotto la serata prendendo per mano gli ospiti e iniziandoli al racconto che, partendo dal libro, ha portato ai tempi moderni.

Ospiti assiepati nella sala conferenze destinata ai soci di Due Palme, altri che seguivano l’evento in collegamento dall’ampia sala Tinaia grazie a un maxischermo e chi ha invece ascoltato la diretta nel piazzale della cantina. Cellino ha risposto con entusiasmo al richiamo di Angelo Maci e di Al Bano. Un quadro emozionante quello tratteggiato dal ricordo di una Cellino in cui «il lavoro era bestiale» racconta in un video Cosimo Arsieni, 97 anni, memoria storia di una tradizione contadina orgogliosa.

Grandi ribellioni, il movimento operaio, lo sviluppo agrario, le lotte sindacali, l’affermazione di un’identità contadina che è rimasta solida e convinta anche quando tutto intorno prendeva una deriva industriale. «Se c’è un paese in cui l’agricoltura ha determinato la vita sociale, questo è Cellino» ha confermato l’autore del libro.

E poi Al Bano e Angelo Maci, classe 1943, hanno frequentato la stessa scuola, sono cresciuti con gli insegnamenti di suor Maria Lorusso. Entrambi figli della stessa terra, entrambi con lo stesso obiettivo, di valorizzare e di promuovere le loro radici. Commozione negli occhi di Al Bano quando il maxi schermo ha proiettato le immagini del video della canzone portata a Sanremo.

Ed emozione in sala quando le note potenti della sua voce hanno riempito la sala Selvarossa e l’anima dei presenti. Performance non concordate e che hanno ripreso la storia della canzone italiana: Amara terra mia, col suo omaggio a Domenico Modugno, Nel Sole e un simpatico teatrino con una signora chiamata dalla platea da Bruno Vespa in cui il cantante di Cellino si è cimentato in un improbabile tentativo di Felicità. Insomma, una serata carica di soprese e di emozioni. E da Riccardo Cotarella, che ha ripreso le parole di Angelo Maci, è arrivato uno sprone alla comunità del vino nazionale.

«Quanto conta la memoria di un popolo nella costruzione di una storia? – ha scritto Angelo Maci nella prefazione al libro “Cellino 900”. Non si può pensare al futuro se si lasciano nell’oblìo le vicende e le radici di un paese. Ed è sempre più importante recuperare le tracce del passato, soprattutto di quello contadino, per poter trasmettere alle nuove generazioni le ferite e le vittorie che hanno segnato la vita dei padri». L’Italia ha una grande storia, grandi tradizioni, «molto più che la Francia – ha sottolineato Cotarella – pertanto bisogna imparare a comunicarle e a riposizionare il bel Paese nello scacchiere mondiale della produzione e commercializzazione».

La serata ha visto il contributo di altri cellinesi doc, il cardiologo Sergio Pede e il professor Franco Fanciullo, oggi docente all’Università di Pisa, dell’assessore regionale alle Politiche Agroalimentari, Leonardo Di Gioia, e dell sindaco di Cellino, Tonino De Luca, ma anche di Damiano Reale, erede di una delle famiglie che, con i suoi 600 ettari, è stata determinante nello sviluppo della viticoltura salentina. Oggi, a fronte di una passato glorioso, però, c’è bisogno ancora di modelli organizzativi di crescita e produttività, ha rilanciato il senatore Dario Stefàno e di interventi finalizzati al sostegno dell’agricoltura ha parlato l’europarlamentare Paolo De Castro, tra l’altro, presidente onorario di Due Palme.

 

Ultima modifica il Sabato, 18 Febbraio 2017 13:52