Mesagne. La fine di un incubo In evidenza

Novembre 11, 2015 6080

didonfrancesco sabrinaFinalmente sorride. Per lei è finito un incubo durato un anno e mezzo. (Articolo completo su Nuovo Quotidiano di Puglia)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         

Quando la polizia è andata a casa e gli ha comunicato di aver arrestato la presunta mandante e gli esecutori dei diversi atti criminali, portati a segno nei loro confronti, Sabrina Didonfrancesco non è riuscita a trattenere le lacrime. Solo che questa volta erano di gioia per un incubo finito. La fine di un terrore durato oltre 500 giorni. Lei è la moglie del tecnico del petrolchimico verso cui sono state rivolte le minacce. La incontriamo mentre è a un corso di aggiornamento professionale. "Che dire, è finito un incubo - ha detto con il solito sorriso che caratterizza il suo carattere solare e gioviale - permettetemi prima di tutto di ringraziare i poliziotti che in questo dramma sono stati per noi una luce nel buio totale. In particolare il commissario Rosalba Cotardo e l'ispettore Rizzo. Quest'ultimo è stato la nostra ombra. Grazie per quel barlume di sicurezza che ci avete dato in quei momenti bui". La causa scatenante delle intimidazioni sembra essere stata la certezza che l'uomo non sarebbe mai ritornata con la stalker. "Mio marito gli aveva detto che era pazzo di me e avrebbe amato soltanto me per tutta la vita". Tuttavia, a essere rimasto maggiormente scosso dagli avvenimenti è stato il bimbo di 10 anni della coppia. "Purtroppo tutti quegli atti intimidatori il nostro bambino li ha vissuti in prima persona, anche se abbiamo cercato di tutelarlo e difenderlo in qualsiasi modo - ha spiegato la Didonfrancesco - da un pò di tempo è seguito da un psicologo. Non dorme più da solo perché ha gli incubi e la sera viene a dormire nel mio letto. Adesso potrò dirgli che tutto è finito e può stare tranquillo". Questi episodi hanno inciso negativamente anche sulla campagna elettorale della primavera scorsa in cui Sabrina Didonfrancesco era in corsa come candidato sindaco di Forza Italia. "E' stata una campagna elettorale molto brutta perché è stata limitata e limitante. In ogni momento avevo paura per la mia vita poiché il soggetto arrestato dalla polizia poteva trovarsi nascosto tra le gente e mettere in atto qualche disegno criminoso nei miei confronti". Sabrina Didonfrancesco è una professionista nota e stimata in città. Ha ricoperto più volte il ruolo di Consigliere comunale e di vice presidente delle assise. questa vicenda, purtroppo, l'ha colpita anche nell'immagine politica. "Certamente - ha concluso - per un po' di tempo si è pensato che gli atti perpetrati ai danni di mio marito fossero, di fatto, delle ritorsioni nei miei confronti". Per aumentare la tensione l'infermiera, ex compagna della vittima, si è servita sia degli sms che del profilo di Facebook dell'uomo che era riuscita a violare grazie, probabilmente, alla complicità di un esperto in informatica. Così, alla prima querela fatta dalla vittima ne sono seguite altre per denunciare la ricezione di sms sulla sua utenza telefonica contenenti minacce, molestie, ingiurie provenienti da numeri telefonici parziali che gli investigatori hanno accertato appartenere a cabine pubbliche. Particolarmente inquietante il contenuto di alcune minacce: “Apri gli occhi che a chiuderli non ci vuole niente”, “Era bella l'Audi dopo il botto”, “Non mi scappi boom”. Poi le minacce sono divenute sempre più pressanti e minacciose. L'uomo, infatti, ha cominciato a ricevere sms con minacce di morte: “Guardati sempre in giro”, “Saprai correre quando ti scarico un caricatore calibro 9”, “I botti di capodanno ti arrivano prima”. Fino a quando ne è arrivato uno del tutto esplicito: “Inutile nascondersi, gli Ak47 bucano i muri”. Inutile dire che davanti a tutti questi messaggi intimidatori la vittima ha avuto un crollo sia fisico che psichico. Non contenti di perseguitarlo con gli sms la donna ha messo in atto un altro machiavellico sistema in maniera tale da metterlo in difficoltà sui social network. Altre querele presentate dal tecnico 47enne, infatti, avevano avuto come oggetto la violazione del suo profilo di Facebook e la clonazione della password. Ignoti, infatti, erano entrati ripetutamente nel profilo Facebook dell’uomo compiendo varie operazioni d'intimidazione. Le indagini, lunghe e laboriose, svolte dagli investigatori, con l’ausilio della polizia postale, hanno permesso di accertare che gli indagati dell'operazione "Femme trompeuse " sono stati gli autori di queste illecite intrusioni. Le indagini su questo episodio, comunque, sono tutt'altro che concluse e nelle prossime settimane potrebbero essere emessi ulteriori provvedimenti giudiziari. Infatti gli investigatori stanno valutando la posizione di alcune persone che avrebbero spalleggiato l'infermiera nel compiere le azioni intimidatorie. L'arresto dell'infermiera è avvenuto sul posto di lavoro. I poliziotti della squadra giudiziaria di Mesagne, guidati dall'ispettore, Eupremio Marzo, si sono recati presso l'ospedale "Perrino" di Brindisi e hanno atteso che la donna arrivasse. Quando l'hanno vista si sono avvicinati e gli hanno notificato l'ordinanza di arresto. Lei è rimasta impassibile. Ha letto i documenti che gli sono stati consegnati senza dire o fare nulla. Il suo volto non ha mostrato nessuna reazione, nessuna smorfia. Indifferente si è lasciata prendere e condurre presso gli uffici giudiziari dove sono stati espletati gli atti. Non ha proferito nessuna parola ne ha mostrato segni di insofferenza. Poi, su disposizione del magistrato, è stata condotta presso la sua residenza in regime di detenzione domiciliare. Ha nominato come legale di fiducia l'avvocato Luca Leuci, del foro di Brindisi.  

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Novembre 2015 08:30